Due giovani sbandati, Fred e Kevin, vivono di espedienti e di abiezioni nell'enorme "cimitero di macchine" a Mahnattan, fra montagne di rifiuti e una fauna sub umana dedita ad ogni nefandezza. L'adolescente Kevin è quasi solo uno spettatore impaurito di quanto accade. Fred, di poco maggiore di lui, è alternativamente spettatore e protagonista, in quella specie di degradazione totale. Vi imperano, ai vari livelli, il grasso sfasciacarrozze proprietario del deposito; un folle reduce del Vietnam, ossessionato da allucinanti ricordi; il cinico titolare di un ristorante e un miserabile venditore di liquori. Proprio quest'ultimo, scovata nei sotterranei del negozio una vecchia cassa di bottiglie di un misterioso "Viper", cede bottiglia dopo bottiglia come liquore ora all'uno ora all'altro di quei rifiuti umani la micidiale bevanda, per difendersi dalle loro continue ruberie. Sotto l'effetto del mortifero "Viper" si scatena una sarabanda di abominevoli e nauseabonde metamorfosi di morte.
SCHEDA FILM
Regia: Jim Muro
Attori: Mike Lackey - Fred, Bill Chepil - Kevin, Nicole Potter, Bernard Perlman, Vic Noto, Jane Arakawa, Miriam Zucker
Soggetto: Roy Frumkes
Sceneggiatura: Roy Frumkes
Fotografia: David Sperling
Musiche: Rick Ulfick
Montaggio: Dennis Werner
Scenografia: Robert Marcucci
Durata: 95
Colore: C
Genere: HORROR
Specifiche tecniche: NORMALE
Produzione: ROY FRUMKES PER CHAOS PRODUCTIONS
Distribuzione: CID (1988) - MINERVA VIDEO
CRITICA
"In quella terra di nessuno trionfano umori d'ogni genere, violenza, stupri, evirazioni, necrofilia, riti tribali metropolitani assai degradanti (chi uccide fa pipì sul cadavere, chi evira gioca a palla con il 'sesso' troncato) ma soprattutto si spacciano flaconi di una pozione micidiale, il Viper, che, se sorseggiata, liquefa sull'istante il malcapitato. L'epidemia travolge l'esecrabile comunità e a nulla vale l'intervento di un poliziotto in simil-Bronson intervenuto per giustiziare i colpevoli. Jim Muro, naturalmente, affronta la materia con buona dose di humour mutuando la lezione (riconoscibilissima) del maestro Romero (gli zombie non sono morti viventi ma vivi moribondi, il che peggiora le cose) e con qualche eco rivolta all'energica malvagità drammatica di Paul Morissey o alla pungente ripugnanza di John Waters. Lo spettacolo visivo elabora una poetica dell'immagine reietta decisamente hard e sporchissima eppure cinematograficamente lineare, pura, spesso ispirata alla pop art o a Pollock (quando si sciolgono i corpi emettono liquami colorati). L'uso appropriato della steadycam restituisce ad alcune sequenze una "penetrante" brutalità mentre il ritmo, rapido e spesso vorticoso, ricorda l'armonia fulminante dei fratelli Coen ('Arizona Junior'). Dopo 'Hellraiser' di Clive Barker (ma cronologicamente antecedente) l'horror più raccapricciante e sessuofilico dell'anno." (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 13 Agosto 1988)
"Quello che conta è il corpo che qui gioca, forse, le sue ultime carte: le modificazioni e le alterazioni protagoniste di 'Alien', di 'La cosa' e di moltissimi film degli ultimi anni, cedono il posto alla massa assoluta, all'assenza di forma per eccellenza (i corpi, in questo film, cambiando si annullano). Certo, se affidiamo a 'Street Trash' e ad altri film - quali 'La casa 2', caratterizzato da autentica comicità demenziale - il ruolo di film-limite dell'horror, significa che è altrove che bisogna cercare la direttiva lungo la quale si muoverà tale genere (e, probabilmente, sono da tenersi d'occhio le prossime produzioni a budget limitato di John Carpenter che già con il suo 'Signore del Male' dava prime indicazioni rispetto alla ritrovata centralità del non visto, dello spirito e dell'anima: tutto sommato, anche il film di Jim Muro pare muoversi in tale direzione). In questo jeux au massacre, in questa esibizione di stadi limite, s'inseriscono le analisi di alcuni critici che, finalmente, mostrano il proprio corpo, pulsioni comprese. Citare la body art, risalire fino alle avanguardie storiche per chiarire il significato di quest'opera prima, vuol dire non solo utilizzare il proprio sapere, ma, soprattutto farlo debordare dai limiti a volte angusti del testo per crearne uno nuovo, forse più spettacolare, sicuramente onesto e meno falsificante di quelli redatti da critici che, con accortezza, occultano se stessi e analizzano il prodotto secondo valori assoluti inesistenti." ('Cineforum')
"Ancora sul versante dell'horror, ma con sogghignanti aperture all'humour, è questo film di Jim Muro, già classificato come raffinato e promettente allievo della scuola dei Romero & c. D'accordo, le citazioni - e non solo di George Romero, ma anche di Paul Morrissey, di Clive Barker e persino di Kubrick - ci sono, ma questo è sufficiente ad eleggere Jim Muro come uomo di buone letture (pardon: di buone visioni...) senza tuttavia farne, necessariamente, il nuovo, a geniale rampollo del cinema horror. Ciò senza togliere al regista il merito di qualche bella idea e un'aria tra il ruspante e il goliardico, che sublima in qualche modo una materia rivoltante e sgradevole, ai limiti dell'hard. In una zona della Bowery, nel Queens, c'è la terra di nessuno: un'orda di storpi, di accattoni, di assassini vi imperversa senza che la polizia possa intervenire fruttuosamente. Violenze, stupri, sadismo sono all'ordine del giorno, supervisionati da un reduce del Vietnam, preda dei suoi incubi privati e comandante assoluto di quella corte dei miracoli. Come se non bastasse, qualcuno mette in circolazione 'Viper', un intruglio che al primo sorso, disintegra e liquefa il bevitore in un tripudio di liquami colorati e fumi oleosi...Quando l'inutile assalto della polizia condurrà a una sorta di olocausto totale, gli unici portabandiera dell'happy-end saranno un ragazzino non ancora traviato e una bella ragazza di colore." ('Il Secolo XIX', 17 Agosto 1988)