Nel 1966, dopo sei mesi in Sudamerica, Reinhard Dorr, tornato a Monaco con molta nostalgia e l'ameba, insieme a Rob Sturmer filma, amareggiato, quella che fu la Tana della Volpe ed ora è un ammasso di muri infranti. Incontra Hermann Simon a spasso con la bimba; si vede con i vecchi amici da Renate Leineweber, ma qualcosa in lui si è trasformato. Intanto la quindicenne Trixi, sorella della montatrice Dagmar, lo assedia: vuole, oltre che conquistarlo, essere la protagonista del suo prossimo film e gli suggerisce madame Cerphal come finanziatrice. Dalla governante apprendono che quest'ultima è a Venezia. Intanto Hermann e Clarissa Lichtblau, che sta per partorire, hanno il consueto scambio di frasi che segnalano ancora una volta il loro frustrato amore. Il musicista scrive un Requiem per la Tana, che viene eseguito in forma di funerale-concerto sulle rovine della villa. Reinhard intanto parte per Venezia, lasciando la delusa Trixi. Clarissa, ormai alle soglie del parto, confida alla madre le sue angosce e le sue incertezze: non sa se potrà amare il bimbo che sente estraneo. A Venezia, Reinhard incontra Esther Goldbaum, figlia di Gattinger e dell'amica d'infanzia di Elisabeth Cerphal, deportata e morta a Dachau. Tra i due nasce un intenso e drammatico rapporto: il giovane regista finisce per identificarsi nella protagonista del suo film, di cui scrive febbrilmente la sceneggiatura, mentre Esther, con la sua "Hasselblad", fotografa minuziosamente i dettagli dei gatti morti per inquinamento a Venezia o il corpo dell'uomo che ama. La nascita del piccolo Arnold sembra dare serenità a Clarissa, della quale Volker è sempre più innamorato. Frattanto la Cerphal, torna a Venezia dal Perù, e Reinhard scopre che ha perso milioni di marchi in una speculazione fallita. La donna non è contenta di rivederlo: gli artisti sono solo individui a caccia dei suoi soldi. Reinhard lascia una malinconica Venezia sguazzando nell'acqua alta col suo copione finalmente terminato. A Monaco Trixi lo insulta, furente perché lui ha deciso di dare la parte ad Olga Muller. Recatosi sull'Ammersee da Rob, mentre legge il copione in barca, Reinhard affoga e, tra la disperazione degli amici, le motovedette e i sub della guardia costiera ne cercano invano il corpo.
SCHEDA FILM
Regia: Edgar Reitz
Attori: Laszlo I. Kish - Reinhard, Henry Arnold - Hermann, Salome Kammer - Clarissa, Anke Sevenich - Schnusschen, Susanne Lothar - Esther Goldbaum, Anna Thalbach - Trixi, Ossi Eckmuller - Vicino Di Casa, Holger Fuchs - Bernd, Siegfried Hausler, Rainer Haustein, Hannelore Hoger - Elisabeth Cerphal, Manfred Andrae - Gattinger, Barbara Kummer, Peter Weiss - Rob, Wookie Mayer - Dagmar, Herbert Nussbaum, Frank Roth - Stefan, Martin Ruhland, Felix Sapotnik, Michael Schonborn - Alex, Armin Fuchs - Volker, Martin Maria Blau - Jean Marie, Edith Behleit - Madre Lichtblau, Daniel Smith - Juan, Noemi Steuer - Helga, Franziska Stommer - Signora Ries, Franziska Traub - Renate, Stefan Kammer, Lena Lessing - Olga
Soggetto: Edgar Reitz
Sceneggiatura: Edgar Reitz
Fotografia: Gernot Roll, Christian Reitz, Gérard Vandenberg
Musiche: Nikos Mamangakis
Montaggio: Susanne Hartmann
Scenografia: Franz Bauer
Durata: 132
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: EDGAR REITZ FILM PROD. MONACO
Distribuzione: MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO
Episodi: REINHARD
NOTE
DECIMO EPISODIO DI HEIMAT 2 - DIE ZWEITE HEIMAT. AMBIENTATO NEL1966.
REVISIONE MINISTERO APRILE 1993.
LA STORIA E' RACCONTATA IN 13 EPISODI OGNUNO DEI QUALI E' UN FILM A SE' STANTE ANCHE SE REALIZZATO CON LO STESSO STILE E LA STESSA TROUPE.
I TITOLI DEGLI EPISODI SONO : L'EPOCA DELLE PRIME CANZONI - DUE OCCHI DA STRANIERO - GELOSIA E ORGOGLIO - LA MORTE DI ANSGAR - IL GIOCO CON LA LIBERTA' - NOI, FIGLI DI KENNEDY - I LUPI DI NATALE - IL MATRIMONIO - L'ETERNA FIGLIA - LA FIGLIA DEL FUTURO - L'EPOCA DEL SILENZIO - L'EPOCA DELLE MOLTE PAROLE - L'ARTE O LA VITA
CRITICA
"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993)
"'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993)
"L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)