Mentre a New York, agli albori del 1880, Edison organizza una manifestazione spettacolare per informare il mondo della scoperta della luce elettrica, in cielo due stelle decidono di scendere sulla terra per diventare donne a Budapest. Qui nascono in estrema povertà Lili e Dora, due sorelline gemelle. Dieci anni dopo, infreddolite e tremanti in una gelida sera di Natale, Lili e Dora cercano inutilmente di vendere fiammiferi a passanti frettolosi, impazienti di raggiungere le loro case per far festa intorno all'abete scintillante di ninnoli e candeline. Le due piccole, deluse, si rianimano momentaneamente al passare di un asinello, che le prende in groppa come in un sogno. Finalmente due signori, accesi i loro sigari coi fiammiferi di Lili e Dora, se le prendono con sé, una ciascuno, e si allontanano in direzione opposta. Cresceranno in ambienti molto diversi, senza più incontrarsi, mentre sempre nuove invenzioni - il telegrafo senza fili, il cinema, l'automobile - continuano a succedersi e a intrecciarsi con le prime rivendicazioni sociali e le prime agitazioni delle donne che reclamano parità con l'uomo. La notte di S. Silvestro del 1899, le due sorelle viaggiano senza saperlo sullo stesso treno, l'Orient Express: Dora, diventata una squillo di lusso, in prima classe, fra corteggiatori d'alto rango che se la contendono; Lili in terza, rincantucciata fra la povera gente, da anarchica clandestina maldestra, con l'incarico di compiere un attentato, del quale ignora moventi e mandanti. Non pare comunque estraneo ai due opposti sfruttamenti un losco individuo dalla doppia vita, del quale le due sorelle finiscono per innamorarsi, l'una all'insaputa dell'altra. Alla fine, mentre Dora deruba e si prende gioco del comune sfruttatore, Lili, pur manipolata da una folle ideologia di morte, esita di fronte al massacro, e corre all'impazzata, recando in mano la bomba con la miccia già accesa, riuscendo infine a lanciarla in un punto disabitato, senza causare vittime.
SCHEDA FILM
Regia: Ildikó Enyedi
Attori: Dorota Segda - Dora/Lili/Madre, Oleg Jankowski - Z, Paulus Manker - Weininger, Péter Andorai - Thomas Alva Edison, Gabor Mathe' - X, Andrej Schwartz - Seged
Soggetto: Ildikó Enyedi
Sceneggiatura: Ildikó Enyedi
Fotografia: Tibor Máthé
Musiche: Laszlo Vidovszky
Montaggio: Maria Rigo'
Scenografia: Zoltan Labas
Altri titoli:
MY TWENTIETH CENTURY
AZ EN HUSZADIK SZAZADOM
Durata: 100
Colore: B/N
Genere: ALLEGORICO
Specifiche tecniche: 35 mm
Produzione: BUDAPEST FILMSTUDIO, FRIEDLANDER FILM STUDIO, HAMBURGER FILMBURO
Distribuzione: ISTITUTO LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1990)
NOTE
- LA IV EDIZIONE DELL'INFINITY FESTIVAL (2005) HA DEDICATO UNA RETROSPETTIVA ALL'AUTORE UNGHERESE.
CRITICA
"Un accorgimento, se si vuole, soprattutto per cinefili, ma che non nuoce ad un'operazione stilistica in cui ad ogni momento è l'intellettualismo a prevalere: smorzando forse i sentimenti, ma non la grazia e la vivacità delle immagini. Nei due personaggi delle gemelle c'è un'attrice polacca, Dorotha Segda, attenta a darsi sempre due fisionomie ben distinte e in contrasto. L'uomo è il russo Oleg Jankovskij, forse meno efficace del solito (lo ricorderete in parecchi film di Tarkovskij), ma sempre con un suo severo carisma. Solo un po' messo in ombra." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 12 Luglio 1990)
"Ildiko Enyedi proviene dallo studio Bela Balasz. Ebbene, 'Il mio XX secolo' è un omaggio agli studi svolti in quel laboratorio e alle sperimentazioni fatte; un omaggio al cinema dei primordi, girato in bianco e nero, con uso di fondo e mascherini a tutto spiano. Proprio per questa sua caratteristica, che va dalla ricerca formale al saggio, dall'ironica ricostruzione di un mondo che non è più all'operazione-nostalgia per un cinema ormai consegnato al ricordo e alle cineteche, 'Il mio XX secolo' ha vinto lo scorso anno al Festival di Cannes la Camèra d'or, premio assegnato a quel film dove la ricerca sperimentale riesce a farsi nello stesso tempo ricerca espressiva. 'Il mio XX secolo' è un film dove le citazioni abbondano (dall'asino di 'Au hasard Balthazar' di Bresson alla camera degli specchi della 'Signora di Shanghai' di Orson Welles) e dove le strizzatine d'occhio sono continue. Ma tutto è anche un po' affastellato, dispersivo, frammentario, tanto che il film soffre di coesione, di linearità, e il suo limite è la mancanza di coordinazione e orchestrazione del racconto." (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 22 Agosto 1990)
"Al suo esordio con questa pellicola singolare, caotica, nella quale elementi di psicologia autobiografica si mescolano a riflessioni giovanili su insidie e delusioni del progresso, la giovane regista ungherese Enyedi Ildiko, che del film è anche sceneggiatrice, si meritò l'anno passato la 'Camera d'Or' di Cannes, un premio messo in palio dalla Kodak fra i cineasti esordienti. Pur nella sua frammentarietà, la pellicola non manca di spunti originali e godibili. Vi si immagina che, mentre nel remoto New Jersey Thomas Edison sovrintende al miracolo della luce elettrica, a Budapest una signora della piccola borghesia dia alla luce due gemelle, Dora e Lilli, uguali come due gocce d'acqua, ma agli antipodi come temperamento." ('Il Resto del Carlino')