Nella Polonia del primo novecento vive e lavora Yasha Mazur, funambolo, prestigiatore e illusionista, convinto, un giorno, di riuscire a volare. Ha molto successo sia con il pubblico che con le donne. Pur essendo sposato con Esther, che non gli ha dato figli, frequenta la prostituta Zeftel ed ha relazioni con altre donne. Ma l'agognato contratto con il massimo teatro della capitale - dove ha promesso un numero fantasmagorico: il volo - si trasformerà nell'inizio della sua fine.
SCHEDA FILM
Regia: Menahem Golan
Attori: Alan Arkin - Yasha Mazur, Louise Fletcher - Emilia, Valerie Perrine - Zeftel, Shelley Winters - Elzbieta, Lou Jacobi - Wolsky, Warren Berlinger - Herman, Shaike Ophir - Schmul, Lisa Whelchel - Halina, Maia Danziger - Magda, Linda Bernstein - Esther, Zachi Noy - Bolek, Friedrich Schoenfelder - Conte Zaruski, Ophelia Stral - Rytza, Buddy Elias - Pan Kuzarski, Yehuda Efroni - Nechi, Shlomo Vishinsky - Leibl
Soggetto: Isaac Bashevis Singer
Sceneggiatura: Menahem Golan, Irving S. White
Fotografia: David Gurfinkel
Musiche: Maurice Jarre, Dov Seltzer
Montaggio: Dov Hoenig
Scenografia: Hans Jürgen Kiebach
Costumi: Ingrid Hoffmann
Altri titoli:
DER MAGIER
HA-KOSEM MI'LUBLIN
Durata: 113
Colore: C
Genere: PSICOLOGICO DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICO COLORE
Tratto da: ROMANZO OMONIMO DI ISAAC BASHEVIS SINGER
Produzione: MENAHEM GOLAN PER GERIA III, GOLAN-GLOBUS PRODUCTIONS LTD.
Distribuzione: PHOENIX (1980) (GENERAL) - MULTIVISION
CRITICA
"Il film è tratto dal romanzo omonimo dello scrittore yiddish Isaac Bashevis Singer, cui, nel 1978, è stato attribuito il Premio Nobel per la letteratura. Anch'esso, come tutta l'opera di Singer, è ambientato nel mondo degli ebrei polacchi, di cui 'mette in risalto il particolare impasto di religiosità e interessi terreni e familiari'. Come ha scritto Angela Bianchini, è un romanzo a sfondo folcloristico, un impasto di realismo e di fiaba 'tipico degli scrittori yiddish dell'Europa orientale'. I succhi più autentici del testo letterario sono andati perduti nella trasposizione cinematografica che ne ha fatto il regista israeliano Menahem Golan, il quale ha scelto la strada più facile del grande spettacolo tradizionale, costruito con ricchezza di mezzi e con l'impiego di interpreti dal mestiere ineccepibile. Sotto questo aspetto, anche il film lo è: per la validità delle scenografie, l'attenta ricostruzione di un mondi scomparso, l'appariscente caratterizzazione di personaggi, il sostenuto ritmo narrativo." (Segnalazioni Cinematografiche, vol. 89, 1980)