Per fuggire la miseria della campagna, il giovane Miguel giunge a Barcellona, dove tenta i mestieri più diversi. Però ha molta fretta di arricchirsi e scopre che l'unica maniera per farlo è quella di affrontare il rischio dell'arena. Comincia a frequentare una scuola e poi, con raccomandazioni e molto coraggio, affronta il primo toro vero in una corrida di paese. Un impresario nota le possibilità di Miguel e ne fa ben presto un torero affermato. Comincia così la corsa alla ricchezza: Miguel vuole guadagnare il più possibile senza risparmiarsi, e si sottopone ad una serie fitta e spossante di prove. Ormai ha raggiunto la celebrità e l'agiatezza e viene accolto nell'alta società. Miguel comincia a sentire il peso della stanchezza e del destino che ha voluto scegliersi; ma non gli sarà più possibile sottrarsi alla tragica conclusione della sua breve carriera, che verrà stroncata sanguinosamente nel mezzo d'una corrida.
SCHEDA FILM
Regia: Francesco Rosi
Attori: Miguel Mateo 'Miguelín' - Miguel Romero, José Gómez Sevillano - L'impresario, Pedro Basauri 'Pedrucho' - Il maestro Pedrucho, Linda Christian - Linda, l'americana, Teresa Santiago Gonzales - Giovane contadina, José Vizcaino - La 'cuadrilla del matador', Luque Gago, Francisco Caño, Salvador Mateo
Soggetto: Francesco Rosi
Sceneggiatura: Francesco Rosi, Pere Portabella - collaborazione, Ricardo Muñoz Suay - collaborazione, Pedro Beltrán - collaborazione
Fotografia: Gianni Di Venanzo, Aiace Parolin, Pasqualino De Santis
Musiche: Piero Piccioni
Montaggio: Mario Serandrei
Aiuto regia: Ricardo Muñoz Suay, Marco Guarnaschelli
Altri titoli:
The moment of truth
El momento de la verdad
Durata: 110
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: TECHNICOLOR, TECHNISCOPE
Produzione: ANGELO RIZZOLI PER FEDERIZ (ROMA), A.S. FILM (MADRID)
Distribuzione: CINERIZ (1965) - DOMOVIDEO
NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL DI CANNES (1965).
- DAVID DI DONATELLO 1965 PER LA MIGLIOR REGIA A FRANCESCO ROSI.
- IL REGISTA USERA' PARTE DEL GIRATO PER UNA SERIE DI TRASMISSIONI TELEVISIVE.
CRITICA
"Nell'avvio del film ritroviamo il miglior Rosi, quello che sa far parlare i documenti, cogliendo la realtà con una forza di penetrazione che giunge ad interpretarla nel momento stesso in cui la fissa in immagini di icastica obiettività. (...) Nella prima parte i colori sono smorzati (...) nella seconda, invece, (...) si fanno squillanti (...). Non mancano commistioni di tono fra l'una e l'altra parte (...) la differenza c'è, e piuttosto evidente. In conclusione si può parlare di un film a due facce, ognuna delle quali presenta valori notevoli, che però non giungono a fondersi in sostanziale armonia." (Sandro Zambetti, 'Cineforum', 45, maggio 1965)