La storia si sviluppa in un lunghissimo lasso di tempo (dal 1919 al 1982) e si svolge nell'Hunsruck, una regione rurale di media montagna tra il Reno e la Mosella, terra natale del regista, dove è situato l'immaginario paese di Schabbach. Ed è una storia di destini personali e di piccole vicende locali, che trova il suo perno nella famiglia Simon. Tornato dalla prima guerra mondiale, Paul Simon si sposa qualche anno dopo con la bella Maria, ne ha due figli (Ernst ed Anton), ma poi (siamo nel 1926) pianta tutto e tutti e se ne va a lavorare a Detroit, senza mai più dare notizia di sé. I ragazzi crescono vicino ai nonni Mathias (che fa il maniscalco) e Catharina, allo zio Eduard ed alla zia Pauline. Poi Eduard, iscrittosi all'emergente partito nazionalsocialista, diventa borgomastro e sposa Lucie, una ex-tenutaria conosciuta a Berlino, dove egli è andato per curarsi i polmoni malati. Pauline sposa invece un ricco orologiaio, che sparirà durante la guerra. Intanto il nazismo va al potere, la gente comincia a godere di un certo benessere, Eduard e Lucie si fanno una magnifica villa e in paese primeggia, in divisa di SS, il giovane Wiegand, fratello di Maria, la quale si innamora di Otto, un geometra della Organizzazione Todt (una grande strada è in costruzione nei paraggi), che morirà in seguito nel disinnesco di una bomba inesplosa, lasciando alla donna un figlio (Hermann). Nel 1938 Paul tenta di tornare a casa: ormai egli è un facoltoso industriale nordamericano, ma non riesce neppure a sbarcare in Europa, poichè il regime lo respinge, essendo insorti dubbi sulla arianità della famiglia. La guerra condiziona tutto e tutti con i suoi lutti e le inevitabili restrizioni. Dopo l'occupazione degli Alleati, Anton, a suo tempo chiamato alle armi, farà 5000 chilometri a piedi per tornare dalla Russia a casa: si sposa con Martha e mette su una bene attrezzata fabbrica di articoli ottici. Ernst, congedato da pilota, si dà da fare anche lui, prima con una impresa di trasporti per elicottero, poi quale installatore di case prefabbricate. Un giorno ritorna Paul: i suoi rapporti con Maria sono ormai freddi e formali, le sue simpatie, più che ai figli legittimi e ormai adulti, vanno a Hermann, il quale è scottato da una folle passione per Clara (che ha dieci anni più di lui e che, rimasta incinta, decide di abortire e sarà comunque perseguitata dalla famiglia Simon). Troncato il rapporto, Hermann si dedicherà ai problemi tecnici e stilistici della musica elettronica, sulla quale strada si farà largo come compositore e direttore di orchestra, aiutato da Paul. Ancora gente che invecchia e che nasce, nel paese che fiorisce per la ripresa economica e nel generale benessere finchè - scomparsi da tempo i due nonni - muore anche Maria Simon, ormai ottantenne, nel rispetto e nella stima di tutti. Hermann, in giro per i suoi concerti, giungerà troppo tardi sotto un furioso temporale al suo paese natio, a cui ognuno si sente legato da ricordi dolci o amari, con legami profondi e tenacissimi. (Nel personaggio di Herman è incarnato un alter ego dell'autore)
SCHEDA FILM
Regia: Edgar Reitz
Attori: Marita Breuer - Maria Simon, nata Wiegand, Michael Lesch - Paul Simon giovane, Dieter Schaad - Paul Simon, Karin Kienzler - Pauline Kröber giovane, Eva Maria Bayerwaltes - Pauline Kröber, Rüdiger Weigang - Eduard Simon, Gertrud Bredel - Katharina Simon, nata Schirmer, Willi Burger - Mathias Simon, Johannes Lobewein - Alois Wiegand, Kurt Wagner - Glasisch-Karl, Marliese Assmann - Apollonia, Eva Maria Schneider - Marie-Goot, Wolfram Wagner - Mäthes-Pat, Alexander Scholz - Hänschen Betz, Arno Lang - Robert Kröber, Otto Henn - Glockzieh, Manfred Kühn - Wirt, Karring Rasenack - Lucie Simon, Helga Bender - Martina, Rolf Roth - Anton Simon giovane, Markus Reiter - Anton Simon, Mathias Kniesbeck - Anton Simon anziano, Ingo Hoffmann - Ernst Simon giovane, Roland Bongard - Ernst Simon, Michael Kausch - Ernst Simon anziano, Andrea Koloschinski - Lotti Schirmer giovane, Anke Jendrychowski - Lotti Schirmer, Gabriel Blum - Lotti Schirmer anziana, Virginie Moréno - Cavallerizza francese, Rudolph Wessely - Emigrante, Gertrud Sherer - Martha Wiegand, Hans-Jürgen Schatz - Wilfried Wiegand, Kurt Wolfinger - Gauleiter Simon, Jörg Hube - Otto Wohlleben, Johannes Metzdori - Fritz Pieritz, Joachim Bernard - Pollak, Sabine Wagner - Martha Simon, Gerd Riegauer - Gschrey, Roswitha Werkheiser - Erika 1, Heike Macht - Erika 2, Hans-Günter Kylau - Capitano Zielke, Alexander Katins - Ursel, Ralph Maria Beils - Specht, Gudrun Landgrebe - Klärchen, Andreas Mertens - Horstchen, Frank Kleid - Hermannchen, Jörg Richter - Hermann Simon giovane, Peter Harting - Hermann Simon, Konrad Lindenkreuz, Ulrich Lindenkreuz, Ann Ruth, Joseph E. Jones
Soggetto: Edgar Reitz, Peter Steinbach
Sceneggiatura: Edgar Reitz, Peter Steinbach
Fotografia: Gernot Roll
Musiche: Nikos Mamangakis
Montaggio: Heidi Handorf
Scenografia: Franz Bauer
Costumi: Reinhild Paul, Ute Schwippert, Regine Bätz
Altri titoli:
Heimat: A Chronicle of Germany
Durata: 924
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO STORICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.33)
Produzione: EDGAR REITZ FILMPRODUKTIONS MUNCHEN, IN CO-PRODUZIONE CON WDR, SFB/BERLIN
Distribuzione: ISTITUTO LUCE ITALNOLEGGIO CINEMATOGRAFICO (1986) - MONDADORI VIDEO, L'UNITA' VIDEO
NOTE
- L'OPERA E' DIVISA IN 11 PARTI:
1. NOSTALGIA DI TERRE LONTANE (1919-28); 2. IL CENTRO DEL MONDO (1929-33); 3. NATALE COME MAI FINO ALLORA (1935); 4. VIA DELLE ALTURE DEL REICH (1938); 5. SCAPPATO VIA E RITORNATO (1938-39); 6. FRONTE INTERNO (1943); 7. L'AMORE DEI SOLDATI (1944); 8. L'AMERICANO (1945-47); 9. HERMANNCHEN (1955-56); 10. GLI ANNI RUGGENTI (1967-69); 11. LA FESTA DEI VIVI E DEI MORTI (1982).
- NELLA PRIMA PARTE QUASI TUTTO IL MATERIALE E' IN BIANCO/NERO.
- FUORI CONCORSO ALLA 41. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (1984).
- LA VERSIONE CINEMA RESTAURATA IN 7 CAPITOLI, DISPONIBILE DVD IN 4K, È STATA REALIZZATA DALLA EDGAR REITZ FILMSTIFTUNG CON IL SOSTEGNO DELLA KULTURSTIFTUNG DES BUNDES E DELLA KULTURSTIFTUNG DES LANDES RHEINLAND-PFALZ PRESSO IL LABORATORIO CHRISTIAN REITZ - STUDIO FOR DIGITAL. FILM RESTORATION IN COLLABORAZIONE CON ARRI MÜNCHEN. VERSIONE ITALIANA A CURA DI CARLO DI CARLO.
CRITICA
"E' un film sterminato (...) e che in quanto tale mette alla prova l'attenzione e la resistenza dello spettatore. Ma 'Heimat' è anche film che non può certo essere valutato solo a metraggio. Heimat significa Patria, luogo natale, e, ad un tempo, luogo vitale e della memoria, 'habitat' naturale e prezioso delle radici, della carne e del vivere. (...) Tutto vi è quotidiano, eppure vicende anche modeste sono esposte e raccontate con la scelta e lo stile dell'astrattezza, così che l'Hunsurck diventa luogo deputato e 'stagione' con significati e dimensioni universali. Il regista (...) dipana con pazienza ed affetto vicende singole, inseguendo e collegando destini e proponendoci immagini di vita e di morte con intelligenza di tocco e, soprattutto, con allusioni pertinenti. In un certo senso apparirà straordinario che eventi sommamente tragici (...) siano visti da lontano, nei loro echi, come filtrati dalla luce chiarissima e quieta che bagna Schabbach e i suoi dintorni, appena per accenni lontani dalla retorica insita in ogni impresa rievocatrice. Il film lascia come un senso di pacatezza e di staticità e induce a pensieri sull'eterno del tempo e sul permanere di certi valori morali ed umani, di certe virtù di pazienza e di innata bontà che, malgrado eventi tragici e avversità quotidiane, molte creature riescono a salvaguardare fino alla morte (...). 'Heimat' non difetta però anche di spunti garbatamente ironici , accostando a sequenze più vigorose o toccanti (...) altre delineanti situazioni più spiccatamente da commedia (...), mescolando gente tutta di un pezzo (magari anche ottusa o taccagna), ad altra più cedevole al compromesso (personale o politico), in un paese dove tutti sono, in fondo, parenti o amici, lavoratori indefessi, ma anche pronti alla birra e al cantare in coro, da bravi tedeschi. Il nerbo dei personaggi principali o le 'silhouettes' dei minori sono sempre assicurati dallo spessore o dalle sfumature indispensabili. Sotto tale profilo, il film interessa e non stanca, anche per la innegabile bravura degli interpreti, professionisti o nativi della splendida regione che siano, in genere adatti ai singoli ruoli (...). Meno felice la mano del regista nel raccontarci la pruriginosa storia dell'amore adolescenziale di Hermann, una storia tirata per le lunghe, fino ad una conclusione lacrimogena ed uggiosa, che con l'Hunsruck e l'Heimat ha da spartire molto poco. (...) Ad esser sinceri, nelle ultime cinque ore (diciamo cinque ore, almeno) del film, lo spettatore viene gratificato di episodi ed avvenimenti di cui gli preme poco o nulla (...). I punti di forza di 'Heimat' sono altri, meno plateali e caricati: là dove l'ottima fotografia (...) assiste e corrobora l'immagine, sempre splendida e piena di respiro negli esterni e meticolosamente esatta negli interni accuratissimi e, comunque, nella validità dell'impianto narrativo, malgrado qualche ingenuità o lungaggine, tipicamente teutonica. Ricorderemo 'Heimat' per le tante sue bellezze e finezze, per la cifra di taluni dettagli narrativi e stilistici." ('Segnalazioni cinematografiche', vol.101, 1986)