Humandroid

Chappie

2/5
Neill Blomkamp sempre più lontano dai fasti di District 9. Fu vera gloria?

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USA 2015
Ogni bimbo viene al mondo pieno di promesse e nessuno più di Chappie: lui è un talento, è speciale, un prodigio. Come ogni bambino, Chappie verrà influenzato dagli ambienti che lo circondano - alcuni buoni, altri meno - affidandosi al cuore e all'anima per trovare la sua strada nel mondo e diventare un uomo. Ma c'è una cosa che rende Chappie diverso da chiunque altro: è un robot. Il primo e unico robot in grado di pensare e avere sentimenti. L'idea è alquanto pericolosa - ed è una sfida che metterà Chappie di fronte a potenti forze distruttive, impegnate a porre fine alla sua specie.
SCHEDA FILM

Regia: Neill Blomkamp

Attori: Sharlto Copley - Chappie, Dev Patel - Deon Wilson, Ninja - Ninja, Yolandi Visser - Yo-Landi, Jose Pablo Cantillo - Yankie, Sigourney Weaver - Michelle Bradley, Hugh Jackman - Vincent Moore, Eugene Khumbanyiwa - King, Brandon Auret - Hippo

Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell

Fotografia: Trent Opaloch

Musiche: Hans Zimmer

Montaggio: Julian Clarke, Mark Goldblatt

Scenografia: Jules Cook

Arredamento: Daniel Birt

Costumi: Dianna Cilliers

Effetti: Max Poolman, Charlie Iturriaga, Chris Harvey, Weta Workshop Ltd., Image Engine Design

Durata: 120

Colore: C

Genere: FANTASCIENZA COMMEDIA

Produzione: NEILL BLOMKAMP, SIMON KINBERG PER ALPHA CORE, MEDIA RIGHTS CAPITAL, OLLIN STUDIO, SIMON KINBERG PRODUCTIONS, SONY PICTURES ENTERTAINMENT (SPE)

Distribuzione: WARNER BROS. ENTERTAINMENT ITALIA

Data uscita: 2015-04-09

TRAILER
NOTE
- IL LUNGOMETRAGGIO E' BASATO SUL CORTOMETRAGGIO "TETRA VAAL" (2004) SCRITTO E DIRETTO DALLO STESSO NEILL BLOMKAMP.
CRITICA
"Dopo la promessa di 'Distretto 9', la delusione di 'Elysium', Neill Blomkamp si rifugia nel fantasy robotico, sommando oltre due ore di rumori metallici, in cerca di nuovi 'Terminator', 'Transformers' e 'Robocop'. Ma trova solo copie conformi, nella realizzazione e nel plot che parte divertente con la creazione di poliziotti robot. (...) C'è dentro di tutto e il déja vu regna sovrano: di sociale meglio non parlarne, è una parabola a grado zero dove la confezione strong violenta (domani peggio di oggi) ha un piccolo ripieno di sentimental mood con i robot educati alla vita violenta." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 9 aprile 2015)

"Il terzo film del sudafricano Neill Blomkamp, l'autore di 'Elysium' e del geniale 'District 9', prende una scorciatoia definitiva. Il nuovo Adamo non sarà un robottino o un supercomputer. Sarà, più semplicemente, un'arma: un invincibile androide di titanio (...). Il resto segue la passione per le metafore grezze ma dannatamente efficaci di Blomkamp, come il suo senso - diabolico - dello spettacolo. Perché in fondo 'Humandroid' è anche metafora di se stesso. Un film su una macchina così potente da mettere in difficoltà i suoi stessi inventori, proprio perché deve 'crescere', dominato da un androide che incrociando il talento di Sharlto Copley con le prodezze della motion capture tende a sua volta a 'mangiarsi' il film e a porre una serie di domande tanto etiche che cinematografiche. (...) Il crudo e inatteso crescendo di violenza finale (scuola Verhoeven) ci ricorda che malgrado il tono del film c'è poco da scherzare. E che per fortuna, lontano da Hollywood, c'è chi usa la potenza di fuoco del digitale per scuotere e non per intontire." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 9 aprile 2015)

"La materia ci sarebbe pure, ma lo svolgimento è veramente povero e grossolano, le figure che si muovono intorno al giovane humandroid non sono personaggi ma figurine." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 9 aprile 2015)

"Secondo i numerosi specialisti del genere l'impronta di Blomkamp è sempre vivida perché stavolta la sua minacciosa distopia si collega ancora più strettamente al cortometraggio d'esordio 'Tetra Vaal' (2004), in cui germogliava il leitmotiv dei poliziotti robot sguinzagliati nelle favelas e bidonville dello stremato e pertanto facinoroso terzomondo. Osservazione non peregrina perché il taglio dell'autore, sia pure ispirato al cinepantheon delle Creature che sfuggono al controllo del proprio artefice-demiurgo, è facilmente riconoscibile nonché spettacolarmente contundente (...). Lo spirito punk ed eversivo resta, però, solo come eco in sottofondo e il film svilito dalle imprese dei due diseducatori va troppo presto ad arenarsi in un andirivieni di crudezze, buffonate e sentimentalismo bambinesco a tratti pressoché insopportabile." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 9 Aprile 2015)

"Approdato a Los Angeles sul successo di stima di 'District 9', Neill Blomkamp sembra essersi perso per strada. Non tanto perché si è risolto a realizzare film di impianto hollywoodiano, quanto perché non ha percorso la strada fino in fondo. Già 'Elysium' aveva risentito del suo tentativo di coniugare istanze realistico autoriali e grande spettacolo; e con 'Humandroid' le cose vanno anche peggio. (...) Le moine infantili dell'androide Chappie paiono indirizzate al pubblico di ragazzini, ma non c'è un personaggio accattivante e i filosofemi morali restano inespressi." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 9 aprile 2015)

"Vi ricordate il talento alla regia di 'District 9' (2009)? E rammentate 'Elysium' (2013)? Ecco, il suo nuovo film è 'Humandroid' ('Chappie'), ed è il suo peggiore: se all'esordio 'District 9' aveva incantato con un fantascientifico apologo sull'apartheid (globale), nel successivo 'Elysium' (...) aveva mostrato più di qualche crepa strutturale e ideologica, oltre a lesinare sull'emozione, sul coinvolgimento spettatoriale. Purtroppo, non è stata una caduta fortuita, ma - parrebbe - l'inizio della discesa. 'Humandroid' stigmatizza tutte quelle debolezze, gettando qualche ombra sul già enfant terrible dietro la macchina da presa: Neill Blomkamp (...) assembla tutto, da 'Io, Robot' a 'MacGyver', da 'RoboCop' allo Steve Urkel di 'Otto sotto un tetto', ma il cocktail non gli riesce. Il pregio maggiore, ed è inconfutabile, sta ancora una volta nell'aspetto tecnologico, di cui Blomkamp è virtuoso vero: Chappie non avrà empatia, non sarà abbastanza antropomorfo e possederà lo 0,001% dell'umanità di un E.T., ma tecnicamente è ineccepibile. Il merito è in buona misura di Sharlto Copley, abituale collaboratore del regista, che non solo dà la voce a Chappie nella versione originale, ma sul set l'ha impersonato per dare un reale interlocutore agli attori in carne e ossa e offrire l'ineludibile punto di riferimento per la computer grafica (CGI) chiamata a rivestirlo in metallo e chip. Ma non basta." (Federico Pontiggia, 'Il Fatto Quotidiano', 9 aprile 2015)

"Piacerà. Non a tutti. (...) E' possibile che qualche ammiratore di Blomkamp esca dalla sala (blandamente) deluso. Blomkamp (...) è uno degli autori di punta della fantascienza «intelligente», un grosso narratore di futuri angosciosi. 'Humandroid' invece è un giocattolone pasquale, un incrocio tra 'Robocop' e (nella seconda parte) 'Pinocchio', due vecchie passioni di Neill (i 'genitori' adottivi di Chappie richiamano con ogni evidenza il Gatto e la Volpe). Certo, 'Humandroid' come giocattolone è ben costruito. Gli scontri tra robot sono grandiosi. Pur non avendo a disposizione un budget illimitato, Neill non rimane indietro, rispetto a effetti spettacolari, ai vari film sui super eroi. Eppoi, anche se evidentemente il suo target stavolta è il pubblico piccino, Neill non rinuncia all'unghiata da grande fanta-writer." (Giorgio Carbone, 'Libero', 9 aprile 2015)

"(...) un film sviluppato grossolanamente. Meglio rivedere Robocop, prima versione." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 16 aprile 2015)

"Di «Chappie» (è il titolo originale), realizzato in zone e quartieri poco conosciuti e semi abbandonati della metropoli sudafricana, colpiscono il racconto dal ritmo incalzante e alcune scene d'azione costruite con professionale perizia, sequenze, però, quasi isolate all'interno di un impianto narrativo non adeguatamente studiato, inteso a raffigurare un mondo fatiscente alla deriva, osservato attraverso i comportamenti e le scelte dei personaggi, peraltro superficialmente tratteggiati. Un racconto disseminato di citazioni (non solo da 'Robocop', 'Robocop 2' e 'Corto circuito', ma anche da 'Wall.E' e da film di fantascienza degli anni '80 e '90), rimarchevole per la messa in scena spettacolare (accurati gli effetti speciali, ma eccessivi nella parte finale) e nel corso del quale Blomkamp ripropone il tema della discriminazione e quello della brutalità umana nei confronti di qualsiasi diversità e sfiora argomenti più complessi, come il dilemma etico e sociale legato alle conseguenze del progresso sfrenato della tecnologia." (Achille Frezzato, 'L'Eco di Bergamo', 17 aprile 2015).