Italia, anni Trenta. Augusto Vanghetta è il pretore di una piccola provincia sul Lago Maggiore ed è sposato da sette anni con la giovane Evelina, ma il loro matrimonio è ormai ridotto a una formalità. Per coltivare le sue due grandi passioni - le donne che si alternano nel suo studio e il teatro, con la stesura della commedia "L'amore è un'equazione" - Augusto decide di assumere in Pretura un giovane avvocato, Mario Landriani. Il nuovo arrivato, che Augusto accoglierà addirittura in casa come un figlio, sarà foriero di grandi novità non solo nella vita di Augusto Vanghetta, ma soprattutto in quella di Evelina...
SCHEDA FILM
Regia: Giulio Base
Attori: Francesco Pannofino - Augusto Vanghetta, Sarah Maestri - Evelina Andreoletti, Mattia Zàccaro Garau - Mario Landriani, Eliana Miglio - Armandina Régner de Monfleury, Carlina Torta - Rosa Malcotti, Carlo Giuseppe Gabardini - Memeo, Max Cavallari - Pepere Lopez, Debora Caprioglio - Tecla
Soggetto: Piero Chiara - romanzo, Dino Gentili, Filippo Gentili
Sceneggiatura: Dino Gentili, Giulio Base
Fotografia: Fabio Zamarion
Musiche: Pietro Freddi
Montaggio: Massimo Quaglia
Scenografia: Walter Caprara
Costumi: Laura Costantini
Effetti: Mario Zanot
Suono: Vincenzo Urselli
Durata: 105
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Tratto da: romanzo "Il Pretore di Cuvio" di Piero Chiara (Ed. Mondadori)
Produzione: VALENTINA DI GIUSEPPE, MASSIMILIANO LEONE PER LIME FILM IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON CHICHINSCI
Distribuzione: MEDIAPLEX
Data uscita: 2014-04-03
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO AI SENSI DELLA NORMATIVA SUL TAX CREDIT CON INTESA SAN PAOLO SPA, AREA SPA, ORO IN EURO SPA, STUDIO SARTORIO SRL.
- SARAH MAESTRI E' ANCHE PRODUTTRICE ASSOCIATA DEL FILM.
- LAURA COSTANTINI È STATA CANDIDATA AL NASTRO D'ARGENTO 2014 PER I MIGLIORI COSTUMI.
CRITICA
"Dopo tanta televisione, Giulio Base torna al cinema dove era stato attivo nei Novanta ('Crack', 'Lest', 'Poliziotti', 'La bomba'). Per farlo, si rivolge a uno scrittore, Piero Chiara, cui il cinema italiano aveva già guardato con grande simpatia ed anche con felicissimi successi, come ricorderà, chi li ha visti, film quali 'Venga a prendere il caffè da noi' di Lattuada con Tognazzi, 'La stanza del vescovo' di Risi sempre con Tognazzi. Ed anche 'Il piatto piange' di Nuzzi, 'La banca di Monate' di Massaro, 'Dimmi che fai tutto per me' di Festa Campanile, 'Il cappotto di astrakan' di Vicario, 'Una spina nel cuore' ancora di Lattuada. Per incontrare Chiara, Base ha scelto un romanzo del '73, 'Il pretore di Cuvio', cui oltre a semplificarne il titolo, diventato adesso solo 'Il pretore', ha guardato dando soprattutto risalto ad una delle caratteristiche più tipiche dello scrittore, quel gusto per la beffa e la caricatura, giocando con il sesso messo non solo di sfondo ma spesso in primo piano a fatti e personaggi come sempre collocati in quelle cittadine sul Lago Maggiore datate spesso attorno ai Trenta. (...) Base (...) ha puntato molto sul personaggio quasi pagliaccesco del pretore colorito persino in modo più accentuato dei pur tanto pittoreschi 'balordi' dell'autore letterario, rivolgendosi poi ad un attore come Francesco Pannofino che, sia pure sopra le righe, tende a ricordare molte di quelle coloratissime esibizioni cui ricorreva lo stesso Tognazzi guadagnandosi le lodi senza riserve di Chiara. Certo Pannofino anche se il suo personaggio non pretendeva tanto, coltiva gli accenti della farsa fino a risvolti caricaturali, però non può dirsi che non riesca a divertire. Anche pensando al finale luttuoso del romanzo." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 2 aprile 2014)
"Anno 1973, Piero Chiara da Luino ha avuto un'intuizione. Da sempre narratore dei vizi di provincia si spinge un po' oltre. Non oltre la provincia, va solo un po' più indietro nel tempo e confeziona 'Il pretore di Cuvio'. Che poi diventa il suo massimo successo editoriale. Chiara rappresenta un personaggio miserabile eppure sugli scudi: 'il pretore'. Divenuto tale per meriti politici e non professionali, siamo in pieno fascismo imperiale. I difetti del provinciale assumono così una connotazione ulteriormente sgradevole, alimentati da protervia, impunità, arroganza, maschilismo. Lo stesso Chiara, che già aveva visto trasporre suoi romanzi per il grande schermo, aveva pensato di tradurre per il cinema lo squallore di Augusto Vanghetta (geniale già nel nome che riecheggia il celebrato imperatore unito al gesto contadino). Poi però, rimasto insoddisfatto del tentativo, lasciò perdere, così come lasciò cadere altre ipotesi che si erano affacciate successivamente da parte di altri. Lo scorso anno si è celebrato il centenario della nascita di Chiara, per questo poco prima Sarah Maestri, anche lei originaria di Luino, era tornata alla carica per ottenere i diritti cinematografici del 'Pretore'. E ce l'ha fatta, costituendo una sua società di produzione, la Chichinscì, che insieme alla Lime ha effettivamente realizzato il film. Affidando la regia a Giulio Base, dato per disperso al cinema dopo 'La bomba' che risale ormai a una quindicina d'anni fa, periodo in cui ha macinato sceneggiati tv passando da 'Padre Pio' a 'Pompei'. Protagonista è diventato Francesco Pannofino che ha trasformato una figura tristemente patetica in una insopportabile macchietta da avanspettacolo. (...) Il film è quasi una parentesi, tra le spassose chiacchiere di due lombarde su una panchina a ridosso del lago. Una parentesi troppo lunga, con poche idee e uno stravolgimento dello stesso romanzo. Che è lecito tradire quando si opera in altro ambito, qui purtroppo risulta solo svilito, immiserito da ammicchi e mossettine, trascinando in fondo al lago la storia, l'epoca, i vizi e forse lo stesso Piero Chiara che probabilmente non avrebbe apprezzato questa versione adattata per il cinema." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 3 aprile 2014)
"Ottica molto femminile, per non dire femminista, per l'adattamento da 'II pretore di Cuvio' di Piero Chiara firmato Giulio Base e Sarah Maestri. Lui è il regista e cosceneggiatore, lei produttrice associata e coprotagonista nei panni di Evelina Vanghetta, moglie trascurata, forse sterile, sicuramente infelice di un pretore donnaiolo (Pannofino) nell'Italia fascista anni '30 in un paesino sul Lago Maggiore. Corna e pettegolezzi in stile 'Signore e signori' di Germi, molta commedia affidata all'esuberanza di Pannofino (a volte troppo caricaturale, a volte perfetto come quando dà della «Pozza sterile!» alla moglie), interessante il giovane Garau con look alla Hugh Grant di 'Luna di fiele' come assistente idealista del pretore pronto ad innamorarsi della povera Evelina, vero centro morale del racconto. Meno politico di Chiara (manca il finale metaforico sul frutto criminale del triangolo malato tra Pannofino-Maestri-Garau), Base realizza un film forse fin troppo da operetta. Non male ma per un prodotto cinematografico si poteva, e doveva, rischiare qualcosa di più." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 3 aprile 2014)
"Piacerà a chi ha letto 30 anni fa 'Il pretore di Cuvio' di Piero Chiara e ha sperato a lungo di vederlo portato incinema da Dino Risi e Ugo Tognazzi. Giulio Base e Pannofino non valgono ovviamente i due grandi. Ma un probo lavoro lo hanno consegnato." (Giorgio Carbone, 'Libero', 3 aprile 2014)
"Meravigliosa trasposizione del romanzo di Piero Chiara, '(...) strepitoso Pannofino (...). Un ritratto di provincia ancora attuale, tra riti, abusi e maldicenze. Con vista lago." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 3 aprile 2014)
"Avventura singolare, questa del 'Pretore' diretto da Giulio Base sulla scorta del 'Pretore di Cuvio', romanzo di Piero Chiara datato 1973 e finora mai portato sullo schermo. Ad acquisire i diritti del libro è stata l'attrice Sarah Maestri, originaria di Luino, come lo scrittore, e grande appassionata della sua opera. Ed è stata ancora lei, in qualità di produttrice, a fare in modo che le riprese venissero effettuate sulle rive del lago Maggiore. Lo sfondo, abituale in Chiara, è quello dell'Italia fascista, che sembra assicurare l'impunità allo sfacciato seduttore Augusto Vanghetta: il pretore, appunto, interpretato dall'istrionico Francesco Pannofino. (...) La trama, che ricorda spesso 'La mandragola' di Machiavelli, è giocata sul registro di un grottesco non esente da cinismo, ma il risultato finale cattura con freschezza lo spirito di Chiara, cantore disincantato di una provincia pettegola e spietata." (Alessandro Zaccuri, 'Avvenire', 4 aprile 2014)