Viaggio attraverso l'America Latina del giovane Ernesto Guevara - era il 1951 e lui a 23 anni era ancora ben lontano dal diventare il 'Che' e dalla rivoluzione cubana - a cavallo della sua moto e in compagnia del suo amico biologo Alberto Granado di nove anni più grande di lui.
SCHEDA FILM
Regia: Walter Salles
Attori: Gael García Bernal - Che Guevara, Rodrigo de la Serna - Alberto Granado, Mercedes Morán - Celia De La Serna, Jean Pierre Noher - Ernesto Guevara Lynch, Susana Lanteri - Tia Rosana, Mía Maestro - Chichina Ferreyra, Gustavo Pastorini - Passeggero, Lucas Oro - Roberto Guevara, Marina Glezer - Celita Guevara
Soggetto: Ernesto Che Guevara, Alberto Granado
Sceneggiatura: Jose Rivera
Fotografia: Éric Gautier
Musiche: Gustavo Santaolalla
Montaggio: Daniel Rezende
Scenografia: Carlos Conti
Costumi: Marisa Urruti, Beatriz De Benedetto
Altri titoli:
Carnets de voyage
Diarios de motocicleta
Durata: 126
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: "Notas de viaje" di Che Guevara e "Con el Che por America atina" di Alberto Granado
Produzione: SOUTH FORK PICTURES, FILMFOUR, TU VAS VOIR PRODUCTIONS, SENATOR FILM PRODUKTION
Distribuzione: BIM
Data uscita: 2004-05-21
NOTE
- PRESENTATO IN CONCORSO AL 57MO FESTIVAL DI CANNES (2004).
- DUE CANDIDATURE AGLI OSCAR 2005: MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE (JOSE' RIVERA), MIGLIOR CANZONE ORIGINALE ('AL OTRO LADO DEL RIO' DI JORGE DREXLER).
- OSCAR 2005: MIGLIOR CANZONE ('AL OTRO LADO DEL RIO' DI JORGE DREXLER).
CRITICA
"Ispirandosi a due diversi resoconti, 'Latinoamericana' di Ernesto Che Guevara (Feltrinelli) e 'Un gitano solitario' di Alberto Granado (Sperling & Kupfer), il regista brasiliano Walter Salles ripercorre sui suggestivi luoghi veri le tappe del viaggio di oltre 10 mila chilometri intrapreso da questa coppia di amici nei primi sette mesi del 1952. In moto, in autostop, in battello o a piedi, Ernesto e Alberto (simpatici e quasi veri nella palpitante incarnazione di Gael Garcia Bernal e Rodrigo de la Serna) vanno da Buenos Aires a Caracas attraversando Argentina, Cile, Perù, Colombia e Venezuela e scoprendo via via le bellezze naturali, le vestigia antiche e la faccia triste dell'America moderna, ovvero gli indios sull'orlo dell'estinzione, i disoccupati, i perseguitati politici e i malati del lebbrosario di San Pablo sul Rio delle Amazzoni. Il pregio del film (sostenuto come produttore da Robert Redford, ma anche da alcuni italiani come Gianni Minà e, padrino dietro le quinte, Ettore Scola) è che non pretende di raccontare un'alba di gloria. Ovvero di aggiungere un prologo poco noto al mito del Che. Questo è soltanto un viaggio simile a quello che tutti abbiamo fatto o avremmo voluto fare quando ne avevamo l'età. In quel preciso momento della vita nel quale si viaggia per viaggiare, lasciandoci alle spalle i dolori degli strappi piccoli o grandi e in realtà imparando da ciò che la vita ci mette davanti. Ovviamente il sottotesto allude a una crescita di personaggi in chiave di Bildungsroman ma senza enfasi profetiche e con un costante tono di accattivante freschezza." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2004)
"Diretto da Walter Salles, prodotto da Robert Redford, ispirato e benedetto da Gianni Minà, 'Diarios de motocicleta' poteva essere un santino in movimento, l'agiografia on the road di un mito planetario aggiornata all'epoca dei charter e dei last minute. Invece l'avventuroso viaggio del laureando in medicina Ernesto Guevara de la Serna e del suo amico biologo Alberto Granado, 23 e 29 anni, è ripercorso con molta sobrietà anche visiva, e attenzione alle fonti. Senza grandi voli, ma senza nemmeno approfittare delle mille scivolose seduzioni che il soggetto offriva. Anzi, dopo il fluviale backstage di Minà, il film di Salles sembra fin troppo ellittico e misurato. Niente pathos. Nessun ammicco alle future imprese del futuro Che. Cedimenti al colore, il minimo indispensabile: un amore troncato in fretta perché il destino chiama e quella Nausicaa tentatrice è fin troppo ricca; una rissa con fuga precipitosa, sempre per ragioni di donne; una notte d'amore vinta al tavolo verde. Non altro. (...) Magari Salles e il suo sceneggiatore José Rivera potevano rischiare di più, scegliere toni meno medi, privilegiare certi incontri, illuminare risvolti appena accennati. Ma con tanti inguardabili biopic hollywoodiani in circolazione, questi 'Diarios' di Salles/Redford/Minà hanno il merito non trascurabile di rispettare il soggetto. E i personaggi che rievocano, grazie anche all'interpretazione misurata e insieme accattivante di Gael Garcia Bernal (Guevara) e del meno noto Rodrigo de la Serna, ottimo attore argentino nonché lontano cugino - Salles giura che è un caso - proprio del Che." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 20 maggio 2004)
"Walter Salles, agli ordini democratici di Redford - ma i diritti erano di Gianni Minà - costruisce un film divertente e polveroso, in cui l'educazione sentimentale va di pari passo con quella politica, con la coscienza dei problemi reali della gente. Non è il santino del Che che esce dal picaresco, variopinto film di viaggio dai panorami meravigliosi e tristi, ma la premessa: il ragazzo borghese laureando in medicina capisce che deve curare tutta la società. La storia scorre nello sguardo incantato e poi disincantato dei due amici palpitanti di voglia di vivere e dei vari ed eventuali partner. Gael García Bernal, l'attore di Almodóvar, è molto convincente, simpatico e anche eroico, tanto che nuota senza controfigura nel notturno Rio delle Amazzoni per salutare i lebbrosi, e gli sta molto bene al fianco Rodrigo de la Serna. Il loro finale saluto all'aeroporto sarà, come sappiamo, solo un arrivederci perché quel fantastico viaggio per prenotarsi un sogno diventa l'insegnamento morale di un film anche per questo bello e necessario." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 maggio 2004)
"Nessun anacronismo, nessuna premonizione, nessun Inti Illimano a gridare 'El pueblo unido/jamas serà vencido'. Nessuna canzone postuma, nemmeno quella, stupenda, che evoca 'la tua querida presenzia/comandate Che Guevara'. Solo canzoni d'epoca nei 'Diari della motocicletta' di Walter Salles, che culmina nella nuotata del giovane asmatico Ernesto Guevara sul Rio delle Amazzoni per raggiungere un lebbrosario: bello e nobile film, solo a tratti prolisso, ideato e prodotto da Robert Redford, preparato per cinque anni dal regista di un altro film di viaggio, 'Central do Brasil', vincitore alla Berlinale 1997." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 20 maggio 2004)