Tunisia, durante la II Guerra Mondiale. Nour e Myriam sono due ragazze adolescenti che vivono nello stesso quartiere e che, nonostante siano una musulmana e l'altra ebrea, sono legate da una forte amicizia. Nour, promessa sposa a suo cugino Khaled, vorrebbe frequentare la scuola come la sua amica. Myriam, dal canto suo, sogna di trovare anche lei, come la sua amica, il "principe azzurro" e di coronare il suo sogno d'amore. Mentre il matrimonio di Nour viene rinviato mese dopo mese perché Khaled non riesce a trovare un lavoro, nel novembre del 1942, l'ingresso dell'esercito nazista a Tunisi cambia per sempre la vita di Myriam. A sua madre Tita viene proibito di lavorare perché di religione ebraica e alla ragazza non resta che accettare di sposare un ricco medico. Le esistenze di Myriam e Nour e il loro stesso legame saranno messi a dura prova...
SCHEDA FILM
Regia: Karin Albou
Attori: Lizzie Brocheré - Myriam, Olympe Borval - Nour, Najib Oudghiri - Khaled, Simon Abkarian - Raoul, Karin Albou - Tita
Sceneggiatura: Karin Albou
Fotografia: Laurent Brunet
Musiche: François Eudes
Montaggio: Camille Cotte
Scenografia: Khaled Joulak
Costumi: Tania Shebabo-Cohen
Altri titoli:
The Wedding Song
Durata: 100
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: GLORIA FILMS, FRANCE 3 CINÉMA CON LA COLLABORAZIONE DI CANAL +, CINECINEMA, CON IL SOSTEGNO DI PROCIREP, ANGOA-AGICOA
Distribuzione: ARCHIBALD FILM
Data uscita: 2009-12-18
NOTE
- PRESENTATO AL 26. TORINO FILM FESTIVAL (2008) NELLA SEZIONE "LO STATO DELLE COSE".
CRITICA
"Promette molto, ma non mantiene tutto «Il canto delle spose». Le atmosfere, i costumi, i volti, le luci danno così l'impressione d'essere colti dalla macchina da presa per un principio dimostrativo, anziché poetico; grazie alle ottime interpreti il film si fa peraltro apprezzare per la segreta intensità delle espressioni, rivelatrici di un'ardua intesa umana e femminile che va al di là del teorema per immagini." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 18 dicembre 2009)
"Basterebbe questo sguardo così inconsueto su una tragedia vista quasi sempre con occhi europei a dire l'interesse eccezionale del secondo film della franco-algerina Karin Albou (...) bravissima a rievocare un'intera epoca in pochi scorci (...). Sottolineando, a volte un poco didascalicamente, le contraddizioni più sanguinose (...). Con una precisione e un'immediatezza che solo il cinema può rendere con tanta fedeltà." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 18 dicembre 2009)
"Nel Canto delle spose le pedine vengono spostate quanto basta per non sembrare un calco del precedente. Si capisce che alla regista interessano i corpi femminili, più o meno segregati e sempre prigionieri della volontà maschile. Interessano gli sguardi di complicità adolescenziale, le testoline con nastri tra i capelli appoggiate teneramente fronte a fronte, le parole mormorate in confidenza (baci e principi azzurri, perlopiù ) tra i vapori dell'hamman." ('Il Foglio', 19 dicembre 2009).