Malcolm è uno psicologo infantile molto stimato. La sera in cui è a casa con la moglie a leggere la targa onorifica che la città di Filadelfia ha voluto regalargli, dal bagno arriva un rumore. Vincent, da bambino paziente del dottore ed oggi adulto, ritiene di aver subito un torto di cui vuole vendicarsi. Estrae una pistola, spara a Malcolm e poi a se stesso. L'autunno seguente Malcolm deve occuparsi del caso del piccolo Cole, nove anni, ossessionato da spaventose apparizioni di spiriti. Malcolm ha un primo colloquio con lui in chiesa, poi i due si rivedono a casa, dove la mamma Lynn cerca di tenere il figlio più protetto possibile. Dopo una reticenza iniziale, Malcolm acquista la fiducia di Cole, che gli confida esattamente le sue sensazioni: sia quando è fuori sia quando è a casa, Cole 'vede' anime tormentate di morti che si materializzano nelle sue vicinanze, e con loro riesce a parlare. Spaventato da questo potere, Cole si affida allo psicologo, mentre la madre passa dalla paura allo sconforto e non sempre riesce a controllarsi. Ad un certo momento il rapporto tra i due sembra diventare di reciproco scambio. Malcolm è in grado di accostare la realtà di Cole, perché è anch'egli un'anima defunta. Quando Cole sembra ormai avviato a guarigione, Malcolm torna a casa dalla moglie che è a letto. "Dormi adesso - le dice - sarà tutto diverso domani mattina". E sul video scorrono le immagini del loro matrimonio.
SCHEDA FILM
Regia: M. Night Shyamalan
Attori: Bruce Willis - Malcolm Crowe, Haley Joel Osment - Cole Sear, Toni Collette - Lynn Sear, Olivia Williams - Anna Crowe, Mischa Barton - Kyra Collins, Donnie Wahlberg - Vincent Gray, Bruce Norris - Stanley Cunningham, Greg Wood - Signor Collins, Angelica Torn - Signora Collins, Trevor Morgan - Tommy Tammisimo, Peter Anthony Tambakis - Darren, Jeffrey Zubernis - Bobby, Lisa Summerour - Damigella d'onore, Glenn Fitzgerald - Sean
Soggetto: M. Night Shyamalan
Sceneggiatura: M. Night Shyamalan
Fotografia: Tak Fujimoto
Musiche: James Newton Howard
Montaggio: Andrew Mondshein
Scenografia: Larry Fulton
Arredamento: Susannah McCarthy - non accreditata, Douglas A. Mowat
Costumi: Joanna Johnston
Effetti: Stan Winston Studio, Garry Elmendorf, John Rosengrant
Durata: 107
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: FRANK MARSHALL, KATHLEEN KENNEDY, BARRY MENDEL
Distribuzione: BUENA VISTA INTERNATIONAL ITALIA (1999)
NOTE
- REVISIONE MINISTERO OTTOBRE 1999.
- 6 CANDIDATURE ALL'OSCAR 2000: COME MIGLIOR FILM, MIGLIORE REGIA, MIGLIORE SCENEGGIATURA , MIGLIOR MONTAGGIO E MIGLIOR ATTORE E MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA A HALEY JOEL OSMENT E TONI COLLETTE.
CRITICA
"Il film sull'orrore del mondo, simile a tanti altri, ha un ritmo particolare, piano; ha minimi dettagli mai spiegati (nelle fotografie, il bambino ha sempre alle spalle un lampo di luce splendente); soprattutto ha il piccolo attore che ispira commozione e spavento insieme". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 1 novembre 1999)
"Con tutto il turbamento e l'angoscia che procura, 'Il sesto senso' dà anche qualche speranza: che, dopo anni di effetti grossolani e di violenza gridata, si possa fare del cinema "di genere" capace, sotto la scorza del genere, di comunicare emozioni anche a un pubblico adulto. Il piccolo miracolo cinematografico è merito di un regista indiano da anni trapiantato in America, Night Shyamalan, che scrive e dirige un film di genere sì - perché almeno nel punto di partenza 'Il sesto senso' potrebbe ricordare i classici dell'horror infantile, da 'L'esorcista' in qua -, ma lo sviluppa con ritmi all'antica, non fa strane sperimentazioni e tratta con straordinaria sensibilità il tema dell'infelicità infantile". (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 30 ottobre 1999)
"Prometto di attenermi senz'altro alle istruzioni di Bruce appena mi comparirà davanti un fantasma, ma nell'attesa concedetemi di considerare 'Il sesto senso' una stupidaggine. Resta davvero difficile spiegarsi il trionfo di un thrilling oscurantista, scritto male e girato al buio, che il divo Willis attraversa con il passo reverente di un turista in una cattedrale credendosi dentro a chissà quale opera d'arte". (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera, 30 ottobre 1999)