Il 1° giugno 1970 il movimento studentesco di Pisa riceve la preoccupante notizia di un imminente colpo di Stato militare. Per evitare i rastrellamenti, ai più esposti politicamente viene consigliato di trascorrere qualche giorno lontano da casa e tra loro c'è il cantautore Pino Masi, compositore dell'inno di Lotta Continua. Quando viene raggiunto dalla notizia, Pino si trova nella sua soffitta e, insieme a lui, ci sono due liceali ventenni, Renzo Lulli e Fabio Gismondi che attendono da molto tempo un 'provino' con lui. Così, quando Pino gli propone di accompagnarlo con la loro A112 fuori città, accettano e si dirigono verso il confine jugoslavo. In uno stato di paranoia sempre crescente, i tre ragazzi si convincono tra di loro del pericolo imminente e, dopo aver telefonato a casa e bruciato agendine e documenti che possano collegarli ai movimenti di sinistra, fanno rotta verso l'Austria. Quando però si accorgono di non avere documenti validi per l'espatrio, davanti a loro si pone un'unica via d'uscita...
SCHEDA FILM
Regia: Roan Johnson
Attori: Claudio Santamaria - Pino Masi, Francesco Turbanti - Renzo Lulli, Paolo Cioni - Fabio Gismondi, Sergio Pierattini - Padre di Lulli, Daniela Morozzi - Mamma di Lulli, Fabrizio Brandi - Padre di Gismondi, Capovilla - Barista, Lorenzo Bartoli
Soggetto: Renzo Lulli
Sceneggiatura: Davide Lantieri, Roan Johnson, Renzo Lulli - collaborazione, Francesco Bruni - supervisione
Fotografia: Tommaso Borgstrom
Musiche: Stefano Ratchev, Mattia Carratello
Montaggio: Marco Guelfi
Scenografia: Mauro Vanzati
Arredamento: Giulia Parigi
Costumi: Andrea Cavalletto
Suono: Stefano Campus
Durata: 85
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: 35 MM
Tratto da: tratto da una storia vera
Produzione: CARLO DEGLI ESPOSTI, NORA BARBIERI, CONCHITA AIROLDI, PATRIZIA MASSA PER PALOMAR E URANIA PICTURES CON RAI CINEMA IN COPRODUZIONE CON RECTANGLE PRODUCTIONS
Distribuzione: CINECITTÀ LUCE
Data uscita: 2011-11-11
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI-DIREZIONE GENERALE CINEMA, IN ASSOCIAZIONE CON FIP-FILM INVESTIMENTI PIEMONTE E CON IL SOSTEGNO DELLA FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE.
- EVENTO SPECIALE ALLA VI EDIZIONE DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI ROMA (2011). FRANCESCO TURBANTI HA OTTENUTO LA MENZIONE SPECIALE DEL PREMIO L.A.R.A (LIBERA ASSOCIAZIONE RAPPRESENTANZA DI ARTISTI).
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2012 PER IL MIGLIOR SOGGETTO.
CRITICA
"I primi della lista trasformano in oro il 'piombo' dei favolosi anni 70, e fa luccicare la stagione delle lotte operaie e studentesche con tenerezza, humour e nostalgia. Esordio alla regia dello scrittore-sceneggiatore Roan Johnson, classe '74, nato a Londra da padre inglese e madre italiana, il film ripercorre la storia vera del liceale Renzo Lulli (Francesco Turbanti) che si trovò nel mezzo dell'Italia nera, quella sì di piombo, tra la strage di piazza Fontana e l'assassinio dell'anarchico Pinelli. Immagini d'epoca scorrono nel bianco e nero della Grecia dei colonnelli, e inquadrano l'avventura del liceale e dei suoi amici, Fabio Gismondi (Paolo Cioni) e Pino Masi (Claudio Santamaria), cantautore, in fuga verso il confine. (...) Magnifici Turbanti e Cioni al loro primo film, e, come sempre, impareggiabile Santamaria nella parte del 'leader', che poi, nei titoli di coda, incontreremo insieme agli altri veri protagonisti della storia, tutti finiti volontariamente ai 'margini'. Piccolo, imperdibile film italiano, riuscito a divincolarsi dalla morsa della Rai, (co-produttrice insieme a Urania Pictures e Palomar) che avrà visto solo tre compagni 'sciocchi' cantare 'Quello che non ho' di Fabrizio De André, piuttosto che i nostri fantasmi chiedere ancora i nomi degli stragisti." (Mariuccla Ciotta, 'Il Manifesto', 11 novembre 2011)
"Nella sua comicità lieve e stralunata, 'I primi della lista' sembra la risposta extra-parlamentare a 'Vogliamo i colonnelli', girato da Monicelli nel '73: peccato che il grande Mario non conoscesse questa storia, era perfetta per lui. Ma Johnson, italo-inglese cresciuto a Pisa, è degno di cotanto maestro e firma un film davvero insolito. Che si chiude sui veri Pino, Renzo e Fabio: se il primo è ancora un cantastorie in attività, gli altri due hanno vissuto girando il mondo, scolpendo statue e vendendo antiquariato, attualissima lezione per tutti i figli della globalizzazione che si chiedono come affrontare il futuro." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 11 novembre 2011)
"Spiritosa, anzi esilarante commedia, ispirata a un fatto vero, diventato leggendario in Toscana. (...) Si ride molto davanti all'odissea tragicomica di tre presunti terroristi, anche se sono esageratamente cretini." (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 11 novembre 2011)
"Spiacerà a chi da anni s'attende un film sugli anni di piombo percorso da ironia, o magari da autoironia. Ma qui la presa per i fondelli riguarda la balordaggine generica dei tre e non il loro vuoto politico. Il famoso 'golpe' che terrorizza i tre è poi quello di Junio Valerio Borghese che non terrorizzò manco le portinaie. Ma il regista ha l'aria di prenderlo quasi sul serio." (Giorgio Carbone, 'Libero', 11 novembre 2011)
"Tra il mito della lotta sessantottina e la commedia del grande bluff si insinua l'opera prima del pisano-londinese Johnson, rigoroso nello scomodar quel mito locale che fu ed è Pino Masi. Del noto cantastorie pisano di Lotta Continua, nonché autore de 'La ballata del Pinelli', il film circoscrive la leggendaria 'svista' del giugno 1970 che con il Lulli e il Gismondi Io portò in Austria a cercare asilo politico da un (a loro) immaginato golpe militare nel Belpaese. Il fatto di cronaca incise più la memoria pop che non quella storica, mentre il film abbandona precocemente il genere piombo-movie avventurandosi in un road-movie dalle fantasie intitolabili. Tre uomini e un golpe o Goodbye, Lotta continua. Il coraggio dell'esplorazione generis non manca, Santamaria trascina gli esordienti 'compagni' in giusti toni interpretativi, e qualche risata (nostalgica) si fa: ma nei vicoli pisani come dietro ai monti e sbarre tirolesi palpitano tre giovani che poco o niente incarnano 'quell'epoca' che qui, sfumata, sembra quasi chieder scusa d'esserci stata." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 10 novembre 2011)