Hollywood, 1930. Boy Wonder, regista noto ai tempi del muto, con l'avvento del sonoro si è ridotto a girare filmetti pornografici nella sua decadente casa. I due protagonisti principali dei suoi film sono Harlene, un tempo allieva di Von Stroheim e De Mille, e Rex. Alcolizzato, impotente, sprofondato nelle reminiscenza dei giorni gloriosi del muto, Wonder è un acerrimo denigratore della nuova Hollywood. Solo Harlene gli si può avvicinare, ma quando tenta di guarirlo dall'impotenza, il regista reagisce facendo girare a lei e all'antipatico Rex un filmetto sin troppo realistico. L'antagonismo che ne vien fuori e le tensioni che si sviluppano all'interno del trio sono rotti dall'arrivo del produttore Big Mac e della sua fidanzata Cathy Cake. Nel frattempo Harlene, che si era iniettata una dose di morfina offertale da Big Mac, vien trovata morta. Mentre il produttore, con l'aiuto di Rex, porta via il cadavere dalla casa, Cathy Cake, affascinata dal cinema ed animata da un desiderio un po' perverso di recitare davanti alla macchina da presa, persuade Boy Wonder a filmare il suo corpo, seducendo l'impotente regista. Improvvisamente, Big Mac torna e trova i due insieme: gelosissimo colpisce il regista, asporta il film incompleto e se ne va con Cathy pentita. Al regista non resta altro che la consolazione nell'alcool.
SCHEDA FILM
Regia: John Byrum
Attori: Richard Dreyfuss - Boy Wonder, Jessica Harper - Cathy Cake, Bob Hoskins - Big Mac, Veronica Cartwright - Harlene, Stephen Davies - Rex
Soggetto: John Byrum
Sceneggiatura: John Byrum
Fotografia: Denys Coop
Musiche: Will Hudson
Montaggio: Michael Bradsell
Scenografia: John Clark (III)
Arredamento: Josie MacAvin
Costumi: Shirley Russell
Altri titoli:
Gros plan
Nahaufnahmen
Durata: 97
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICO, 35 MM (1:1.85)
Produzione: DAVINA BELLING E CLIVE PARSONS PER FILM AND GENERAL PRODUCTIONS
Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI ORANGE (1979) - GENERAL VIDEO
CRITICA
"Contrariamente a quanto lascia intendere il titolo adottato nella versione italiana, non si tratta di un film da 'luce rossa', ma di un'opera assai interessante che, analizzando lo squallido ambiente del cinema 'porno' finisce col chiamare in causa l'intero mondo del cinema: una satira amara ed impietosa condotta con acutezza psicologica e con uno stile estremamente personale. L'impianto del film è tra l'altro tipicamente teatrale, con un unico ambiente e personaggi che entrano ed escono". ('Segnalazioni Cinematografiche', vol. 93, 1982)