Stefan Aufhauser e Olga Muller si recano a Berlino Est in auto per girare un film sulla vita di Esther Goldbaum, di cui Olga è protagonista. Mentre Helga Aufschrey e Kathrin estremizzano la loro posizione critica nei confronti del "sistema", fino a bloccare completamente la lavorazione del film per discutere se fare un'opera singola o collettiva, Hermann è sempre più frustrato dal fatto che Schnsschen si sia iscritta all'università e gli riempia la casa di studenti che vi bivaccano bevendo o fumando e lo trattano come un perfetto estraneo, mentre la moglie si sente realizzata e si occupa del recupero, in verità assai difficoltoso, dei tossicodipendenti. Una volta la polizia arresta due "ospiti", e una notte Hermann, rincasando, trova addirittura una ragazza drogata nel letto coniugale. Il console Handschuh, che vede i profitti della Isarfilm salire, gli regala la tessera delle ferrovie tedesche, ma il giovane compositore, dopo un violento litigio in cui getta la fede dalla finestra, imitato dalla moglie, se ne va a Berlino, dove è accolto da Kathrin, che non gli ha mai nascosto la sua simpatia. Clarissa Lichtblau dal canto suo riceve la visita di vecchie colleghe di un corso di perfezionamento fatto negli Stati Uniti, e l'amica Camilla decide di restare a vivere con lei. Esasperato dai continui rinvii della lavorazione del film, sostituiti da discussioni, interviste e dibattiti senza fine, Stefan decide di licenziare tutti inimicandosi Rob e lascia Berlino. Intanto Schnnsschen chiede notizie di Hermann a Renate, e poi al console, che lo pensa su un treno a godersi un bel viaggio. Il marito invece si consola con la bionda Kathrin apprendendo le regole della comune, che non vuole porte alle camere, bagni compresi, ed una totale libertà di esprimersi. Ma nel corso di un'orgia, dopo assunzione di haschisch, Hermann ha un sussulto e si strappa alle avance promiscue degli amici di Kathrin, e torna a Monaco. Qui trova la casa in ordine, ma la moglie non c'è più. Deluso, Hermann se ne va in montagna.
SCHEDA FILM
Regia: Edgar Reitz
Attori: Uwe Granitz, Michel Guillaume, Viktoria Holscher, Erwin Jedamus, Salome Kammer - Clarissa, Thomas Kylau - Zielke, Lena Lessing - Olga, Holger Fuchs - Bernd, Henry Arnold - Hermann, Carolin Fink - Kathrin, Danielle Fienbork, Toni Ertl, Peter Weiss - Rob, Ivan Desny, Benjamin Furmann, Benjamin Brudern, Edward Brigadier, Marinus Georg Brand - Signor Gross, Johanna Bittendbinder - Erika, Kristie Becker, Achim Barrenstein, Gaby Dreschsel, Alexander May - Console Handschuh, Franziska Traub - Renate, Anna Thalbach - Trixi, Niemi Steuer - Helga, Anke Sevenich - Schnusschen, Michael Schonborn - Alex, Armin Fuchs - Volker, Frank Roth - Stefan, Natashca Geisler, Abbie Conant - Camilla, Dirk Salomon - Dirk
Soggetto: Edgar Reitz
Sceneggiatura: Edgar Reitz
Fotografia: Gernot Roll, Christian Reitz, Gérard Vandenberg
Musiche: Nikos Mamangakis
Montaggio: Susanne Hartmann
Scenografia: Franz Bauer
Durata: 115
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: NORMALE
Produzione: EDGAR REITZ FILM PROD. MONACO
Distribuzione: MIKADO - MONDADORI VIDEO
Episodi: STEFAN
NOTE
DODICESIMO EPISODIO DI HEIMAT 2 - CRONACA DI UNA GIOVINEZZA AMBIENTATO NEL 1968-69.
LA STORIA E' RACCONTATA IN 13 EPISODI OGNUNO DEI QUALI E' UN FILM A SE' STANTE ANCHE SE REALIZZATO CON LO STESSO STILE E LA STESSA TROUPE.
I TITOLI DEGLI EPISODI SONO : L'EPOCA DELLE PRIME CANZONI - DUE OCCHI DA STRANIERO - GELOSIA E ORGOGLIO - LA MORTE DI ANSGAR - IL GIOCO CON LA LIBERTA' - NOI, FIGLI DI KENNEDY - I LUPI DI NATALE - IL MATRIMONIO - L'ETERNA FIGLIA - LA FIGLIA DEL FUTURO - L'EPOCA DEL SILENZIO - L'EPOCA DELLE MOLTE PAROLE - L'ARTE O LA VITA
CRITICA
"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993)
"'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993)
"L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)