In uno sgangherato Stato dell'America Latina - nonostante la miseria che vi regna, la dittatura, il terrorismo politico - si rifugiano persone che per ragioni diverse in patria hanno conti aperti con la legge o con la criminalità organizzata. E' il caso di Jackie Scanlon che, unico superstite di un quartetto di rapinatori, è ricercato dalla mafia perché nel corso della rapina è stato ucciso un sacerdore, fratello di un boss. Victor Mason, invece, è un banchiere parigino responsabile del fallimento della propria banca e causa del suicidio del fratello; Kassem, invece, è fuggito da Israele dopo avere preso parte a un sanguinoso attentato a Gerusalemme. Angerman è un aguzzino nazista che verrà presto eliminato dall'ebreo Nilo. Oltre che privi di denaro, i quattro (che nell'ordine si fanno chiamare: Juan Dominguez, Serrano, Martinez e Marquez) sono perseguitati dalla corrotta polizia del villaggio per via delle leggi di immigrazione. Disperati, i quattro accettano di trasportare su due autocarri antidiluviani delle casse di nitroglicerina, indispensabile per arrestare l'incendio di un pozzo petrolifero. Il "salario della paura" è di 8 mila pesos per ciascuno dei quattro (Marquez viene sostituito dal suo "giustiziere" Nilo). L'impresa è pazzesca, dovendosi percorrere 200 miglia di foresta su di una pista infame e con un carico in condizioni pessime. Serrano e Martinez finiscono in un burrone. Nilo muore per le ferite infertegli da guerriglieri. Juan Dominguez giunge alla meta e si assicura tutto il compenso ma nel villaggio sono giunti i killers che la mafia ha sguinzagliato per eliminarlo.
SCHEDA FILM
Regia: William Friedkin
Attori: Roy Scheider - Jackie Scanlon/Juan, Bruno Cremer - Victor Manzon/'Serrano', Francisco Rabal - Nilo, Amidou - Kassem/'Martinez', Ramon Bieri - Charles Corlette, Peter Capell - Lartigue, Karl John - Marquez, Friedrich von Ledebur - Carlos, Chico Martínez - Bobby Del Rios, Joe Spinell - Spider, Rosario Almontes - Agrippa, Richard Holley - Billy White, Anne-Marie Deschott - Blanche, Jean-Luc Bideau - Pascal, Jacques François - Lefevre, André Falcon - Guillot
Soggetto: Georges Arnaud - romanzo
Sceneggiatura: Walon Green
Fotografia: Dick Bush, John M. Stephens
Musiche: Tangerine Dream
Montaggio: Bud S. Smith, Robert K. Lambert - collaborazione
Scenografia: John Box
Arredamento: Robert W. Laing
Costumi: Anthony Powell
Effetti: Marv Ystrom
Altri titoli:
Wages of Fear
Durata: 125
Colore: C
Genere: AVVENTURA DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, VISTAVISION, TECHNICOLOR
Tratto da: romanzo "Le salaire de la peur" di Georges Arnaud
Produzione: FRIEDKIN FILM PROPERTIES INTERNATIONAL N.V., PARAMOUNT PICTURES, UNIVERSAL PICTURES
Distribuzione: CIC (1978)
TRAILER
CRITICA
"Il film, opera di un Friedkin che i produttori americani considerano il 'golden boy' del momento (ha meno di 40 anni ed è noto per 'L'esorcista', nonché per 'Il braccio violento della legge'), è costato 21 miliardi ed è risultato lungo 3 ore nell'originale, poi ridotto malamente nelle edizioni estere. Le notizie spiegano gli evidenti sforzi del regista per imbastire un grosso spettacolo, chiaramente basato sulle impressionanti sequenze del pazzesco viaggio; e chiariscono perché della gratuità di alcuni personaggi (come quelli di Angerman e Nilo) e della mutilazioni nelle vicende degli altri. Inoltre il racconto è un remake del celeberrimo 'Vite vendute' di Henri-Georges Clouzot (1953), essendo tratto dallo stesso romanzo di Georges Arnaud: il paragone, divenendo obbligatorio, finisce per indurre a valutare il film attuale per quello che ciascuno avrebbe voluto fosse e non per quello che obiettivamente è. A nostro avviso, i personaggi non sono approfonditi, ma non mancano di fisionomia. Le situazioni politiche e sociali del Paese ove accadrà la tragedia sono appena sfiorate, ma appaiono da un fondo abbastanza eloquente e capace di suggerire molteplici riflessioni critiche nell'animo dello spettatore attento e coscienzioso (...) Le sequenze tipiche del 'viaggio infame' sono a volte insistite, ma non mancano di far presa su chi segue il film per quello che è sullo schermo. Secondo Friedkin si tratta del film 'in cui ho messo tutto me stesso, il mio preferito': il risultato dimostra impegno tecnico e non poche qualità cinematogrfiche." ('Segnalazioni cinematografiche, vol. 86, 1979)