Nominato nell'immediato dopoguerra a capo dell'Agip, l'ente petrolifero creato dal fascismo, con il compito di liquidarla, il marchigiano Enrico Mattei decide invece di tenerla in vita. La sua scelta è dovuta al ritrovamento di una relazione che afferma che la Val Padana nasconde importanti risorse energetiche. Riprese le trivellazioni, l'Agip trova soprattutto metano. Questo gas consentirà di fornire all'industria energia a basso prezzo. Per Mattei è il punto di partenza per la creazione di un centro di potere, al servizio dello Stato e degli italiani, che gli darà il modo di impostare su nuove basi i rapporti con i Paesi produttori di petrolio. La sua politica, sorretta da giuste intuizioni, e condotta con straordinaria energia e spirito imprenditoriale, provocherà la rabbiosa reazione di coloro i cui interessi sono stati da lui colpiti. Che siano stati proprio questi a decretare la morte di Mattei, è l'interrogativo che pesa sulla sua fine, avvenuta nel 1962, quando il bireattore personale usato per i suoi spostamenti d'affari precipitò nelle campagne di Bascapè, a pochi chilometri da Milano. Molti elementi sembrano suffragare tale ipotesi, e il film, senza avvalorarli, li enumera attraverso interviste con l'ex capo dei servizi segreti francesi e con altre personalità.
SCHEDA FILM
Regia: Francesco Rosi
Attori: Gian Maria Volonté - Enrico Mattei, Luigi Squarzina - Giornalista Liberale, Renato Romano - Giornalista, Peter Baldwin - Mc Hale, intervistatore americano, Franco Graziosi - Il Ministro, Gianfranco Ombuen - Ing. Ferrari, Elio Jotta - Il Generale, Luciano Colitti - Bertuzzi, Dario Michaelis - Maresciallo dei Carabineri, Edda Ferronao - Signora Mattei, Michele Pantaleone - Se stesso, Ferruccio Parri - Se stesso, Arrigo Benedetti - Se stesso, Francesco Rosi - Se stesso, Jean Rougeul - Giornalista francese, Ugo Zatterin - Ministro, Thyraud De Vosjoli - Autore della biografia di Mattei, Accursio Di Leo - Personalità siciliana, Giuseppe Lo Presti - Personalità siciliana, Salvo Licata - Giornalista, Raffaele Bardini - Fratello di Mattei, Aldo Barberito - Ufficiale, Vittorio Fanfoni - Giornalista, Terenzio Cordova - Funzionario di PS, Felice Fulchignoni - Personalità siciliana, Furio Colombo - Assistente di Mattei, Blaise Morrissey - Petroliere americano, Alessio Baume - Giornalista del "Time", Sennuccio Benelli - Giornalista, Carlo Simoni - Collaboratore di Mattei, Gianni Farneti - Giornalista, Umberto D'Arrò - Giornalista, Giuseppe Rosselli - Giornalista, Franca Sciutto - Hostess, Camillo Milli - Giornalista, Aldo Farina - Agente di cambio, Aldo De Carellis - Banchiere, Vincenzo Pinciroli - Capo del personale
Soggetto: Francesco Rosi, Tonino Guerra
Sceneggiatura: Francesco Rosi, Tonino Guerra, Nerio Minuzzo - collaborazione, Tito De Stefano - collaborazione
Fotografia: Pasqualino De Santis, Mario Cimini - operatore, Gianni Fiore Coltellacci - assistente operatore, Marcello Mastrogirolamo - assistente operatore
Musiche: Piero Piccioni
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Scenografia: Andrea Crisanti
Costumi: Franco Carretti
Altri titoli:
The Mattei Affair
Durata: 116
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: PANORAMICA, 35 MM - EASTMANCOLOR
Produzione: FRANCO CRISTALDI PER VIDES CINEMATOGRAFICA, VERONA PRODUZIONI
Distribuzione: CIC - RICORDI VIDEO, RCS FILMS & TV, L'UNITA' VIDEO
NOTE
- PALMA D'ORO AL 25MO FESTIVAL DI CANNES (1972).
CRITICA
"Mirabile impasto di cronaca, documento e libera rievocazione, nel quale vengono utilizzate testimonianze dal vero, interviste, diapositive e accurate ricostruzioni. Il "Caso Mattei" rievoca, con un linguaggio cinematografico antitradizionale, un personaggio e la sua storia. Mentre l'originalità dello stile, il magistrale montaggio e il ritmo sempre serrato, gli conferiscono una grande efficacia emotiva, la sua impostazione problematica tende a coinvolgere lo spettatore anche a livello critico e ciò rappresenta un ulteriore titolo di merito". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 72, 1972).
"'Il caso Mattei' è un film di cui si dovrebbe parlare a lungo, tanta parte della recente storia italiana essendovi riflessa, nel bene e nel male. Stringendo il giudizio, diciamo che le riserve sulla sua concezione non possono far passare in secondo piano la qualità espressiva di molte sequenze, e anche la novità di uno stile che intrecciando abilmente, con un magistrale montaggio, il realismo del documentario e il fantastico sotteso a un costante clima di ardire e di minaccia, la cronaca politica alla prosa di viaggio e d'avventura, impagina il racconto di questa nuova febbre dell'oro con un senso visivo dell'informazione di grande efficacia emotiva. Soprattutto per la tensione, il ritmo serrato, la crudezza dell'inizio e del finale, che chiudono in una morsa agghiacciante tutta la storia (...)". (Giovanni Grazzini, 'Corriere della Sera', 27 gennaio 1972)