Nel 3000 a.C. a Gomorra un malvagio tiranno, Memnon, è deciso a prendere il controllo totale della regione sterminando le tribù nomadi insediate nel deserto. Le tribù, da anni in lotta fra loro, decidono loro malgrado di allearsi contro il nemico comune, che ritengono aiutato dai poteri di un malvagio stregone. Per eliminarlo vengono assoldati i membri della temuta e crudele tribù degli Accadiani fra i quali primeggia Mathayus ...
SCHEDA FILM
Regia: Chuck Russell
Attori: Dwayne Johnson - Mathayus, il Re Scorpione, Stephen Brand - Memnon, Kelly Hu - Cassandra, Michael Clarke Duncan - Balthazar, Grant Heslov - Arpid, Peter Facinelli - Takmet, Ralf Moeller - Thorak, Scott L. Schwartz - Torturatore, Sherri Howard - Regina Isis, Andrei Sterling - Bandito di Balthazar, Bernard Hill - Philos
Soggetto: Stephen Sommers, Jonathan Hales
Sceneggiatura: David Hayter, William Osborne, Stephen Sommers
Fotografia: John R. Leonetti
Musiche: John Debney, Elton Ahi
Montaggio: Robert Troy, Greg Parsons, Michael Tronick
Scenografia: Ed Verreaux
Costumi: John Bloomfield
Effetti: CFX, Larz Anderson, Das Werk, Riot Pictures, Centropolis Effects LLC
Altri titoli:
The mummy 3
Durata: 94
Colore: C
Genere: AVVENTURA FANTASY AZIONE
Produzione: ALPHAVILLE FILMS, UNIVERSAL PICTURES, BT FILM, WORLD WRESTLING FEDERATION ENTERTAINMENT INC.
Distribuzione: UIP
Data uscita: 2002-04-24
NOTE
- IL VERO NOME DI THE ROCK, IL PROTAGONISTA, CAMPIONE MONDIALE DI WRESTLING E' DWAYNE DOUGLAS JOHSON.
CRITICA
"Caro Schwarzenegger, fatti più in là. Arriva 'The Rock', campione di wrestling di origini samoane, assai più giovane e simpatico del culturista austriaco. Dopo il suo exploit in 'La Mummia 2' difatti gli hanno cucito addosso questo 'Il Re Scorpione' che negli Usa sta facendo sfracelli. Punti di forza: la regia speedy di Chuck Russell, l'antichità mitica un po' alla Conan, il gusto fumettistico e neo-camp imposto dagli autori de 'La Mummia'. (...) Deserti insidiosi, palazzi reali, tempeste di sabbia, femmine discinte, città brulicanti. Non manca nulla: ma al posto del superomismo alla Milius, o delle oscurità care a Tolkien, c'è un susseguirsi di trovate e colpi di scena spesso assai efficaci. Anche se ogni film agli anabolizzanti richiama la battuta del vecchio Groucho Marx: 'No grazie, non vedo film in cui l'eroe ha il petto più grosso dell'eroina'. (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 aprile 2002)
"Tra combattimenti che ricordano il cappa e spada invece dei gladiatori, e farsesche ma forse anche avvincenti promesse mitiche, l'eroe si fa avanti con la faccia piatta e il muso a una dimensione del culturista Dwayne Johnson, passato davanti alla cinepresa dopo aver abbattuto avversari immensi e pesanti sul tappeto delle arene di lotta libera. Sarà lui il primo faraone ovvero il re scorpione? Indovinate, a meno che non abbiate voglia di scoprire quanto il cartone oggi, al cinema, sa di pixel. Per tutti. E di più". (Silvio Danese, 'Il Giorno', 26 aprile 2002)
"Girato da Chuck Russell, in pura economia da riciclo, con set ed esterni improvvisati, il modestissimo e palestratissimo film è un po' catch dell'era televisiva, un po' 'Age of Empires', un po' epigono dei 'sandaloni'". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 9 maggio 2002)
"Di una pellicola costata 60 milioni di dollari si può dire che è un kolossal di serie B? 'Il Re Scorpione' lo è. E tuttavia, il divertimento è assicurato proprio dalla semplicità elementare della formula: effetti speciali non sofisticati, azione tanta, violenza poca e un protagonista con la faccia che non esprime e i muscoli che parlano". (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 27 aprile 2002)
"E' impossibile (e inutile) raccontare ciò che succede in 'Il Re Scorpione', salutato da vasti consensi sul mercato americano, fonte inesauribile di videogiochi, libretti, pupazzi e altra mercanzia. Siamo dalle parti del divertimento per ragazzi e della violenza esuberante e asettica: a differenza che in altri prodotti hollywoodiani, sullo schermo non cola una sola goccia di sangue. E The Rock, pur non essendo Laurence Olivier, non è peggio di com'era agli esordi Arnold Schwarzenegger. Pur nel dileggio pressoché universale che ha accolto il film sul fronte della critica seria, di Dwayne Johnson si prevede che avrà un futuro". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 27 aprile 2002)