A Madrid, Betty, psicologa, mentre addestra giovani medici ad affrontare le titubanze dei parenti di soggetti in coma circa eventuali trapianti, viene raggiunta dall'amica Leo Macias che, struggendosi per l'assenza del marito Paco, ufficiale NATO in servizio a Bruxelles, è oppressa dagli stivaletti da lui donati e non riesce a toglierli. In realtà, come confida all'amica a cena, il suo rapporto è in crisi. Betty, sapendo delle sue capacità letterarie, le presenta il direttore di "El Paìs", Angel, che si interessa ai suoi scritti e le chiede un editoriale su Amanda Gris, autrice di romanzi rosa di successo, che è in realtà lo pseudonimo della donna, cui l'editrice Alicia rimprovera da qualche tempo un cambio radicale ed intollerabile di stile. Leo reagisce andandosene irritata e scrive una corrosiva stroncatura della Gris su "El Paìs". Angel le confida di aver scritto l'editoriale elogiativo della medesima e di aver letto un copione cinematografico che plagia uno degli scritti inediti di Leo, che però ha altro cui pensare: Paco verrà in licenza. Ma il bramato incontro si trasforma in un litigio: lui finisce per lasciarla bruscarnente, minacciando il divorzio. Disperata, Leo ingoia sonniferi, ma la voce della madre Jacinta al telefono fa sì che lei si riscuota e dopo una doccia scenda barcollando in strada dove la trova Angel che la ospita per la notte. Tornata a casa, vi trova un'allarmata Betty che le confida di avere una storia sentimentale con Paco. Ferita e delusa, Leo si rifugia con la madre ad Almagro. Ripresasi alquanto torna a Madrid dove assiste allo spettacolo di danza della fida cameriera Blanca, ex stella del flamenco, e del figlio Antonio il quale, avendo lei rifiutato la compagnia di Angel, le fa una visita confidandole di aver trafugato ed usato il suo manoscritto per autofinanziarsi. Respinte le avance del giovane che vorrebbe sdebitarsi con lei alleviando la sua solitudine, Leo decide infine di andare da Angel e di brindare con lui.
SCHEDA FILM
Regia: Pedro Almodóvar
Attori: Marisa Paredes - Leo, Imanol Arias - Paco, Juan Echanove - Angel, Manuela Vargas - Blanca, Joaquin Cortes - Antonio, Chus Lampreave - La madre, Rossy de Palma - Rosa, Carmen Elias - Betty
Soggetto: Pedro Almodóvar
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar
Fotografia: Affonso Beato
Musiche: Alberto Iglesias
Montaggio: José Salcedo
Scenografia: Esther García
Costumi: Hugo Mezcua, Max Mara, Ermenegildo Zegna
Effetti: Juan Ramón Molina, Pablo Núñez
Durata: 100
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Produzione: AUGUSTIN ALMODOVAR PER EL DESEO
Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE - CECCHI GORI HOME VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO FEBBRAIO 1996
CRITICA
"Almodòvar aveva il carisma provocatorio, il favore della moda, la confidenza col pubblico aggiornato e "intelligente". Con quest'ultimo titolo perfeziona, invece, una vera e forte identità d'autore, a rischio di perdere molti fans della vecchia maniera estroversa, sgangherata e sgargiante: collegandosi all'insuperabile 'Tacchi a spillo', infatti, 'Il fiore del mio segreto' affronta il tuttotondo di una personalità con un'acutezza angosciosa degna di Fassbinder. Gli spassosi riferimenti a un'ispanità greve, eppure contagiosa e rivitalizzante, restano: ma come raggrumati alla fine dei paragrafi, addensati negli intervalli e nelle pieghe di un armonico, straziante e incisivo leitmotiv. Quello della protagonista Leo, donna sull'orlo di una crisi da menopausa, che da anni scrive, sotto lo pseudonimo di Amanda Gris, best-seller rosa e vede spegnersi, a un tempo, l'amore dell'adorato marito ufficiale e la propria fiammeggiante vena romanzesca. La crisi coniugale e quella professionale procedono di pari passo, esponendo la protagonista a una bufera di sensazioni, indecisioni, furori, slanci e ripiegamenti. Almodòvar lavora, come sempre, ai margini della storia, rifinendo irridenti personaggi minori, forzando la chiave delle battute ed esaltando dettagli (apparentemente) superflui: ma stavolta la straordinaria Marisa Paredes occupa davvero il nerbo drammaturgico, "divorando" le scene e risucchiando la macchina da presa in un tourbillon di inauditi corpo-a-corpo esistenziali. Dopo un primo tempo molto dialogato, lento, estremamente complesso nella sua stratificazione, il film fiorisce, acquista geometria, s'esalta nel toccante crescendo della seconda parte. E anche se si è usciti perplessi dalla sala, si sentirà che i suoi temi continuano a pulsare, a suggerire dubbi, a ramificarsi, a rimodellarsi in profondità nella memoria." (Il Mattino, Valerio Caprara, 2/4/96)
"Spruzzata, invece che intinta, di grottesco, la commedia vive della sua dolorante eroina (un'eccellente Marisa Paredes), dei suoi rapporti con la madre, così simpatica e brontolona, con la sorella, con la devota domestica (che ha un passato, ma anche un presente di danzatrice) e il figlio suo, un po' ladro. Meno definito o, forse, soltanto più ambiguo è il personaggio dell'amico giornalista. Tutti personaggi "double face" raccontati con affetto, tenera ironia, leggerezza."(Il Giorno, Morando Morandini, 3/4/96)