Quando Giorgio, studente universitario modello, per caso incontra Francesco che gioca a carte in casa di un'amica, subisce il suo fascino di giovane uomo vincente e misterioso. Pian piano la vita di Giorgio si sgretola come se i 22 anni passati nella tranquillità borghese non fossero mai esistiti e non avessero costruito in lui nessun valore. Attratto verso un gorgo senza fine, Giorgio sembra risvegliarsi solo quando nella piccola città comincia a susseguirsi una serie di violenze sessuali ai danni di ragazze giovani dall'aspetto anonimo.
SCHEDA FILM
Regia: Daniele Vicari
Attori: Elio Germano - Giorgio, Michele Riondino - Francesco, Chiara Caselli - Maria, Valentina Lodovini - Antonia, Marco Baliani - Franco, Daniela Poggi - Anna, Maria de la Salud Jurado - Angelica, Romina Jr Carrisi - Giulia, Lorenza Indovina - Alessandra, Federico Pacifici - Avvocato, Antonio Gerardi - Tenente
Soggetto: Gianrico Carofiglio - romanzo
Sceneggiatura: Gianrico Carofiglio, Francesco Carofiglio, Massimo Gaudioso, Daniele Vicari
Fotografia: Gherardo Gossi
Musiche: Teho Teardo
Montaggio: Marco Spoletini
Scenografia: Beatrice Scarpato
Costumi: Roberta Vecchi, Francesca Vecchi
Suono: Remo Ugolinelli
Durata: 120
Colore: C
Genere: THRILLER PSICOLOGICO
Specifiche tecniche: CINEMASCOPE, 35 MM
Tratto da: romanzo omonimo di Gianrico Carofiglio (ed. BUR, 2006)
Produzione: TILDE CORSI, DOMENICO PROCACCI E GIANNI ROMOLI PER R&C PRODUZIONI, FANDANGO, RAI CINEMA
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2008-10-31
NOTE
- REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON LA APULIA FILM COMMISSION.
- PREMIO L.A.R.A. A MICHELE RIONDINO COME MIGLIOR INTERPRETE ITALIANO TRA I FILM IN CONCORSO IN TUTTE LE SEZIONI DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (III EDIZIONE, 2008).
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2009 PER: MIGLIOR ATTORE (MICHELE RIONDINO) E ATTRICE (VALENTINA LODOVINI) NON PROTAGONISTI, FOTOGRAFIA (GHERARDO GOSSI E' CANDIDATO ANCHE PER "LEZIONE VENTUNO") E COLONNA SONORA.
CRITICA
"Rifiutato da Venezia è tratto dal romanzo omonimo di Carofiglio, ha alle spalle una doppia produzione robusta come la Fandango e la R&C, è magnificamente fotografato da Gherarde Grossi. Ed è a suo modo un film di genere: un 'noir' che diventa oscuro, profondo, dostoevskiano, tutto costruito sul tema del doppio." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 27 ottobre 2008)
"'Il passato è una terra straniera' sceglie solo un aspetto del thriller di ambientazione barese dello
scrittore-magistrato Gianrico Carofiglio ed esclude (quasi del tutto) quella dell'indagine poliziesca sulle violenze sessuali. Sceglie la relazione tra i due ragazzi Giorgio e Francesco. Nel film, eccellenti, rispettivamente Elio Germano e Michele Riondino: una notevolissima rivelazione per il nostro cinema." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 27 ottobre 2008)
"Un film inconsueto e speciale, di genere e degenere, un romanzo di formazione individuale e collettivo che già si candida per i premi maggiori del concorso e in cui Vicari, talento purissimo, artista e artigiano raffinato, porta l'abisso della 'vita spericolata' e la discussione sull'identità oltre il limite, senza furbe catarsi o lieti fini che giustifichino i mezzi.'Il passato è una terra straniera' si inserisce nel nuovo cinema inferno che da Cannes 2008 è decollato con Sorrentino, Garrone e Munzi, diversi ma scevri da conformismi e scorciatoie vigliacche. E l'Italia, che parafrasando i Coen 'non è un paese per giovani', può applaudire i suoi splendidi (quasi) quarantenni." (Boris Sollazzo, 'D News', 27 ottobre 2008)
"Nel film di Daniele Vicari tratto dal romanzo di Gianrico Carofiglio (Rizzoli), 'Il passato è una terra straniera', piuttosto notevole, ci sono molte cose belle, qualche incoerenza e un paio di cadute nel convenzionale che zavorrano il racconto. (...) È insolito e per nulla ipocrita contrariamente al solito lo sguardo riservato alla violenza. Perché Vicari non edulcora, non estetizza, non smussa, non cerca spiegazioni socio o psicologiche, ma della violenza mostra insieme il richiamo e l'orrore. Peccato che accanto a scene molto riuscite, alcuni piccoli cedimenti tolgano smalto a questo film che imponendosi un giusto distacco a tratti "raffredda" fin troppo la materia. Più coraggio di immedesimarsi, sporcandosi le mani e sporcando anche le parole, e magari azzardando uno stile più mosso, e'Il passato è una terra straniera' ci avrebbe guadagnato. In credibilità e in forza metaforica. Perché le tare di Giorgio e di Francesco, suggerisce Vicari, sono quelle di un intero paese; l'attrazione fra queste due anime uguali e contrarie è la maledizione di un'Italia che non fa mai i conti con se stessa. Cioè con il suo passato, con i suoi scheletri nell'armadio, con il suo bisogno d'ordine che va di pari passo con l'insofferenza alle regole. Ieri come oggi." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 27 ottobre 2008)
"L'emergente Daniele Vicari ha tratto 'Il passato è una terra straniera' da un bestseller, ancorché di tutt'altro tipo. L'originario noir alla barese di Gianrico Carofiglio non si giova, però, della rilettura del regista che cerca invano di conferire uno stile unitario a una storia di plagio alquanto sconnessa. La discesa agli inferi (del poker clandestino, della cocaina, del rock duro, del sesso machista e brutale) del bravo ragazzo Elio Germano - risucchiato dal luciferino «doppio» Michele Riondino - non riesce a sollevarsi dal suo moralismo un po' facile e dal suo risaputo pessimismo sociale." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 27 ottobre 2008)