Hostel

Sangue e violenza a sfondo molto politico. Buone intenzioni e denuncia del vivere contemporaneo, ma il risultato è quasi insostenibile

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USA 2005
Paxton e Josh sono due amici americani, compagni di college, che esplorano l'Europa con gli zaini in spalla, insieme al nuovo amico Oli, un islandese incontrato lungo la strada. Arrivati nell'insolito ostello della gioventù di una sperduta città slovacca, frequentato da donne dell'Est europeo tanto pericolose quanto incantevoli, i due amici si abbandonano alle lusinghe di due splendide ragazze, Natalya e Svetlana. Presto i due americani, però, si trovano coinvolti in una situazione sempre più minacciosa quanto complessa...
SCHEDA FILM

Regia: Eli Roth

Attori: Jay Hernandez - Paxton, Derek Richardson - Josh, Eythor Gudjonsson - Oli, Barbara Nedeljakova - Natalya, Jana Kaderabkova - Svetlana, Jan Vlasák - Uomo d'affari olandese, Jennifer Lim - Kana, Paula Wild - Monique, Lubomir Bukovy - Alex, Petr Janis - Chirurgo tedesco, Jana Havlickova - Vala, Vanessa Jungova - Saskia, Martina Kralickova - Edwige, Takashi Miike - Uomo fuori della camera delle torture, Nick Roe - Stan, Vladimir Silhavecky - Yuri, Mark Taylor - Brucey, Natali Tothova - Natalya Shemp, Petra Kubesova - Svetlana Shemp, Katerina Vomelova - Dominique, Philip Waley - Alfie, Zina Blahusova - Ragazza del messaggio, Drahoslav Herzan - Bob, Barbora Oboznenkova - Ragazza della discoteca, Rick Hoffman - Uomo d'affari americano, Christopher Allen Nelson - Poliziotto olandese, Keiko Seiko - Yuki, Daniela Bakerová - La vecchia, Jakub Habarta - Ragazzo del bus slovacco, Martin Kubacák - Tassista terrorizzato, Patrik Zigo - Capobanda, Lubos Vinicky - Olandese infuriato, Petr Sedlacek - Tassista sdentato, Jan Spanbauer - Uomo, Mirosláv Táborský - Poliziotto Simpatico, Josef Bradna - Macellaio, Mirek Navratil - Buttafuori olandese, Milda Havlas - Jedi

Soggetto: Eli Roth

Sceneggiatura: Eli Roth

Fotografia: Milan Chadima

Musiche: Nathan Barr

Montaggio: George Folsey Jr.

Scenografia: Franco-Giacomo Carbone

Costumi: Franco-Giacomo Carbone

Effetti: Martin Pryca, K.N.B. Effects Group, Pacific Title

Durata: 90

Colore: C

Genere: HORROR

Produzione: HOSTEL LLC, INTERNATIONAL PRODUCTION COMPANY, RAW NERVE

Distribuzione: SONY PICTURES RELEASING ITALIA (2006)

Data uscita: 2006-02-24

CRITICA
"'Hostel' di Eli Roth, prodotto da Quentin Tarantino, non è un teen-movie, ma l'horror più atteso e agghiacciante dell'anno. Costato solo 4,5 milioni di dollari, ne ha già incassati 50 solo negli Usa, dove è il pubblico lo ha osannato e la censura vietato. Questo film farà molto discutere anche da noi. La violenza, non c'è dubbio, è efferata. Roth prima ci inquieta sfruttando le soggettive, disturbando lo spettatore solo con gli effetti sonori e le urla disperate. Poi affonda il colpo in un sanguinolento, insostenibile tripudio di amputazioni e torture. Per liquidare 'Hostel' definendolo una macelleria ci vorrebbe poco, ma sarebbe un errore. Perché qui la violenza non è esattamente gratuita. Piuttosto, sintomatica. E il film nasconde una dura critica agli americani e il tentativo di raccontare le parti oscure di ognuno di noi." (Roberta Bottari, 'Il Messaggero', 24 febbraio 2006).

"Imitare Tarantino non può bastare. Sadico-violento, gratuito film di pura macelleria che titilla i peggiori istinti: Eli Roth autore di questo sanguinolento best seller gode del marketing di Tarantino, ma non ha qualità visive né di scrittura. La serie di orrori messi in scena in un antro post industriale da incubo a Bratislava (vogliamo salvare la scenografia da night del Village pre Aids?) è solo l'appiglio per irretire due studenti americani e un islandese arrapatissimi. Placati, saranno puniti con un festival sadomaso in uno scantinato di torture dove convergono gli infami: del resto siamo vicini alla terra di Dracula. Manca l'ironia cinefila di 'Scream', manca la personalità degli horror giapponesi, c'è solo voglia di èpater con un inizio ad Amsterdam da sexy thriller: ma lo script fa acqua e si nutre di banalità e moralismo, regalando al film un finale efferato ai bagni della stazione. Giustizia è fatta. E il pubblico?" (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 24 febbraio 2006)

"La seconda parte di 'Hostel' scivola nella commedia di college alla 'American Pie' nel puro splatter, con le vittime chiuse in una specie di castello degli orrori in attesa di essere macellate e ridotte a spezzatino. Non è il caso di fare del moralismo su un'operazione (chirurgica) del genere; tanto più se a sponsorizzarla è un tipo moralmente agnostico come Quentin Tarantino, in veste di produttore esecutivo, e se il film contiene un cammeo del maestro del cinema di paura orientale, Takeshi Miike. Almeno, è chiaro di cosa di parla. E bisogna riconoscere che Eli Roth, militante dichiarato del trash, sa come creare un'atmosfera di paura, facendola crescere attraverso gli sguardi in 'soggettiva' dei fornitori di carne da macello prima di abbandonarsi a un tripudio di trapani, seghe e ferramenta da tortura. Non ci si può nascondere, però, l'inquietante nichilismo di questo new-horror sadico, dai colori lividi e malaticci, che riduce il corpo alla carne e la mente a frattaglie e interiora. Salvo farti arrabbiare quando Roth si permette di dire di essersi 'ispirato' alle immagini di AbuGhraib."(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 24 febbraio 2006)

"Lo sbandierato guinness dei primati per la dose di sesso e violenza non ce l'ha, non è il più orribile e disgustoso film gore mai prodotto negli Usa come è stato definito, e il marchio di Quentin Tarantino (uno dei produttori esecutivi) non è sempre garanzia di cinema estremo e destabilizzante. Insomma 'Hostel', scritto e diretto da Eli Roth, al suo secondo titolo dopo 'Cabin Fever', non è poi così sconvolgente, innovativo e terrorizzante come annunciato (grande fenomeno commerciale negli Stati Uniti con incassi da capogiro). (...) Esattamente a metà film 'Hostel' vira nell'horror splatter con scene forti, sequenze sanguinarie, amputazioni a vista, corpi squarciati da motoseghe e un unico giovane sopravvissuto, che per uscire dall'incubo si trasforma in giustiziere. Buona la regia, splendida la fotografia sporca, ma va un po' sprecata l'idea perversa del pacchetto turistico con annesse torture e omicidi. In filigrana una suggestiva allegoria politico-militare." (Alberto Castellano, 'Il Mattino, '25 febbraio 2006)