La Sicilia freme sotto il giogo asburgico. Mentre il Principe di Villamare ha messo la sua spada al servizio dello straniero, il Principe di Sant'Agata si è fatto capo dei patrioti. Tutti, popolo e clero, proteggono gli arditi del Sant'Agata, detti "I Lupi"; ma purtroppo gli aiuti promessi dagli spagnoli non arrivano e le schiere degl'insorti vengono a poco a poco decimate. Per salvare un suo fido, che fatto prigioniero, sta per essere impiccato, il Principe di Sant'Agata cattura la bella figlia del Viceré e la scambia con il condannato. Il Viceré fa rubare una reliquia e si propone di restituire all'Arcivescovo, per salvare un gruppo d'insorti prigionieri; ma viene riconosciuto e catturato. Visitato in carcere dalla figlia del Viceré, innamorata di lui, la sopraffà e travestito da donna, fugge. Viene catturato dalle truppe di Villamare, e il Viceré induce l'Arcivescovo a scomunicarlo per il preteso trafugamento della reliquia ed a trascinarlo davanti al tribunale ecclesiastico, che lo condanna al rogo, come eretico. La figlia del Viceré, con un gruppo di animosi lo libera, quando già il fuoco è stato appiccato alla catasta.
SCHEDA FILM
Regia: Pino Mercanti
Attori: Umberto Spadaro - Ciccio, Gioia Gaetani, Gaspare Lupon, Arturo Dominici, Rosolino Bua - Segretario Del Vicere', Natale Cirino - Michele, Anna Silena - Annetta, Francesco A. Bertini, Luigi Tosi - Conte Di Villamare, Giovanni Grasso - Padre Gelsomino, Massimo Serato - Principe Francesco Di S. Agata, Paolo Stoppa - Emissario Spagnolo, Otello Toso - Luca, Mario Ferrari - Il Vicere', Giovanni Onorato - Muller, Mariella Lotti - Cristina
Soggetto: Lucio Manlio Battistrada, Giuseppe Zucca, Mario Serandrei
Sceneggiatura: Ercole Melati, Guglielmo Lo Curzio, Aldo Franchi, Giovanni Zucca
Fotografia: Giuseppe La Torre
Musiche: Gioacchino Angelo
Scenografia: Peppino Piccolo
Altri titoli:
I LUPI DELLA FORESTA
Durata: 90
Genere: DRAMMATICO
Produzione: OFS
Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI
CRITICA
"Ha molti difetti, ma in complesso non è brutto. E' prolisso e spesso si sofferma su inutili particolari. La fotografia di Portalupi è quasi sempre bellissima, mentre l'interpretazione discontinua, risente della mancanza di un regista abile e di polso".(E. Fecchi "Intermezzo", n. 8, del 30/4/1950).