Jacques Cormery, alter-ego di Albert Camus, fa ritorno in Algeria alla fine degli anni 50 e ripercorre parte della propria vita: l'infanzia povera, le amicizie, le tradizioni, i sogni, dai cui emerge la figura di un uomo ideale: quel 'primo uomo' che, forse, potrebbe essere in ciascuno di noi.
SCHEDA FILM
Regia: Gianni Amelio
Attori: Jacques Gamblin - Jacques Cormery, Maya Sansa - Catherine Cormery (1924, 1913, Catherine Sola - Catherine Cormery (1957, Denis Podalydès - Maestro Bernard, Ulla Baugué - Nonna, Nino Jouglet - Jacques bambino, Abdelkarim Benhabouccha - Hamoud (1957, Hachemi Abdelmalek - Aziz, Jean-Paul Bonnaire - Zio Etienne (1957, Jean-François Stévenin - Padrone della fattoria, Nicolas Giraud - Zio Etienne (1924, Djamel Saïd - Hamoud bambino, Mohammed Zahir Taifour - Fratello di Hamoud, Alexandre Delamadeleine - Henri Cormery, Franck Beckman - Colono (1913, Oualahi Messouda - Madre di Aziz, Florent Chesne - Studente al balcone, Alexandre Michel - Studente universitario, Barthélémy Gilet - Compagno di Jacques, Jean-Bastien Perichon - Compagno di Jacques, Nathan Blanchedan - Compagno di Jacques, Adij Benguettat - Assistente al mulino, Zoubir Moumni - Mendicante, Sacha Petronijevic - Funzionario, Ygal Egry - Ufficiale francese, Jerome Le Paulmier - Padrone del mulino, Mohammed Boubker Jr. - Figlio dell'accalappiacani, Mohammed Boubker - Accalappiacani, Franck Marcadal - Conferenziere, Jean-Benoit Souilh - Studente, Nicolas Lublin - Giornalista, Michel Crémadès - Guardiano del cimitero, Régis Romele - Macellaio, Christophe Dimitri Réveille - Antoine, ammiratore di Catherine, Roumayca Abbou - Bambina sulle scale, Maurice Antoni - Professore agli esami, Hanaë Bardiaux - Ragazza nel bar, Benoît Bertran de Balanda - Studente universitario, Michael Batret - Studente, Celia Ouled Mohand - Bambina nella tipografia
Soggetto: Albert Camus - romanzo
Sceneggiatura: Gianni Amelio
Fotografia: Yves Cape
Musiche: Franco Piersanti
Montaggio: Carlo Simeoni
Scenografia: Arnaud de Moléron
Costumi: Patricia Colin
Effetti: Julien Poncet de La Grave
Suono: François Waledisch - tecnico, Elisabeth Paquotte - montaggio
Altri titoli:
Le premier homme
The First Man
Durata: 98
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM
Tratto da: romanzo incompiuto di di Albert Camus (Ed. Bompiani)
Produzione: RICCARDO TOZZI, GIOVANNI STABILINI, MARCO CHIMENZ, BRUNO PÉSERY, PHILIPPE CARCASSONNE PER CATTLEYA, MAISON DE CINEMA, SOUDAINE COMPAGNIE, FRANCE 3 CINÉMA, RAI CINEMA, LAITH MEDIA, CANAL + , CINÉ + , FRANCE TÉLÉVISIONS, MINISTÈRE ALGÉRIEN DE LA CULTURE
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION (2012)
Data uscita: 2012-04-20
TRAILER
NOTE
- GIRATO IN ALGERIA, AD ALGERI, MOSTAGANEM, ORAN E NELLE RISPETTIVE REGIONI.
- NASTRO D'ARGENTO 2012 A FRANCO PIERSANTI PER LA MIGLIOR COLONNA SONORA (PREMIATO ANCHE PER "TERRAFERMA" DI EMANUELE CRIALESE). IL FILM ERA CANDIDATO ANCHE PER IL MIGLIOR MONTAGGIO.
CRITICA
"Gianni Amelio, finalmente e dopo infiniti incidenti di percorso, riesce a presentare al pubblico italiano (ma non ancora a quello francese, nazionalità coproduttrice) il suo film dal romanzo incompiuto di Albert Camus 'Il primo uomo', pubblicato postumo a cura della figlia dello scrittore franco-algerino Catherine. Il film è il contrario di quello che superficialmente può sembrare. Potrebbe sembrare un raffinato e distaccato esercizio di ricostruzione storico-letteraria in costume, diciamo di quelli che sono tanto bravi - quanto algidi - a fare gli inglesi, con perfette ambientazioni ed eccellenti attori. Ma invece è un'altra cosa, è un lavoro personalissimo e appassionato. Come sempre sono le cose del regista calabrese,'autore' assoluto anche quando, ed è capitato più di una volta, sceglie un testo preesistente o un'ambientazione estranea alla sua esperienza biografica. Nell'autoritratto di Camus (questo è 'Il primo uomo') Amelio ritrova pienamente se stesso. L'amore conflittuale per le origini, le due decisive figure femminili della madre e della nonna, l'istruzione come veicolo di emancipazione, l'assenza paterna." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 20 aprile 2012)
"Un intellettuale fuori moda ripreso da un regista che rischiava di diventarlo. Forse non è un caso, in effetti, che Gianni Amelio, cinefilo e regista fervido, prestato alla direzione del festival di Torino, abbia scontato frustranti traversie prima di potere presentare 'Il primo uomo' tratto dall'omonimo romanzo di Camus. Integrandosi con pudore nel transfert autobiografico dello scrittore, Amelio insegue i più segreti palpiti dell'alter ego Jean che ritorna nella natia Algeria sconvolta dalla guerra anti-francese. (...) 'Il primo uomo' è un film di notevole e algida purezza, aderente alle inquadrature fino al minimo dettaglio, denso di sentimenti forti che, proprio a causa dell'intrinseco rigore, non sconfinano mai in sentimentalismo. Amelio sfaccetta continuamente i piani emotivi e politici valorizzando l'importanza della memoria collettiva, ma rendendola inscindibile da quella individuale e dialettica." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 20 aprile 2012)
"Ancora Marcel Camus per il cinema italiano. Negli anni Sessanta Luchino Visconti con 'Lo Straniero', adesso Gianni Amelio con questo 'Primo Uomo' intento a rifarsi a quel romanzo che Camus non potè finire a causa dell'incidente in cui perse la vita e pubblicato postumo grazie a un intervento intelligente della figlia Catherine. (...) Gianni Amelio, di cui ci è stato dato conoscere certi accostamenti della sua stessa infanzia con quella raccontata da Camus, ci ha proposto un film che, per un verso, spazia su quell'infanzia, per un altro su quel ritorno a casa in una occasione storica particolarmente complicata. Tenero e raccolto il primo momento che, grazie a un insegnante pronto a riconoscere le doti del suo scolaretto facendogli continuare gli studi, si concluderà all'insegna della gratitudine. (...) Con immagini nitide e piane nonostante debbano qua e là accogliere attentati ed esplosioni: offrendo, ad ogni svolta, motivi asciutti di commozione sincera. Il protagonista da adulto è l'attore francese Jacques Gamblin, la madre da giovane è la nostra Maya Sansa. Ma attorno anche gli altri, arabi e francesi, bambini e non, hanno un peso espressivo di forte intensità. Tra i meriti di Amelio: la recitazione come sa insegnarla." ('Tempo Roma', 20 aprile 2012)
"Sarà a causa delle imminenti elezioni che l'uscita parigina di 'Il primo uomo', film francese (produzione inclusa) di Gianni Amelio, è stata rimandata a ottobre? Mette ancora paura ai cugini d'oltralpe una pellicola che ha sullo sfondo l'Algeria in lotta per l'indipendenza (e viene in mente il boicottaggio subito da 'La battaglia di Algeri' di Pontecorvo)? Oppure il problema è la figura di Albert Camus (1913-'60), intellettuale tuttora discusso da destra e da sinistra per le sue posizioni non allineate? Ma lasciamo da parte la dietrologia, e passiamo ad Amelio che, compenetrandosi con finezza nella poetica del romanzo postumo (e incompiuto) dello scrittore pied noir, ha realizzato la sua opera più matura. (...) Un'ambientazione che conferisce ulteriore spessore a un film di profonda suggestione per la naturalezza con cui Amelio (coadiuvato da un felicissimo cast), riesce a tradurre in immagini, in movimento, in sguardi, in scene di sole e di vento - ovvero in puro distillato di cinema - un universo intimo fatto di sentimenti, pensieri e parole."(Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 20 aprile 2012)
"L'infanzia di Albert Camus e l'Algeria del 1957, quando lo scrittore, tornato nella terra dov'è cresciuto, è costretto a fare i conti con gli arabi disposti ad abbracciare anche il terrorismo pur di liberarsi dei francesi. Ma anche l'infanzia del regista, povera, trascorsa con la madre, come accade al protagonista del film. Con 'Il primo uomo' Gianni Amelio porta sullo schermo l'ultimo romanzo di Camus, rimasto incompiuto, e sceglie di raccontare una materia assai calda con un distacco e rigore. Il risultato è un film che ci accompagna in un mondo dove si mescolano affetti profondi e urgenze politiche, confessioni e pudiche dichiarazioni d'amore, inseguendo sulla scia della figura paterna quell'uomo ideale che potrebbe essere in tutti gli uomini." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 20 aprile 2012)
"Delicato dramma che Gianni Amelio ha tratto da un romanzo autobiografico di Albert Camus. Dove l'amarcord prevale sull'ideologia. Tra gli ottimi attori, spicca il sorprendente piccolo deb Nino Jouglet." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 20 aprile 2012)
"Un libro per due vite. Amelio legge 'II primo uomo' e ritrova se stesso. Rara quanto sconvolgente, la scoperta si è fatta film. Un lavoro complesso, delicato e controverso. Ma soprattutto un'autobiografia al quadrato di preziosa fattura ancorché imperfetta perché veicolo 'di un sentimento, più che narrazione di fatti'. Camus non ha intimorito Amelio, che anzi l'ha rigenerato facendosi ispirare dal senso attuale di una vicenda individuale senza tempo. (...) E come in ogni suo film, la storia del singolo prelude la Storia universale. Non stupisce dunque che le semplici parole di una madre analfabeta racchiudano il segreto dei massimi sistemi. 'Chi è il primo uomo? Siamo tutti noi'. Mentre nell'alternanza tra l'infanzia e la maturità del protagonista si sbriciolano certezze e convenzioni, resta ferma un'unica verità: la centralità dell'uomo a prescindere da cultura, lingua e religione. Osannata dagli algerini e snobbata dai francesi, l'opera francese dell'autore de 'II ladro di bambini' è stata inspiegabilmente rifiutata dalla Mostra veneziana, riscattandosi a Toronto." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 19 aprile 2012)