A Taipei, il giovane Xiao-kang vive a casa con i genitori, ma tra loro non c'è quasi dialogo. La madre fa l'ascensorista in un ristorante ed ha una stanca relazione con un trafficante di videocassette porno, il padre, pensionato, frequenta di tanto in tanto le saune gay della città. Un giorno Xiao-kang accetta l'invito di un'amica e fa in un film una particina che lo vede nel ruolo di un cadavere galleggiante in un fiume. Il giorno dopo il ragazzo accusa dolore al collo e alle spalle. Il dolore diventa sempre più acuto, e a turno i genitori cercano di curarlo con il massaggio, l'agopuntura, l'esorcismo spirituale. Il dolore rimane, Xiao-kang viene ricoverato in ospedale e, di fronte all'inefficacia delle cure, pensa al suicidio. Il padre viene a sapere di un santone guaritore in una città vicina e decide di portarci il figlio. Mentre aspettano di essere ricevuti, il genitore va in una vicina sauna gay, dove si reca anche il figlio e, nel buio di una stanza, i due si incontrano a loro insaputa. La mattina dopo, il padre invita il figlio a prepararsi per fare ritorno a casa. Xiao-kang si affaccia alla finestra dell'albergo e guarda in alto il cielo.
SCHEDA FILM
Regia: Tsai Ming-liang
Attori: Lee Kang-sheng - Xiao-kang, Lu Hsiao-Ling - Madre di Xiao-kang, Miao Tien - Padre di Xiao-kang, Chen Shiang-chyi - Amante di Xiao-kang, Chen Chao-Jung - Giovane nella sauna, Long Chang - Amante della madre, Ann Hui - Regista, Yang Kuei-Mei
Soggetto: Tsai Ming-liang, Yang Bi-ying, Tsai Yi-chun
Sceneggiatura: Yang Bi-ying, Tsai Ming-liang, Tsai Yi-chun
Fotografia: Liao Pen-jung
Musiche: Yang Ching-An
Montaggio: Chen Sheng-Chang, Lei Cheng-Ching
Scenografia: Lee Pao-Lin, Tony Lan
Costumi: Yu Wang (II)
Altri titoli:
The River
Durata: 115
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE
Produzione: HSU LI-KONG, CHIU SHUN-CHING
Distribuzione: LUCKY RED (1997) - LUCKY RED HOME VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1997.
- VINCITORE DELL'ORSO D'ARGENTO PREMIO SPECIALE GIURIA BERLINO '97.
CRITICA
"Impeccabile nella geometria delle architetture di interni ed esterni urbani, nella rappresentazione dei silenzi della parola e dell'animo, nell'asciutta morbosità dell'eros, nell'implodere delle ossessioni (cibo, morte), 'Il fiume' è un "film d'acqua" che defluisce più che finire, che si riempie di vuoti liquefatti più che sciogliersi, che vaporizza le torbide insensatezze della vita, senza mai provocare sollievo. Semmai torpore, devastazione, vuoto." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 15/6/1997)