Recatosi a New York a causa dell'ennesimo tentativo di suicidio della sorella gemella Savannah, Tom Wingo conosce la psichiatra che l'ha in cura, Susan Lowenstein. Dopo l'iniziale diffidenza e ritrosia a confidarsi, Tom, sollecitato sia dalla donna che lo incalza con abili domande, che dalla situazione drammatica della sorella, porta a poco a poco alla luce particolari, sepolti nell'inconscio, delle tragiche vicende della famiglia Wingo, composta da un padre violento ed alcoolizzato, una madre superficiale e fatua, ora divorziata e sposata ad un ricco possidente della zona, e tre figli. Il maggiore, Luke, è morto tragicamente in una sparatoria con la polizia, Savannah ha cercato fortuna a New York come poetessa e Tom è insegnante e allenatore di football; è sposato con Sallie, con la quale il rapporto matrimoniale è in crisi ed ha tre figlie. La psichiatra è a sua volta sposata con Herber Woodruff, un celebre violinista che non vede quasi mai ed ha un figlio, Bernard, col quale è in pieno conflitto. Tom accetta di insegnare il football al ragazzo, che dopo un'iniziale ostilità cede al buon carattere ed alla simpatia umana di Tom. Frattanto Tom si concede una breve parentesi a casa per il compleanno della figlia minore: qui la moglie gli comunica che ha un amante, il quale vuole sposarla. Sconvolto, torna a New York e trova finalmente il coraggio di confidare a Susan l'atroce storia di uno stupro subito dalla madre Lila, da Savannah e da lui, allora ragazzi, ad opera di tre evasi dal vicino penitenziario, che vennero uccisi dal fratello Luke, rientrato in casa, e dalla madre, che riesce a tenere nascosta la vicenda. La confessione di questi avvenimenti tenuti nascosti per tanti anni libera Tom da complessi di colpa e consente a Susan, che ha avuto un breve cedimento sentimentale con lui, di guarire Savannah. Ormai sereno Tom torna a casa ritrovando l'amore della moglie e l'affetto delle tre figlie.
SCHEDA FILM
Regia: Barbra Streisand
Attori: Barbra Streisand - Susan Lowenstein, Nick Nolte - Tom Wingo, Blythe Danner - Sallie Wingo, Kate Nelligan - Lila Wingo Newbury, Jeroen Krabbé - Herbert Woodruff, Brandlyn Whitaker - Chandler Wingo, Jason Gould - Bernard Woodruff, Bob Hannah - Reese Bewbury, Grayson Fricke - Luke Wingo (9 Anni, Trey Yearwood - Tom A 13 Anni, Bobby Fain - Tom A 10 Anni, Tiffany Jean Davis - Savannah A 6 Anni, Maggie Collier - Lucy Wingo, Marilyn Carter - Anna Richardson, George Carlin - Eddie Detreville, Rebecca Fleming - Megan Daniels, Lindsay Wray - Jennifer Wingo, Justen Woods - Tom A 6 Anni, Brad Sullivan - Henry Wingo, Chris Stacy - Luke Wingo, Max Maxwell - Primo Violentatore, Frederick Neumann - Madison Kingsley, Alan Sader - Spencer Richardson, Kiki Runyan - Savannah A 13 Anni, Sandy Rowe - Monique, Nancy Moore Atchison - Savannah A 10 Anni, Milton Clark Jr. - Medico, Melinda Dillon - Savannah, Ryan Newman - Luke A 13 Anni
Soggetto: Pat Conroy
Sceneggiatura: Becky Johnston, Pat Conroy
Fotografia: Stephen Goldblatt
Musiche: James Newton Howard
Montaggio: Don Zimmerman
Scenografia: Paul Sylbert, Richard Sylbert
Costumi: Ruth Morley
Effetti: Peter Knowlton
Durata: 132
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: DAL ROMANZO "THE PRINCE OF TIDES" DI PAT CONROY
Produzione: BARBARA STREISAND, ANDREW HARSCH, SHELDON SCHRAGER
Distribuzione: COLUMBIA PICTURES (1992) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO (WINNERS, SPEAK UP)
CRITICA
'Il principe delle maree' pur nella convenzionalità di una scrittura cinematografica un po' incolore e tradizionale, lasciava presagire qualcosa di più e di meglio. Il reticolato-prigione degli affetti funziona con maggiore efficacia quando se ne avvertono i palpiti e le crudeltà. Ma in generale sono molte le incongruenze e le sciatterie del film: il marito di lei (il Jeroen Krabbe lanciato da Paul Verhoeven) è troppo caricaturale, il background ebreo della protagonista posticcio, insistito e superfluo, il pathos melodrammatico non riesce a sfondare il muro del pianto, la storia d'amore tra i due è frettolosamente (e misteriosamente) abbandonata, l'interpretazione stessa della Streisand (che si sottoutilizza) risulta decisamente inferiore alle sue possibilità. Stupiscono (e non poco) le sette nominations che una Hollywood piagnucolosa e mai così prodiga di apprezzamenti nei suoi confronti, le ha regalato." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 1 Marzo 1992)
"Forse è proprio questo amore, con il romanticismo del suo svolgersi e il patetico della sua fine, a nuocere un po' alla tensione di tutti quegli scontri psicologici che lo precedono, anche così, però, quel mosaico di situazioni e di sentimenti portati difficoltosamente alla luce, nelle cifre, quasi di un puzzle, riesce ad avere momenti che convincono: in climi, oltre a tutto, cui immagini sempre avvolte in luci, ora dorate ora plumbee, aggiungono abilmente tocchi sospesi di mistero, come se tutto, anche il quotidiano più semplice, emergesse soltanto dall'inconscio. Nelle stesse cifre l'interpretazione: prima sicura, poi sempre più tesa ad ansiosa quella di Barbra Streisand, una psichiatra che finisce alla fine per curare anche se stessa; avvolta a poco a poco da turbamenti stravolti, quella di Nick Nolte, un Tom che pur arrivando da un Sud solare e quasi lirico, non tarda a proporsi ben presto tutto fasciato di ombre e immerso nel buio. Cito, per la cronaca, anche il ragazzino che ha la parte del figlio della psichiatra. Si chiama Jason Gould ed è il figlio, anche nella vita, di Barbra Streisand (e di Elliot Gould): il ritratto della madre, a cominciare dal naso." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 22 Febbraio 1992)
"E' ammirevole vedere con quanta partecipazione la Streisand abbia lavorato con gli attori, dal bravissimo Nolte all'intensa Kate Nelligan (anche lei candidata), a Jason Gould, suo figlio nella realtà e nella finzione. Quest'indubbia qualità non fa dimenticare che la regia è priva d'interesse; che la sceneggiatura tratta da Pat Conroy dal proprio best-seller fiume di oltre 500 pagine è disuguale e appesantita da tre sottofinali; e che questa Streisand-Lowenstein in sottotono fa rimpiangere la Streisand tigre di altri film." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 22 Febbraio 1992)