Stubby Preston, un baro, arriva in un piccolo paese del West preceduto dalla sua fama. Lo stesso giorno, lo sceriffo lo arresta e lo chiude in cella. Durante la notte, però, una banda di uomini incappucciati fa irruzione nel paese e compie una strage. Così Preston viene liberato e si trova a dover vagare per il deserto insieme ad alcuni compagni di viaggio molto particolari: c'è Bunny, una prostituta incinta; Burt, un pazzoide di colore, ed infine l'ubriacone Clem. Nel deserto il gruppo s'imbatte nello spregevole Chaco che, dopo aver violentato Bunny, ferisce gravemente Clem, uccidendolo. Mentre Burt perde del tutto la ragione, per Bunny si avvicina il momento del parto. Fortunatamente arriva in loro aiuto il reverendo Sullivan che li conduce in un villaggio di minatori. Qui Bunny muore dando alla luce il suo bambino e Stubby, dopo aver affidato il neonato ai minatori, si rimette in marcia. Il suo nuovo obiettivo sarà vendicarsi di Chaco.
SCHEDA FILM
Regia: Lucio Fulci
Attori: Fabio Testi - Stubby Preston, Lynne Frederick - Emanuelle O'Neill, detta Bunny, Michael J. Pollard - Clem, Tomas Milian - Chaco, Harry Baird - Bud, Adolfo Lastretti - Reverendo Sullivan, Bruno Corazzari - Lemmy, Giorgio Trestini - L'uomo della città senza donne, Donald O'Brien - Lo sceriffo, Salvatore Puntillo - L'uomo che riposa disteso
Soggetto: Bret Harte - racconto, Ennio De Concini
Sceneggiatura: Ennio De Concini
Fotografia: Sergio Salvati
Musiche: Fabio Frizzi, Franco Bixio, Vince Tempera
Montaggio: Ornella Micheli
Scenografia: Giovanni Natalucci
Costumi: Massimo Lentini
Durata: 105
Colore: C
Genere: WESTERN
Specifiche tecniche: PANORAMICA, TECHNOSPES, EASTMANCOLOR
Tratto da: ispirato a un racconto di Bret Harte [Francis Brett Harte]
Produzione: CORALTA CINEMATOGRAFICA
Distribuzione: CINERIZ
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GIUGNO 1994.
CRITICA
"Truculento spaghetti-western che non si sottrae a tutti gli stereotipi del sottogenere". (Paolo Mereghetti, Dizionario dei film).
"Il film, non privo di ricercatezze tecniche nelle singole sequenze, sembra segnalare un deludente ritorno ai moduli del western all'italiana (...). Il tutto con l'assenza di coerenza narrativa, dando l'impressione di una sceneggiatura costruita alla ricerca di effetti diversi e mutuati da lavori già visti." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 79, 1975)