Il film ripercorre l'eclatante caso giudiziario di Vera Drake, donna della piccola borghesia che praticava gratuitamente aborti clandestini nell'Inghilterra degli anni '50.
SCHEDA FILM
Regia: Mike Leigh
Attori: Imelda Staunton - Vera Drake, Philip Davis - Stan, Jim Broadbent - Giudice, Heather Craney - Joyce, Peter Wight - Ispettore Webster, Adrian Scarborough - Frank, Daniel Mays - Sid, Alex Kelly - Ethel, Sally Hawkins - Susan, Eddie Marsan - Reg, Ruth Sheen - Lily, Helen Coker - Agente Best, Martin Savage - Sergente di Polizia Vickers, Fenella Woolgar - Amica intima di Susan, Sinéad Matthews - Giovane donna, Daniel Hatkoff, Sam Burke
Soggetto: Mike Leigh
Sceneggiatura: Mike Leigh
Fotografia: Dick Pope
Musiche: Andrew Dickson
Montaggio: Jim Clark
Scenografia: Eve Stewart
Costumi: Jacqueline Durran
Durata: 125
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1,85)
Produzione: SIMON CHANNING-WILLIAMS PER THIN MAN FILMS, THE INSIDE TRACK, FILM COUNCIL, STUDIOCANAL
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2004-10-05
NOTE
- LEONE D'ORO ALLA 61MA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI VENEZIA (2004) E COPPA VOLPI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE A IMELDA STAUNTON.
- TRE CANDIDATURE AGLI OSCAR 2005: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (IMELDA STAUNTON), MIGLIORE REGIA (MIKE LEIGH), MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE (MIKE LEIGH).
- CANDIDATO AL DAVID DI DONATELLO 2005 COME MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA.
CRITICA
"La Londra popolare del 1950 come un pianeta remoto di povertà e durezza inimmaginabili, rischiarato però da sentimenti di solidarietà e comprensione umana oggi ancora più lontani. E' lo straordinario 'Vera Drake' di Mike Leigh, con Imelda Staunton nel ruolo della donnetta che pratica aborti clandestini; vista però non come una mammana o una profittatrice, bensì come un concentrato di virtù domestiche, senso pratico, capacità di dare ed amare. (...) E anche la vergogna e le diverse reazioni dei familiari ignari, lo sgomento di Vera per la scoperta di un punto di vista così lontano dal suo, il processo, sono raccontati con una sobrietà, un rigore e al tempo stesso una partecipazione così profondi e commoventi, che perfino le frecciate più apertamente ideologiche (la cognata con aspirazioni di decoro che sogna lavatrice e tv e tratta Vera da impicciona egoista) passano con estrema naturalezza. Portandosi dietro non la nostalgia per quegli anni terribili, ma certamente il rimpianto per valori persi, dimenticati, travolti. Un bellissimo film, che sarà difficile non ritrovare la sera dei premi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 7 settembre 2004)
"Formidabile e pronto a conquistare l'ennesimo Leone il film dell'inglese Mike Leigh, che riesce sempre a essere polemico esaltando un vero dna d'autore. In 'Vera Drake' la grandiosa Imelda Staunton lavora con i mezzitoni, conferendo al personaggio della goffa e scolorita domestica specializzata nel procurare aborti un'istintiva umanità del tutto fuori dagli schemi. Leigh sposta, così, il consueto microcosmo contemporaneo in un'epoca già antichissima, dove gli incastri dei rapporti affettivi confliggono duramente con i rapporti di classe consolidati. Il suo sguardo è tagliente, ma mai manicheo e, al di là dei (pre)giudizi, riesce a suggerire con perfetta economia espressiva che la quintessenza della moralità può passare anche da strade meno trionfali." (Valerio Caprara, 'Il mattino', 7 settembre 2004)
"'Il segreto di Vera Drake' non è 'Magdalene' di Mullan, ma un film di raro equilibrio, il primo a candidarsi autorevolmente al Leone d'oro. Tono, regia, recitazione e ambientazione sono perfetti. Leigh sostiene evidentemente una tesi, ma non la urla. A sessant'anni passati Leigh mantiene infatti lo smalto giovanile. Ora vi aggiunge un'esperienza nei drammi sociali che ne fanno il pendant di Ken Loach, più prolifico ma meno rifinito." (Maurizio Cabona, 'Il giornale', 7 settembre 2004)
"'Il segreto di Vera Drake' - Leone d'oro 2004 - merita che il pubblico superi la giustificata diffidenza per il film premiati alla Mostra di Venezia: in questo caso un film premiato dopo essere stato scartato dal Festival di Cannes. Infatti Leigh ha ideato una mammana (formidabile Imelda Staunton, vincitrice della Coppa Volpi) che agisce per carità, improvvisandosi ostetrica con acqua insaponata e una peretta. (?) Inserviente in una casa borghese, quindi posta diagonalmente fra due classi sociali, Vera Drake non agisce per politica: ha passato i suoi guai ed è solidale con donne nei guai, non è una ménade femminista. Lei e i suoi formano una famiglia vera, di quelle che il cinema italiano ormai non mostra più: si vedano le situazioni senza speranza di 'nemmeno il destino' di Gaglianone." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 5 novembre 2004)
"Per capire com'è successo che a Venezia ha vinto il Leone d' oro un film scartato dal Festival di Cannes, ovvero l'eccellente 'Il segreto di Vera Drake' di Mike Leigh, bisogna rifarsi alla lunga storia dell'incompatibilità franco-inglese. Le cause remote si possono reperire nel libro di Jean Guiffan 'Histoire de l'anglophobie en France', le cause prossime sono gli anatemi di François Truffaut che in un rigurgito di antipatia lanciò la parola d'ordine, 'cinema e inglese sono due termini inconciliabili'. Di questo cineasta di culto, mentre a vent'anni dalla morte viene celebrato nella rassegna fiorentina France Cinéma, non è inutile ricordare che ogni tanto le sparava grosse." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 6 novembre 2004)
"Un film tradizionale, quadrato, controllato (Leone d'oro a Venezia) e interpretato da comprimari di classe e una protagonista eccezionale (Coppa Volpi nella stessa Mostra). Certo, con una punta di sicumera ideologica sul proprio punto di vista, ma sempre meno che in un film di Ken Loach: Mike Leigh conferma di rappresentare il versante più moderato, professional del cinema inglese votato alle ricostruzioni storiche e alle indagini sociali. (...) L'ottimo film perde colpi soltanto quando ci scappa qualche slogan indiretto a favore della causa, come nei casi della cognata con aspirazioni di decoro piccoloborghese o delle giovani ricche che possono risolvere il problema senza dover ricorrere alla mammana o, peggio, nelle inopinate accelerazioni edificanti che, per qualche momento, sembrano trasformare la donnicciola stupefatta in un santino del laicismo pret-à-porter. Il film convince (e avvince) molto meglio quando il tema esplode in sottotesto, come in un thriller di Hitchcock: se la legge non è giusta, è lecito infrangerla con qualsiasi mezzo?" (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 6 novembre 2004)