Confinato al pronto intervento telefonico per un'indagine interna, un poliziotto di Copenhagen riceve una chiamata da una donna che sostiene di essere stata rapita: dovrà gestire la situazione rimanendo sempre vicino al telefono.
SCHEDA FILM
Regia: Gustav Möller
Attori: Jakob Cedergren - Asger Holm, Jessica Dinnage - Iben, Johan Olsen - Michael, Omar Shargawi - Rashid
Sceneggiatura: Gustav Möller, Emil Nygaard Albertsen
Fotografia: Jasper Spanning
Musiche: Carl Coleman, Caspar Hesselager
Montaggio: Carla Luffe
Suono: Oskar Skriver
Durata: 85
Colore: C
Genere: POLIZIESCO DRAMMATICO THRILLER
Specifiche tecniche: DCP, (1: 2.39), SHOT ON ALEXA
Produzione: LINA FLINT PER NORDISK FILM SPRING
Distribuzione: MOVIES INSPIRED (2019)
Data uscita: 2019-03-07
TRAILER
NOTE
- PREMIO PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA AL 36. TORINO FILM FESTIVAL (2018).
CRITICA
"(...) Meraviglioso thriller ricco di suspense e colpi di scena, con lo spettatore che si ritrova alla consolle insieme al protagonista e ne vive i drammi attraverso le parole che pronuncia e ascolta. Un film fatto di niente e una sceneggiatura senza sbavature che incolla dall'inizio alla fine seppur privo di scenografia." (SteG., 'Il Giornale', 7 marzo 2019) "Jakob Cedergren, l'attore danese protagonista di 'The Guilty', ha 46 anni. Il resto della troupe - regista, sceneggiatore, produttrice, direttore della fotografia - ha poco più di trent'anni. E tutti insieme, per la loro opera prima, hanno fatto centro. 'The Guilty' è un «thriller telefonico» a un solo personaggio in un piccolo spazio - una stanza - che non dà tregua. (...) Ricordate 'Locke' con Tom Hardy al volante di un'auto per tutto il film? Ecco, il principio è questo. Cedergren è superlativo, e nel remake americano avrà il volto di Jake Gyllenhaal." (Claudia Ferrero, 'La Stampa', 7 marzo 2019) "Ve lo ricordate 'Locke' di Steven Knight, battezzato nel 2013 dalla Mostra di Venezia? Il suo gemello diverso è il sorprendente esordio alla regia del danese Gustav Möller: 'The Guilty', ovvero 'Il colpevole'. Premio del pubblico al Sundance, Rotterdam e Torino, approdato nella shortlist di nove titoli del Best Foreign Language Film agli ultimi Oscar, con 'Locke' ha affinità esplicite: anche qui un one man show, ma lo spettacolo è senza clamore; anche qui il rispetto delle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione; anche qui economia di mezzi e dispendio di ingegno. Non è un'assoluta novità, eppure, The Guilty conquista e gratifica, perché rimette sul piedistallo cinematografico una merce sempre più rara: l'idea, anche meno, un' idea. (...) Sei mesi di preparazione, tredici giorni di riprese (rispettando l'ordine della storia), tre macchine da presa a inquadrare Cedergren contemporaneamente, un remake americano con Jake Gyllenhaal già in cantiere e alcuna ispirazione, almeno dichiarata, a 'Locke', 'La vita corre sul filo' di Pollack o 'La conversazione' di Coppola, 'The Guilty' ha un titolo indiziario, che cerca di onorare in più direzioni e accezioni: solo una ve la possiamo dire senza incorrere in spiacevoli spoiler, e riguarda proprio Asger, che l'indomani dovrà affrontare un processo. Colpevole anche lui, e chi altri? Chi cade in bicicletta, chi è coinvolto in una rissa, chi in un problema familiare, molti sono i chiamanti, ma pochi gli eletti: quale il reo, e reo confesso? Giostrandosi tra la routine del centralino e l'avvenimento straordinario, riverberando sulla fronte di Asger i nostri dubbi - è innocente? - e dosando sapientemente non conoscenza e inquietudine, il thriller inforca la cuffia e si mette in ascolto delle nostre peggiori paure, senza dimenticare di farsi saggio snello ma puntuto sulla veridizione. Insomma, mollate le false certezze e correte in sala: alla sbarra del Cinema, 'Il colpevole' è innocente. (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 8 marzo 2019) The Guilty - Il colpevole "Thriller claustrofobico, tutto in una stanza. (...) Come in 'Locke', ma bisogna citare anche 'Il terrore corre sul filo' e 'La vita corre sul filo', siamo col cielo in una stanza: una lotta col tempo attraverso il telefono, urge che lo spettatore si faccia un suo film. Il danese Möller, ci induce in tentazione e riesce a creare una suspense senza far uso della solita macchina violenta, ma usando solo l'evocazione." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 14 marzo 2019)