Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, fra' Pelagio, un giovane frate francescano, torna nel suo convento in Polonia. E' tra i superstiti dei campi di concentramento nazisti e ha ancora impressi negli occhi il dolore e la morte. C'è qualcosa, però, che non gli dà pace. Padre Kolbe, il Rettore del suo convento, è morto ad Auschwitz sacrificandosi al posto di un altro uomo, il prigioniero numero 10, che era stato condannato a morte. Fra' Pelagio non riesce a togliersi dalla testa il fatto che qualcuno debba averli traditi confidando ai nazisti che nel loro convento trovavano scampo quanti erano perseguitati. Ma chi può essere stato?
SCHEDA FILM
Regia: Silvio Maestranzi
Attori: José Quaglio - Padre Kolbe, Luciano Virgilio, Roberto Bisacco, Francesco Carnelutti, Renzo Giovampietro
Soggetto: Rina Macrelli
Sceneggiatura: Rina Macrelli
Fotografia: Ugo Picone, Vincenzo Seratrice
Musiche: Riccardo Luciani
Scenografia: Luciano Del Greco
Altri titoli:
Il numero 10: Padre Kolbe
Padre Kolbe
Durata: 83
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO FILM TV
Produzione: RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA
NOTE
- RIPRESE RVM IN INTERNI E CON PELLICOLA IN ESTERNI.
CRITICA
"Una stupenda interpretazione da parte di tutti gli attori ha consentito al regista Silvio Maestranzi di condurre avanti il suo discorso e se la sceneggiatura di Rina Macrelli non avesse deviato - per fare spettacolo - verso una struttura più attinente al 'giallo' che al dramma di un'anima, l'opera si potrebbe considerare perfetta. (...) Si è detto che gli attori sono stati perfetti. Se è concesso segnalare, in tanta eccellenza, un vertice, bisogna fare il nome del giovane Francesco Carnelutti. Qui il personaggio spicca a tutto tondo e, con il soccorso di una maschera intensa e dolorosa, sa esprimere rara intensità. Il primo piano di apertura, con il volto di Carnelutti inondato di lacrime, è di quelli che andrebbero tenuti nelle antologie." (Mino Doletti, 'Il Tempo', 22 aprile 1973)
"Il carattere rievocativo è accentuato dai toni sfumati, quasi alonati (con un lontano richiamo a Dreyer) della pellicola. Sono soprattutto le interpretazioni, data anche la dovizia dei primi piani, a fare spicco". (V., 'Corriere della Sera', 22 aprile 1973)