I figli degli uomini

Children of Men

Fantascienza nostalgica e virtuosistica firmata Alfonso Cuarón. Che colpisce al cuore

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CANADA 2006
2027. La razza umana sta per estinguersi perché da 18 anni non nascono più bambini e la scienza non riesce a capire la causa dell'infertilità che dilaga nel mondo. In una Londra infestata da frange nazionaliste violente che vorrebbero mandar via dall'Inghilterra tutti gli immigrati, Theo Faron, attivista pacifista diventato semplice burocrate, viene coinvolto dalla ex-moglie rivoluzionaria, Julian, nel salvataggio e nella protezione di una ragazza rimasta misteriosamente incinta che potrebbe portare un barlume di speranza per la continuazione della specie umana...
SCHEDA FILM

Regia: Alfonso Cuarón

Attori: Clive Owen - Theodore Faron, Julianne Moore - Julian Taylor, Michael Caine - Jasper Palmer, Chiwetel Ejiofor - Luke, Charlie Hunnam - Patric, Claire-Hope Ashitey - Kee, Pam Ferris - Miriam, Danny Huston - Nigel, Peter Mullan - Syd, Oana Pellea - Marichka, Paul Sharma - Ian, Philip Herbert - Peter, Jacek Koman - Tomaz, Michael Klesic - Rado, Dhaffer L'Abidine - Zaphyr, Lucy Briers - Reporter TV, Robert Dearle - Autista, Barnaby Edwards - Funzionario Ministero delle Arti, Francisco Labbe - Salvador, Denise Mack - Emily, Thorston Manderlay - Hendrijk, Rogan Grant - Agente Polizia Militare, Suzy Kewer - Rifugiata, Henry Martens - Rifugiato, Ernesto Tomasini - Rifugiato, Juan Gabriel Yacuzzi - Diego Ricardo, Ed Westwick - Alex, Philippa Urquhart - Janice, Tehmina Sunny - Zara, Vidal Sancho - Ribelle basco, Peter Ryder - Agente di sicurezza, Faruk Pruti - Sirdjan, Georgette Pallard - Carmen, Martina Messing - Birgit, Caroline Lena Olsson - Caroline, Michael Norton - Fotografo, Maurice Lee, Somi Guha, Bruno Ouvrard, Joy Richardson, Milenka James

Soggetto: P.D. James

Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, David Arata, Timothy J. Sexton, Hawk Ostby, Mark Fergus

Fotografia: Emmanuel Lubezki

Musiche: John Tavener

Montaggio: Alex Rodríguez, Alfonso Cuarón

Scenografia: Jim Clay, Geoffrey Kirkland

Costumi: Jany Temime

Effetti: Paul Corbould, Frazer Churchill, Tim Webber, Double Negative, Framestore CFC

Durata: 114

Colore: C

Genere: THRILLER AVVENTURA DRAMMATICO FANTASCIENZA

Tratto da: romanzo omonimo di P.D. James

Produzione: UNIVERSAL PICTURES, STRIKE ENTERTAINMENT, BEACON COMMUNICATIONS LLC, HIT & RUN PRODUCTIONS, QUIETUS PRODUCTIONS LTD.

Distribuzione: UIP

Data uscita: 2006-11-17

TRAILER
NOTE
- OSELLA PER IL MIGLIOR CONTRIBUTO TECNICO A EMMANUEL LUBEZKI ALLA 63MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2006).

- CANDIDATO ALL'OSCAR 2007 PER MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE, FOTOGRAFIA E MONTAGGIO.
CRITICA
"Davvero non risparmia sulle scenografie, l'azione e il ritmo 'Children of Men' di Alfonso Cuaròn, ennesimo thrilling futuristico ambientato nell'Inghilterra del 2027. (...) Il regista messicano, già cooptato a Hollywood per dirigere 'Harry Potter e il prigioniero di Azkaban', affronta con entusiasmo degno di miglior causa l'omonimo romanzetto di P.D. James e ci dà dentro con le atmosfere apocalittiche di un Occidente punito a causa delle sue intolleranze e del suo imperialismo: tra rovine fumanti, campi di prigionia, schiere di poliziotti armati fino ai denti e micidiali attentati di una resistenza in stile Al Zarkawi, l'umanità rischia d'estinguersi perché le donne non possono più far figli. (...) Gremito di stereotipi buonisti e semplicistico come un volantino, 'Children of Men' neppure sfiora la vertigine visionaria di titoli similari come 'Blade Runner', 'L'uomo che fuggì dal futuro', '1984' o '28 giorni', ma in compenso utilizza tutti i dollari dell'importante budget, si giova di recitazioni professionali e inanella colpi di scena abilmente suddivisi tra confronto psicologico e botte da orbi a tutto schermo. In altri tempi si sarebbe detto un film non adatto al concorso e tutt'al più buono per le adunate notturne giovanottesche; ma siccome siamo sostenitori della contaminazione tra arte e intrattenimento a tutti i livelli, non ci resta che segnalare di buon animo i suoi meriti." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 4 settembre 2006)

"Anche chi diffida di premesse così, un po' logore, stenterà a non farsi coinvolgere dalle prime sequenze dei "Figli degli uomini". La cui suggestione consiste nel rappresentare un futuro apocalittico sì, ma tanto più allarmante perché non troppo dissimile dal nostro presente: una Londra tenuta in ostaggio dalle misure di sicurezza, la paura degli attentati, le notizie televisive angosciose; come, verosimilmente, potrebbero mostrarsi le metropoli tra vent'anni, a meno di una rapida inversione di tendenza. Conferma il nero pessimismo, del resto, il personaggio del vecchio hippy affidato a Michael Caine, reperto di un'epoca (gli anni '60) ormai percepita come la mitica età d'oro. La seconda parte, però, cambia registro e trasforma la storia in pura dinamica inseguitori-inseguiti. Anche se il regista non rinuncia allo stile realistico (riprende con la cinepresa a spalla, come in un reportage di guerra), il suo diventa solo un film d'azione, con tanto di epilogo consolatorio." (Roberto Nepoti, "la Repubblica", 17 novembre 2006)

"Distopia: un futuro in cui ciò che può andare male... va malissimo. Libri e cinema. Intrattenimento e avvertimento. Esempi: '1984' di George Orwell, 'Brazil' di Terry Gilliam, tutta la letteratura di Philip K. Dick e anche 'I figli degli uomini', unico romanzo di fantascienza della giallista P.D. James che nelle mani di Alfonso Cuarón diventa opera affascinante quanto problematica. (...) Piani sequenza magistrali ai livelli di Welles e De Palma, commovente Michael Caine come simbolo della speranza anni '60, gran rock nostalgia in colonna sonora (Deep Purple, King Crimson), sparatorie in città fatiscenti come Bagdad e Beirut. Nel finale non molto convincente l'utopia scaccia troppo facilmente la distopia. Cuarón ci crede ancora. Mentre faceva il film gli è nato il terzo figlio." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 17 novembre 2006)

"'I figli degli uomini' immagina che, in tanta desolazione, cresca qualcuno nel ventre di una donna dalla pelle nera e senza marito. L'incantesimo è dunque rotto dopo diciotto anni d sterilità mondiale... Cuaròn imbottisce il film di metafore e allusioni poi le spiega, raddoppiando l'errore. E il prevedibile finale rovina quel po' di arcano che rimaneva." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 17 novembre 2006)

"Un film inglese. Firmato però da un regista messicano, Alfonso Cuarón, molto noto in patria specie dopo che un suo film, 'Y tu mamá tambien', è stato premiato a una Mostra di Venezia, ma apprezzato anche a livello internazionale per avere diretto, di recente, un episodio della serie di Harry Potter 'Il prigioniero di Azkabam'. Il film di oggi, titolo italiano 'I figli degli uomini', è tratto da un romanzo di una delle più celebrate gialliste inglesi, Phillis Dorothy James, ma sa anche apparentarsi alla fantascienza. (...) Schemi e modi di una violenza inaudita, immagini sempre cariche d'angoscia, tra luci plumbee, scenografie spettrali (ricreate nelle più squallide periferie dell'Hampshire) e un sonoro traboccante di echi sinistri. Affidati a ritmi che, nonostante la macchina quasi sempre a mano, sia prodiga di sequenze intente a non interrompere l'azione, tra spari, inseguimenti, fughe affannate, rievocazioni quasi allucinate di un Potere contrastato da un terrorismo altrettanto negativo, riescono sempre a prendere alla gola. Facendo, ad ogni pagina, dilagare l'incubo. Gli interpreti, ovviamente, concorrono al raggiungimento solido di questi risultati. Il protagonista, volutamente non eroe, è Clive Owen, una maschera segnata, attraversata però da tremiti. L'ex compagna è Julianne Moore, dura ed indomita. Non dimentico però, in una pagina pittoresca, l'apparizione fugace ma intensissima di Michael Caine, un hippy con occhiali, barba canuta e capelli lunghi. La firma del cinema inglese migliore." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo', 17 novembre 2006)

"'I figli degli uomini' di Alfonso Cuaron è stato definito più che fantascienza, fantacoscienza di oggi. Il nostro Clive Owen infatti, più giovane e filosofo di quanto appaia nel mistery Mondadori dell'inglese P.D.James, è un non eroe che si aggira in pastrano nella Londra bombarola del 2027, cercando di salvare i valori dell'umanità distrutta e sterile. (...) Cuaron fa audace riferimento alla Madonna ma anche al ruttino dei neonati. Costellato di angoscia contemporanea (il terrorismo, l'immigrazione nei lager, la terza età che avanza, l'intolleranza regina, la distruzione) il film è una bella occasione mancata per troppo materiale, e per eccesso di grottesco esistenziale. Certo che i pericoli segnalati sono veri e Cuaron, uscito da un Harry Potter dark, mette tutto il suo stile noir messicano nel favoleggiare con combattimenti fragorosi e distruttivi una realtà contemporanea. Owen è ottimo attore, discreto anche quando la sceneggiatura lo mette a dura prova, si muove infelice nelle grigie scene belliche di massa a lui inconsuete ('Inside man', 'Closer'), mentre la moglie ripudiata Julianne Moore è una rivoluzionaria no stop e Michael Caine fa con consapevole ironia un cameo old hippy. Tutto ok, compresa la coscienza infelice, ma il film assorda più che allarmare, è ingenuo e un po' banale nelle intenzioni etico declamatorie, benché visionario nell'inferno della guerra. Insufficiente in psicologia, l'allarme di Cuaron è sincero e riassuntivo di troppe delusioni alla fine omologate dalla bolgia feroce dei corpi che si dilaniano in bello stile di regìa nel fango atmosferico e metaforico: ogni riferimento, dal Libano e dintorni all' Iraq, non è puramente casuale." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 novembre 2006)