IL DECALOGO 9

DEKALOG DZIEWIEC

POLONIA 1988
A Varsavia il dottor Roman, dopo aver trascorso molti anni di felice matrimonio con Hanka, si sente diagnosticare da un collega l'impotenza assoluta. Per lui è lo sconforto ma la moglie non sembra particolarmente afflitta perchè sostiene che solo i sentimenti contano in un matrimonio. Malgrado abbia piena fiducia in lei, Roman, divenuto geloso, si mette a spiare Hanka finchè scopre che ha come amante Marius, un giovane studente di fisica. Dopo una scena squallida ed umiliante per entrambi, Roman perdona Hanka che promette di non mentirgli più. Riconciliati, pensano all'eventualità di adottare un figlio e decidono che una breve separazione sia salutare. Ma Roman, quando scopre che Marius si è recato nel medesimo luogo in cui Hanka è andata in vacanza, sentendosi nuovamente tradito, tenta il suicidio, non sapendo che questa volta la moglie è innocente in quanto è intenzionata a non rivedere più Marius. Tornata precipitosamente a Varsavia la donna ha la fortuna di ritrovare ancora vivo il marito al quale può nuovamente attestare il suo sincero sentimento.
SCHEDA FILM

Regia: Krzysztof Kieslowski

Attori: Ewa Blaszczyk - Hanka, Piotr Machalica - Roman, Jolanta Pietek Gorecka - Ola, Jan Jankowsli - Mariusz, Artur Barcis

Soggetto: Krzysztof Piesiewicz, Krzysztof Kieslowski

Sceneggiatura: Krzysztof Kieslowski, Krzysztof Piesiewicz

Fotografia: Piotr Sobocinski

Musiche: Zbigniew Preisner

Montaggio: Ewa Smal

Scenografia: Halina Dobrowolska

Durata: 58

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: NORMALE

Produzione: TELEWIZJA POLSHAW (VARSAVIA) SENDER FREIES BERLIN (BERLINO)

Distribuzione: GENERAL VIDEO, SAN PAOLO AUDIOVISIVI, L'UNITA' VIDEO

Episodi: NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI

CRITICA
"Il suo tema centrale è in fondo, la mancanza (il bisogno) dell'amore. 'Dove manca l'amore ha detto qualcuno - il male può prendere il suo posto'. Lasciamo pur stare i rimandi da 'cinéphile' ('La finestra sul cortile' di Hitchcock, 'L'occhio che uccide' di Powell) o le interpretazioni psicoanalitiche (il cannocchiale come pene che penetra, la finestra illuminata di fronte come schermo), e badiamo alla sostanza: un linguaggio terso di estrema precisione e intensità; una tensione drammatica che monta pian piano, arriva al culmine e si quieta con passaggi teneramente malinconici (come avrebbe detto Stefano Reggiani); tre personaggi, tre interpreti mirabili. Tenerezza, erotismo, tristezza, interrogazione sui sentimenti: un piccolo grande film sull'amore." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 26 Ottobre 1989)

"Il film è una bizzarra lezione d'amore gestita a un altissimo livello di spiritualità senza un'immagine in più né una nota falsa, mentre sullo schermo si confrontano il pragmatismo erotico di una figlia del secolo e la sensibilità scorticata di un adolescente dostoevskiano. La conclusione è che la vita, pur accelerata da possenti moti del cuore, è indecifrabile. Sia per chi agisce che per chi è agito. Polonia, anno zero." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 27 Ottobre 1989)

"Vale sempre il precetto 'Non desiderare la donna d'altri' se il marito di lei è impotente? Attraverso il solito approccio bizzarro dei regista Kieslowski, affiancato dallo sceneggiatore Krzisztof Piesiewicz, nel capitolo IX del 'Decalogo' polacco buttiamo un occhio su alcune scene dal matrimonio del medico Roman e di sua moglie Hanka impiegata della Klm. Lei è una donna corteggiatissima, lui è un pezzo di marcantonio clinicamente condannato a babilonismo irreversibile. (...) Nel corso dei dieci racconti ci siamo installati nel falansterio alla periferia di Varsavia, abbiamo conosciuto tanti personaggi o meglio li abbiamo riconosciuti: perché, come succede nei rari casi in cui il cinema racconta la vita, assomigliano a noi e a quelli intorno a noi. Ci aiutano a riflettere, sul pretesto non certo futile di leggi considerate divine, sul nostro esistere e sul destino di tutti." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 3 Giugno 1990)

"Per il Nono Comandamento, 'Non desiderare la donna d'altri', Kieslowski si è rifatto al solito triangolo, lui, lei e l'alto, ma naturalmente a modo suo e, pur chiudendo con un tentato suicidio per amore, senza nessuna indulgenza per il romanticismo, anzi, se possibile, con accenti perfino più gelidi del solito. (...) Non è, intendiamoci, il Kieslowski migliore, ma, nel contesto dei dieci film, tenta almeno una strada nuova, l'ironia appunto, mostrando di saperla dominare con impegno. Forse, se vogliamo, il risvolto finale dei due fratelli con i francobolli senza valore è debole fino a una vera e propria caduta, ma niente è perfetto: neanche questo grandissimo 'Decalogo' che pure, nonostante la sua destinazione televisiva, resterà tra i monumenti più insigni del cinema degli anni Ottanta." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 10 Maggio 1990)

"Come sempre, le storie eloquenti sono narrate da Kieslowski in uno stile bellissimo e struggente, con uno sguardo ravvicinato che chiude i pochi personaggi in spazi ridotti, che contempla in immagini dense, implacabili, emozionanti, la solitudine e la desolazione d'un modo di vivere destabilizzato e privo di senso. Facendo doppiare questi film televisivi di Kieslowski molto accuratamente sotto la direzione di Carlo Di Carlo, distribuendoli nei cinema italiani durante molti mesi, dalla primavera al cuore rovente di questa estate, la società Mikado con Raiuno e con la FICE (Federazione dei Cinema d'Essai) ha compiuto un lavoro spettacolar-culturale davvero importante e ammirevole, che merita ogni gratitudine di chi ama il cinema." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 28 Luglio 1990)