In Francia, nel 1793, molte donne in vena di femminismo proclamano diritti fino allora sconosciuti e si danno a segrete riunioni. Tali idee affascinano la giovane e graziosa signora Julie Renard, moglie di Charles Renard, deputato alla Convenzione (che spesso la trascura per facili amorazzi): la donna, scoperta a Parigi una sgualdrina (Mathilde) che fa l'attrice e che le somiglia incredibilmente, fa con lei un patto. Per una settimana dovrà prendere il suo ruolo di sposa (Julie ha due bambini): Mathilde accetta. Charles Renard non si accorge di nulla, sorpreso se mai dall'inopinato e improvviso talento amoroso della consorte, mentre solo il piccolo Jean Jacques diffida subito della nuova venuta. Un antico amatore della scomparsa Julie (il Conte Honoré) non crede ai suoi occhi allorchè Mathilde rivela la propria identità a lui, ancora innamorato di Julie e certo che la donna è proprio quest'ultima, decisasi finalmente a cadergli tra le braccia. La vicenda trascorre da un equivoco all'altro, mentre Julie Renard è perfino data per assassinata e seppellita nella Capitale. Mathilde continua nella nuova vita di menzogne, di agi e di affetti: Jean Jacques e il fratellino hanno conquistato il suo cuore (una sua bambina tempo prima aveva dovuto abbandonarla) e le tristi abitudini di momenti turbinosi sono quasi dimenticate. Essa è convinta, però, che Julie non sia morta, ma fuggita con un uomo. Pian piano Mathilde si innamora di Honoré, che continua a darle il nome dell'altra e che, in quanto aristocratico, è obbligato durante il Terrore a tenersi nascosto e che ormai è innamorato della sua Julie-Mathilde, mentre Renard sta diventando tutto casa e famiglia. Poichè vicino al castello di Pontoise le nuove femministe tengono infuocate riunioni, Mathilde va a cercare là la scomparsa Julie. Ci va pure, travestito da donna, il conte Honoré e per miracolo lo mette in salvo dai gendarmi, che hanno fatto irruzione sul posto, il servo del marchese Ippolito, un libertino ottantenne. E' quest'ultimo la causa e l'origine dell'intrigo: qualche tempo prima, ristretto con quel servo in una prigione, il gentiluomo aveva scommesso con costui che malgrado l'età avrebbe conquistato l'ennesima donna. Julie non è morta: essa è prigioniera di Ippolito e ora vive fra libri e oggetti del sapere, come plagiata dal suo più anziano seduttore e dimentica di marito e figli. Mathilde vorrebbe che l'altra sparisse per sempre ma, con un contratto e nella totale passività di Julie, il Marchese assegna definitivamente alla donna il ruolo di Madame Renard. Honoré, venuto a conoscenza dell'imbroglio e della sua conclusione, prova ancora dell'amore per la perduta Madame Renard, ma alla fine la prostituta-attrice ha la meglio sulla dama. Il nobile si trasforma in cocchiere (forse con ciò scampando anche alla ghigliottina) e Mathilde riesce perfino a ritrovare la figlia abbandonata, che ora si unisce a Jean Jacques e a Victor per giocare nel grande parco della villa dei Renard.
SCHEDA FILM
Regia: Cristina Comencini
Attori: Davide Bechini - Emile, Valentin Bordawil - Colin, Pascale Bureau - Diane, Roberto Citran - Belze', Delphine Forest - Mathilde Seurat, Delphine Forest - Julie Renard, Vittorio Gassman - Il Marchese, Giancarlo Giannini - Charles Renard, Marie Meriko - Catherine, Christophe Malavoy - Honore' De Dumont, Roberto Infascelli - Jean Jacques Renard, Nathalie Guetta - Bambinaia, Jean-Pierre Sentier - Jobert, Luciano Bartoli - Vincent
Soggetto: Cristina Comencini
Sceneggiatura: Cristina Comencini, Jackie Fryszman, Gérard Brach
Fotografia: Fabio Cianchetti
Musiche: Fiorenzo Carpi
Montaggio: Nino Baragli
Scenografia: Paola Comencini
Costumi: Antonella Berardi
Durata: 88
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: PANORAMICA A COLORI
Produzione: SOLARIS CINEMATOGRAFICA.- RAIDUE - CINEMA PARIGI
Distribuzione: TITANUS DISTRIBUZIONE (1990) - VIDEOGRAM, NUMBER ONE VIDEO
NOTE
CRITICA
Cristina Comencini al momento di disegnare i caratteri dei personaggi, non ha trovato quasi mai i toni giusti, esitando fra coloriture diverse ed accenti non di rado, anche all'interno di una sola psicologia, abbastanza in contrasto. (Gian Luigi Rondi, Il Tempo) Un film arguto e intelligente, in cui Vittorio Gassman si diverte a fare il libertino. (Maurizio Porro, Il Corriere della Sera) Tentenna per l'inutile macchinosità del copione, ma è un nuovo esempio confortante di come i paesi europei possano accordarsi in vista di spettacoli graditi alle platee sensibili alla sontuosità della messinscena e al garbo malizioso degli interpreti. (Giovanni Grazzini, Il Messaggero)