Una ricercatrice dell'università di Ferrara va a Trieste per trovare notizie su una donna seppellita nel cimitero ebraico. Da qui comincia una ricerca a più voci e volti, tra Italia e Slovenia, attraverso personaggi che, poco per volta, costruiscono i contorni della storia. Sperimentazioni linguistiche e geografie politiche e umane di confine, passato e presente, realtà e finzione si mescolano in questo nuovo racconto di Elisabetta Sgarbi.
SCHEDA FILM
Regia: Elisabetta Sgarbi
Attori: LučKa PočKaj, Elena Radonicich, Gabriele Levada, Ivana Pantaleo, Branko Zavrsan, Roberto Herlitzka, Adalberto Maria Merli, Paolo Graziosi, Claudio Magris, Giorgio Pressburger
Sceneggiatura: Eugenio Lio, Elisabetta Sgarbi
Fotografia: Andrès Arce Maldonado
Musiche: Franco Battiato - a cura
Montaggio: Andrès Arce Maldonado, Elisabetta Sgarbi
Durata: 80
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: BETTY WRONG CON RAI CINEMA
Distribuzione: ISTITUTO LUCE CINECITTÀ (2019)
Data uscita: 2019-02-07
TRAILER
NOTE
- PRESENTATO AL 36. TORINO FILM FESTIVAL (2018), NELLA SEZIONE 'FESTA MOBILE'.
CRITICA
"Elisabetta Sgarbi ha una forte presa diretta emotiva con panorami geografici e interiori, che ben conosce, facce e luoghi che sono testimoni di storia e dolore: è l'unica regista davvero austroungarica su piazza. Con 'I nomi del signor Sulcic', dopo tanti documenti padani, debutta nel cinema fiction con una storia verosimile che si nasconde nelle pieghe del conflitto alla frontiera slovena con la scoperta di nuova famiglia e di diverse radici, partendo da un tomba nel cimitero ebraico e con tappa obbligatoria a Ferrara. Tra le ombre in sinagoga Herlitzka, Graziosi e Merli, oltre ad apparizioni (in senso letterale) di Magris e l'ultima volta di Pressburger. Mistery con tracce biografiche, risuona il nome Cavallini, scritto da Eugenio Lio e condotto dalla Sgarbi con amara dolcezza." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 7 febbraio 2019)
"Film di finzione, ma che racconta la Storia. Che procede come un libro, ma per immagini (la regista è Elisabetta Sgarbi). Ambientato oggi, ma che inizia nell'Italia al confine tra le violenze nazifasciste e le vendette titine. Da Trieste alle rive del Po, fra Lubiana e Tolmin, un uomo e una donna sono alla ricerca di un'identità. La propria. E l'agnizione finale è una pagina di letteratura mitteleuropea. Le impressioni che lascia sono due. Ottime. La prima è che non sembra un film italiano. La seconda è che un thriller, ma della Memoria." (LM, 'Il Giornale', 7 febbraio 2019)