Nel marzo del 1982 il nobile Claus von Bulow, un enigmatico individuo, viene giudicato dal tribunale americano colpevole per aver tentato due volte di uccidere la moglie Sunny. La donna, bella e ricchissima, madre di tre figli (Alex ed Ala dal primo marito e la piccola Cosima) è caduta due volte in coma (la prima nel dicembre del '79): abituata ad ingerire alcoolici e medicinali vari (circolava nella lussuosa villa di Newport anche l'insulina), era sconvolta dalla gelosia, poichè Claus aveva una amante fissa. Tutte le ipotesi sono aperte: i sospetti contro il patrigno agitano Alex ed Ala, molti dubbi nutre la fida cameriera Maria, mentre anche l'ombra del suicidio divide opinione pubblica e Corte. Un anno dopo il primo coma, ecco che arriva il secondo: il corpo di Sunny viene trovato in bagno, mentre nell'adiacente guardaroba viene scoperta una borsetta, con un ago ipodermico recante tracce di insulina. Al processo malgrado talune prove non del tutto convincenti, Claus von Bulow è ritenuto colpevole per duplice tentato uxoricidio. Mentre Sunny giace in coma, Claus decide di ricorrere contro la sentenza e contatta all'uopo un avvocato celebre, il Professor Alan Dershowitz, un ebreo tenace ed abilissimo. Da prima esitante, il legale accetta il mandato; e mobilita i suoi allievi di Harvard. Rileggendo i verbali processuali, rivedendo le deposizioni dei testimoni, esaminando i risultati evidenziati dalle perizie medico-legali e assai prodigandosi, Dershowitz e la sua équipe acquisiscono elementi nuovi. Si scoprono uno sconosciuto corriere della droga (David Marriot), che già nel '77 aveva consegnato merce al figlio di Sunny, insieme ad aghi e siringhe (e con ciò su Alex aleggiano sospetti, poichè questi potrebbe avere deliberatamente nascosto nel guardaroba la borsetta contenente la siringa con tracce di insulina per incastrare il patrigno), nonchè alcune incongruenze nelle varie perizie, specie a riguardo dell'insulina, il che riuscirebbe a determinare il totale smantellamento dell'accusa. In sede di appello, davanti alla Suprema Corte dello Stato di Rhode Island, Dershowitz ottiene in via eccezionale di introdurre le prove nuove (inclusi gli aghi e l'insulina usati in danno del suo cliente) e, vittorioso sul piano procedurale, riesce a far scagionare von Bulow, con la revoca del verdetto originario. Ma, portato a termine il mandato e prima che un nuovo dibattito abbia luogo, l'avvocato lascia intendere a von Bulow che, conseguita la vittoria sul piano strettamente giuridico e giudiziario, dal punto di vista morale la propria coscienza di uomo gli impedisce di schierarsi dalla sua parte.
SCHEDA FILM
Regia: Barbet Schroeder
Attori: Glenn Close - Sunny Von Bulow, Jeremy Irons - Claus Von Bulow, Ron Silver - Alan Dershowitz, Annabella Sciorra - Sarah, Uta Hagen - Maria, Gordon Joseph Weiss - Tom Berman, Mitchell Whitfield - Curly, Felicity Huffman - Minnie, Stephen Mailer - Elon Dershowitz, Johann Carlo - Nancy, Christine Dunford - Ellen, Michael Lord - Ed, Fisher Stevens - David Marriott, Mano Singh - Raj, Keith Reddin - Dobbs, Alan Pottinger - Chuck, Tom Wright - Jack, Christine Baranski - Andrea Reynolds, Jack Gilpin - Peter Macintosh
Soggetto: Alan Dershowitz
Sceneggiatura: Nicholas Kazan
Fotografia: Luciano Tovoli
Musiche: Mark Isham
Montaggio: Lee Percy
Scenografia: Mel Bourne
Costumi: Judianna Makovsky
Durata: 111
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: TRATTO DAL LIBRO DI ALAN DERSHOWITZ
Produzione: EDWARD R. PRESSMAN, OLIVER STONE
Distribuzione: WARNER BROS ITALIA (1991) - COLUMBIA TRISTAR HOME VIDEO
NOTE
- OSCAR PER IL MIGLIOR ATTORE A JEREMY IRONS (1990).
- PREMIO DAVID 1991 PER MIGLIORE ATTORE STRANIERO A JEREMY IRONS.
CRITICA
Il film che non dà risposta è un sapiente puzzle di storie intersecate, che destruttura la consueta drammaturgia processuale in una esplosa, gelida ricostruzione romanzesca del caso giudiziario e della coppia fatale, benissimo interpretata da Glenn Close e Jeremy Irons. (Lietta Tornabuoni, La Stampa) Crudele tragicommedia sui dispiaceri del privilegio. Grazie a una coppia di attori straordinari sembra scoprire la verità psicologica su una tragedia coniugale tra la "soap opera" e l'angoscia di una nevrosi a due. (Irene Bignardi, La Repubblica).
Molte pagine si seguono con interesse, ma con i suoi ritmi lenti, le pause verbosissime, la freddezza dei suoi climi, il film, stenta ad ottenere una autentica partecipazione; più d'una volta, anzi, respingendo. (Il Tempo)
Il film, che non fa nulla per convincere, è freddo e mortale, ma la sua freddezza è, spesso, anche nella espressività narrativa, ivi compresa la prestazione dei due protagonisti i bravi Jeremy Irons e Glenn Close. (Giacomo Gambetti, La Rivista del Cinematografo)