Le vicende di Mowgli, un giovane cucciolo di uomo cresciuto da una famiglia di lupi e costretto a lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell'uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Mentre abbandona la sua unica casa, Mowgli s'imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dal suo severo mentore, la pantera Bagheera, e dallo spensierato orso Baloo.
SCHEDA FILM
Regia: Jon Favreau
Attori: Neel Sethi - Mowgli
Soggetto: Rudyard Kipling - romanzo
Sceneggiatura: Justin Marks
Fotografia: Bill Pope
Musiche: John Debney
Montaggio: Mark Livolsi
Scenografia: Christopher Glass
Arredamento: Amanda Moss Serino
Costumi: Laura Jean Shannon
Effetti: Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones, Dan Lemmon, J.D. Schwalm, The Moving Picture Company, Legacy Effects, Weta Digital Ltd.
Altri titoli:
Das Dschungelbuch
Durata: 96
Colore: C
Genere: AVVENTURA
Tratto da: romanzo "Il libro della giungla" di Rudyard Kipling
Produzione: JON FAVREAU, BRIGHAM TAYLOR PER WALT DISNEY PICTURES
Distribuzione: THE WALT DISNEY COMPANY ITALIA
Data uscita: 2016-04-14
TRAILER
NOTE
- VOCI DELLA VERSIONE ORIGINALE: SCARLETT JOHANSSON (KAA), IDRIS ELBA (SHERE KHAN), BILL MURRAY (BALOO), CHRISTOPHER WALKEN (RE LOUIE), BEN KINGSLEY (BAGHEERA), GIANCARLO ESPOSITO (AKELA), LUPITA NYONG'O (RAKSHA), EMJAY ANTHONY (GRAY), JON FAVREAU (PYGMY HOG), SAM RAIMI (SCOIATTOLO GIGANTE).
- VOCI DELLA VERSIONE ITALIANA: TONI SERVILLO (BAGHEERA), GIOVANNA MEZZOGIORNO (KAA), NERI MARCORÈ (BALOO), VIOLANTE PLACIDO (RAKSHA), GIANCARLO MAGALLI (RE LOUIE).
- OSCAR 2017 PER I MIGLIORI EFFETTI VISIVI.
CRITICA
"(...) il film ritrova almeno una parte dell'impostazione pedagogica del testo di Kipling, di cui conserva ben più che nella versione a cartoni animati l'apologia tipicamente britannica sul rispetto della gerarchia, sulla centralità della famiglia e sulla solidarietà. Ed è per questo che l'introduzione di un paio di canzoni (l'inno alla spensieratezza di Baloo ma soprattutto quella cantata da un minaccioso re Luigi) finisce quasi per stonare, per imporre un momento di pausa nel racconto di cui non si sentiva bisogno. Se non per riallacciare i legami nella memoria con la versione del 1967. Mi sembra questo il principale momento di attrito in un film che invece altrove si fa ammirare per la straordinaria qualità dell'animazione digitale. Tutta la parte con le scimmie, dal rapimento di Mowgli alla sconfitta di re Luigi lascia davvero a bocca aperta, così come lo scontro finale con Shere Khan è di quelli che non si dimenticano, appassionante e veristico come non avremmo osato immaginare." (Paolo Mereghetti, 'Corriere della Sera', 13 aprile 2016)
"Mowgli è sempre lui, un bambino coraggioso abbandonato nella giungla e adottato da un branco di lupi. Bagheera è sempre una splendida pantera dal pelo lucente, affezionata al cucciolo d'uomo e decisa a insegnargli le regole della sopravvivenza. Baldo è sempre un orso spensierato, amante del dolce far niente, goloso e anticonformista. Il personaggio veramente mutato, nella nuova versione (in 3D) del classico di Rudyard Kipling 'Il libro della Giungla', è la natura e il suo rapporto con gli esseri umani (...). L'altra grande sfida del nuovo kolossal disneyano sta nella tecnica della messa in scena, un esperimento di contaminazione dove un unico attore in carne e ossa si muove tra paesaggi e personaggi creati in digitale. Mescolando, come nessuno aveva mai fatto prima, animazione fotorealistica, live-action e motion-capture, i realizzatori del film hanno creato una giungla lussureggiante nella quale animali realistici recitano come attori (...)." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 13 aprile 2016)
"(...) è un film per bambini e per ragazzi, quindi i casi sono due. Caso numero 1: gli infanti si godono il film ed escono dalla sala convinti che gli animali sappiano parlare. Caso numero 2: i medesimi infanti, appena più grandicelli, si godono il film ed escono dalla sala spiegando ai genitori allibiti che cos'è la motion capture che loro, da bravi figli dell'era digitale, conoscono come noi conoscevamo il calcio-balilla e il Mottarello. (...) L'unico che recita nel film con la propria faccia è Neel Sethi, un ragazzino americano di origine indiana che precedentemente aveva girato solo un cortometraggio. Il piccolo ha 13 anni, ed è forse un poi più 'bimbo' di come noi lettori immaginiamo Mowgli in alcune delle sue storie. Ma va benissimo così, perché il film lavora sui primi tre racconti che compongono il libro originale (...). La trama rielabora Kipling in molti dettagli, ed è abbastanza fedele al vecchio cartoon (...) l'ultimo film supervisionato da Walt Disney in persona. e fu proprio lui a imporre un tono giocoso e molto da musical, cassando versioni della sceneggiatura che restituivano la ferocia e la violenza presenti nel libro pur in forma fiabesca. Il film era - si può dire? - uno dei meno belli di Disney, e questa nuova versione è - di nuovo, si può dire? - migliore. Gli animali digitali sono - passateci l'ossimoro - incredibilmente credibili, e la giungla immaginaria costruita in studio è affascinante e brulicante di vita. È molto emozionante, e se avrà successo confermerà la tendenza che la Disney sembra aver intrapreso: le tecnologie digitali sono ormai talmente sofisticate che è possibile rifare con attori, veri o creati, tutti i vecchi film a disegni animati. (...) La filosofia è evidente: girare film più 'adulti' che però richiamino anche il pubblico infantile degli originali, spendere molto per guadagnare moltissimo. Un po' di pazienza, e vedremo chi sarà il prossimo." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 13 aprile 2016)
"Nessuno prima d'ora l'aveva letto in questo modo. Ci riferiamo al capolavoro 'II libro della giungla', datato 1894 e firmato Kipling. Nelle mani di Jon Favreau (bello il suo 'Iron Man') diventa potente e pericoloso. In questo racconto epico dai colori dark, dove la giungla dell'India è stata costruita al computer, Mowgli è l'unico personaggio in carne ed ossa presente sul set. Lo interpreta il tredicenne newyorchese d'origini indiane Neel Sethi, bravo a cominciare con smorfie da bimbo per poi chiudere con l'intensità di un adulto. (...) immaginate la serietà di un documentario National Geographic (70 specie diverse create in cgi) più la potenza epica de 'II Signore degli Anelli' più la capacità Disney di antropomorfizzare gli animali come già in 'Zootropolis' (...). Bravissimi i doppiatori italiani a partire da un asciutto Toni Servillo per Bagheera. Menzione speciale per il Magalli di Re Luigi: avvincente, carismatico e spaventoso. Come tutto il film." (Francesco Alo', 'Il Messaggero', 13 aprile 2016)
"L'uscita di un film che s'intitola «Il libro della giungla» comunica a ogni persona che non sia minorenne due diverse sensazioni: nessuna curiosità perché conosce trama e personaggi fino all'ultimo dettaglio e molto piacere perché li ha amati, li ama e li amerà per sempre. L'attuale remake della pellicola d'animazione datata 1967 (...) recupera gran parte dello spirito del capolavoro kiplinghiano cercando, senza crederci troppo, di orientare in senso ecologistico-progressista l'impostazione old british fondata sull'apologia della coesione societaria e il rispetto di una rigida solidarietà familiare. Prescindendo dalle reazioni determinate dalle opzioni aggiornate del gusto è più importante, però, avvertire il pubblico composto di piccoli e adulti che lo show spettacolare comporterà un'overdose realistica incredibile, se non a tratti insostenibile. Il regista Favreau, non a caso noto come orchestratore kolossal anche dal punto di vista dell'uso e abuso delle tecnologie digitali («Iron Man»), ha infatti aggiunto alla capacità storicamente innata del marchio di antropomorfizzare gli animali una potenza di ritmo, atmosfere, dialogo, pathos e suspense che potrebbe fare pensare persino a Tarantino. Col notevole risultato di rendere la presenza ferina vagamente inquietante e la giungla ricostruita in studio stordente e brulicante come raramente è stata ricreata su di uno schermo." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 14 aprile 2016)
"Jon Favreau è un cineasta difficile da inquadrare. Dagli esordi rigorosamente insino a regista di blockbuster e produttore televisivo, ha quasi sempre messo in campo una notevole intelligenza cinematografica, soprattutto nella gestione dei supereroi dell'universo Marvel. (...) 'Il libro della giungla', film per il quale ha ricoperto anche il ruolo di produttore, è l'ennesima dimostrazione che esistono in realtà blockbuster e... blockbuster. Favreau, proprio come nel caso di 'Iron Man', riesce a gestire macchine complesse, evidenziando una comprensione articolata dei meccanismi narrativi e delle implicazioni mitologiche dei personaggi affrontati. 'Il libro della giungla', in questo senso, è l'esemplificazione dell'approccio di Favreau a un'idea di spettacolarità e racconto caratteristico di quanto oggi si definisce post-cinema. Se si ha la pazienza di restare seduti durante gli interminabili titoli di coda (un piccolo film a parte dove è possibile ascoltare anche l'inconfondibile voce di Dr. John) si è travolti dalle centinaia di nomi (migliaia?) che scorrono e che hanno contribuito ai numerosi settori tecnici del film. Inevitabile chiedersi come sia cambiato il lavoro del cineasta di fronte al moltiplicarsi esponenziale della complessità di un film (è ancora solo un film?) come 'Il libro della giungla'. Probabilmente l'abilità di Jon Favreau sta proprio nell'utilizzare al meglio tutto quanto uno studio come la Disney riesce a mettere a sua completa disposizione e contemporaneamente a dissimularne la presenza sullo schermo. Restare attaccato al racconto e ai personaggi, evitando d'essere ipnotizzato dalla tecnologia. Dal punto di vista strettamente visivo il film è stupefacente. Basta osservare come il vento accarezza il pelo dei lupi o la spettacolare arrampicata delle scimmie che rapiscono Mowgli. 'Il libro della giungla' è probabilmente un vertice del fotorealismo contemporaneo, senza contare lo straordinario lavoro sulla profondità di campo e la prospettiva favorito da un 3D assolutamente organico al racconto. La sceneggiatura di Justin Marks, pur restando fedele all'adattamento del cartone Disney di Wolfgang Reitherman (...) affronta con sguardo più adulto le problematiche relative al rapporto fra umani e natura. (...) 'Il libro della giungla' riesce nell'impresa di essere un film per bambini in grado di non banalizzare il proprio pubblico di riferimento e di offrirsi come opera per affrontare le trasformazioni cui va incontro il cinema contemporaneo." (Giona A. Nazzaro, 'Il Manifesto', 14 aprile 2016)
"Rudyard Kipling, scrittore britannico di chiara fama, è morto il 18 gennaio 1936; 80 anni più tardi, a farlo rivoltare nella tomba è l'ennesima, e purtroppo non ultima, trasposizione cinematografica del suo capolavoro, 'II libro della giungla'. Se nel 1967 il 19 film Disney seppe rendere onore a Mowgli e compagnia animale con tratto gentile, colonna sonora strepitosa e una marcata ma non marchiana dolcificazione delle pagine originali, 'Il libro' di Jon Favreau mostra fedeltà ai risvolti dark, tetri di Kipling, ma solo come può esserlo una parafrasi per una poesia. Realizzato in live-action, con un attore in carne e ossa (il piccolo e inespressivo Neel Sethi) per Mowgli, e computer grafica, motion capture, rendering per animali e ambienti, fa di pastiche pasticcio, di tecnica mista poetica sballata." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 14 aprile 2016)
"Che spettacolo la versione live-action del capolavoro di Kipling, nobilitata da un lavoro eccezionale sulle immagini e dalla perfetta interazione tra CGI e il giovane (e solo) protagonista. L'ottimo 3D, poi, completa questo quadro d'autore." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 14 aprile 2016)