In California, il giovane scienziato Bruce Banner accusa qualche problema di controllo dell'ira. Dietro la sua vita di brillante e apprezzato ricercatore nel campo dell'ingegneria genetica si nasconde un passato doloroso e mai del tutto dimenticato. Betty Ross, sua collega, era fidanzata con lui ma ora non sa come mandare avanti un rapporto fin troppo passivo. Così non può fare nulla quando Bruce dà il via ad uno dei suoi esperimenti scientifici. Una svista produce una situazione esplosiva. Con un gesto eroico Bruce salva una vita umana ma il suo corpo assorbe una dose letale di radiazioni gamma. Arrivano attacchi di nausea e momenti di perdita di coscienza. Bruce avverte una strana presenza dentro di sé, un estraneo che in certi momenti ha la prevalenza e si sostituisce a lui. Quando una enorme creatura, brutale e violenta, esce dal laboratorio di Bruce dopo averlo distrutto, l'esercito è chiamato ad intervenire al comando del generale Ross, padre di Betty, e con la consulenza di Glenn Talbot, scienziato rivale di Bruce. Mentre l'ufficiale e Talbot vogliono imprigionarlo al più presto, Bruce/Hulk capisce che tutto questo è cominciato molti anni prima, con gli esperimenti genetici avviati dal padre. Il confronto con lui appare sempre più inevitabile e indispensabile. Quando, dopo altre fughe e inseguimenti sui saliscendi di Los Angeles e sotto il Golden Gate, i due sono di fronte, il padre David gli dice che i suoi esperimenti erano rivolti a migliorare la natura umana oltre i confini imposti da Dio e che bisognava applicarli prima che l'inutile religione della civiltà infettasse gli uomini. Ma ora David rimane vittima della propria rabbia e soccombe. Un anno dopo, nella giungla Bruce è intento a distribuire medicine agli indios. Arrivano guerriglieri, lo minacciano, ma lui reagisce a modo suo.
SCHEDA FILM
Regia: Ang Lee
Attori: Eric Bana - Bruce Banner/Hulk, Jennifer Connelly - Betty Ross, Sam Elliott - Generale Thunderbolt Ross, Josh Lucas - Maggiore Glenn Talbot, Nick Nolte - Dr. David Banner, Cara Buono - Edith Banner, Celia Weston - Sig.ra Krensler, Lou Ferrigno - Capo della sicurezza
Soggetto: Stan Lee - fumetto, Jack Kirby - fumetto, James Schamus
Sceneggiatura: John Turman, Michael France, James Schamus
Fotografia: Frederick Elmes
Musiche: Danny Elfman
Montaggio: Tim Squyres
Scenografia: Rick Heinrichs
Arredamento: Cheryl Carasik
Costumi: Marit Allen
Effetti: Robert Kurtzman, Gregory Nicotero, Ben Rittenhouse, Industrial Light & Magic (ILM), K.N.B. Effects Group, Gentle Giant Studios Inc., yU+Co.
Altri titoli:
The Hulk
Durata: 138
Colore: C
Genere: DRAMMATICO HORROR AZIONE FANTASY FANTASCIENZA
Tratto da: serie a fumetti creata da Stan Lee e Jack Kirby (1962)
Produzione: UNIVERSAL PICTURES, MARVEL ENTERTAINMENT, PACIFIC WESTERN, VALHALLA MOTION PICTURES, GOOD MACHINE
Distribuzione: UIP
Data uscita: 2003-08-29
NOTE
- STAN LEE FIGURA TRA I PRODUTTORI ESECUTIVI.
CRITICA
"Intorno a questo magnifico personaggio da fumetto, l'Incredibile Hulk, la forza primigenia in lotta vittoriosa contro la civilizzazione e la tecnologia, il regista di Taiwan Ang Lee e i suoi sceneggiatori hanno costruito un lieto fine e un bozzolo di banale psicologismo, forse nell'idea di nobilitare la vicenda (o per limitare la costosa e difficile presenza di Hulk sullo schermo): le colpe dei cattivi padri ricadono sui figli (anche Betty Ross ha un padre dittatoriale, generale dell'esercito); la rabbia è barbarie, l'ira è violenza; Hulk può rappresentare la volontà di potenza degli scienziati; le manipolazioni genetiche sono un'arma distruttiva quanto la bomba atomica; la rigenerazione dei tessuti è una forma di immortalità. Tutte cose magari giuste ma ovvie, che non reggono al confronto con le grandi scene d'azione con Hulk protagonista; così come la suddivisione dello schermo in diverse parti non regge al confronto con gli effetti speciali che danno vita al Colosso Verde". (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 25 agosto 2003)
"Il cinema, estinta la vena degli eroi, si appresta a prosciugare quella dei supereroi allevati dal mondo dei fumetti. La Marvel e altre case editrici sono la nuova cassapanca della nonna dalla quale ripescare i vecchi album, le inverosimili storie di creature disumane e sovrumane, spesso con una doppia personalità. Trasportare l'ingombrante e arrabbiatissimo Hulk, l'incredibile gigante dalla forza devastante, poteva rivelarsi oltre che un trasporto eccezionale in cui i computer e i tecnici degli effetti speciali avrebbero potuto essere le uniche vere star del film, un fallimento. Così non è. Il merito va agli effetti speciali e ad Ang Lee. Il reparto tecnologico e visivo ha fatto un ottimo lavoro e il regista ha diretto un film doppio, quasi pensando a un pubblico più adulto e ai teenager: azione e sentimento, scene domestiche ed edipiche con due figure paterne accomunati da un'austera anaffettività, pathos e salti-sfondamenti capriole-distruzioni-rigenerazioni di pelle e tessuti-voli nell'alto dei cieli-tuffi". (Enrico Magrelli, 'Film Tv', 2 settembre 2003)
"Se 'Hulk' tarda una quarantina di minuti a decollare, limitandosi a porre le premesse alla genesi del (buon)mostro, la seconda parte sembra un altro film. Nei primi quaranta minuti, Lee cerca di impiegare ragione e sentimento per reinventare il mito mettendone in luce il lato umano: dedica una parte sostanziale alla storia d'amore di Eric con la collega Betty, si sofferma soprattutto sui rapporti tra figli e genitori. Malauguratamente, adotta un'impostazione psicanalitica freudiana alquanto caricaturale, sia per quanto riguarda i Banner, sia per la coppia costituita da Betty e dall'ottuso generale che le è padre. Quel che viene dopo è una sagra di effetti speciali, naturalmente ben fatti (e ci mancherebbe...) ma tali da vietare allo spettatore qualsiasi contributo d'immaginario. Bollato come arma di distruzione di massa, Hulk è braccato nel deserto dai carri armati e dall'aviazione americana, incaricate di eliminare la - inesistente - minaccia. Il gigante fa volteggiare i carri e si aggrappa ai caccia, castigando gli antipatici militari ma senza riuscire a produrre alcuna emozione nello spettatore. Segue un epilogo che lascia aperta la porta alla speranza, nonché a probabili puntate successive. Leggermente svogliato, Ang sceglie soluzioni di regia più facili del suo solito, a cominciare da un uso insistito dello 'split screen' (lo schermo suddiviso in più immagini) che evoca l'impaginazione delle tavole a fumetti". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 30 agosto 2003)