A metà dicembre del 1963, mentre Clarissa Lichtblau, reduce da un recente aborto, ha una tendinite ed è profondamente depressa, Hermann Simon intanto prova, assai nervoso, un nuovo concerto, dedicato interamente a sue composizioni: è comprensibilmente nervoso e si irrita per il minimo ronzio. In realtà è amareggiato per l'assenza di Clarissa, che verrà sostituita da una modella "truccata" da violoncello. Durante il concerto Evelyne Cerphal canta un lied con lui composto su parole dettele un giorno da Ansgar Herzsprung prima di morire. Per il concerto la dolce e concreta Schnusschen regala ad Hermann un pullover nero alla Bernstein, ma in realtà gli offre quella tenerezza e quella sicurezza che il giovane musicista finisce per accettare. Clarissa intanto finisce all'ospedale per setticemia, causatagli dall'aborto. Volker Schimmelpfenning e Jean-Marie le sono vicino, ma si rendono conto che essa ha costruito come un muro tra sé e gli altri. Tutta la vicenda ha rafforzato paradossalmente il legame d'amicizia tra i due, che si confidano le reciproche frustrazioni familiari ed esistenziali. Stefan Aufhauser ed Helga Aufschrey intanto, dopo aver vagabondato per i locali della città riducendosi all'ubriachezza, tentano di reagire con una gita corroborante in montagna. Ma la bellezza della natura e la solitudine non sembrano migliorare il carattere ombroso e autodistruttivo di Helga e Stefan reagisce sempre con comprensibile insofferenza. Dal canto loro Juan Ramon Fernandes e Renate Leineweber provano un rapporto che sembra la ripetizione di quello avvenuto tempo prima tra Renate ed Hermann. Ma è ormai la vigilia di natale: Evelyne canta, accompagnata dall'organo, in una chiesa vuota, ascoltata da un uomo di colore, solo come lei nella grande città. A Clarissa hanno messo accanto una puerpera, e lo spettacolo della famiglia che viene a trovarla, col padre e le sorelline, non migliora certo il morale della ragazza: la madre, poi, non trova di meglio che chiamarla assassina. Clarissa si riveste e lascia l'ospedale, e comincia a vagare, sola e disperata, per la città illuminata per il Natale. Alla fine capita da Hermann, anche lui solo. Finalmente, dopo le solite schermaglie, i due riescono a spiegarsi, a inquadrare, sia pur senza poterlo spiegare compiutamente, quella sorta di maleficio che impedisce al loro amore, evidente per tutti e due, di concretizzarsi in qualche modo. Passano la notte abbracciati, come fratello e sorella. "Tu sei il mio lupo ed io sono il tuo lupo" dice Clarissa all'amico, che scrive un lied su questa idea, che Clarissa canta mentre Hermann l'accompagna alla chitarra.
SCHEDA FILM
Regia: Edgar Reitz
Attori: Salome Kammer - Clarissa, Henry Arnold - Hermann, Anke Sevenich - Schnusschen, Noemi Steuer - Helga, Frank Roth - Stefan, Armin Fuchs - Volker, Martin Maria Blau - Jean-Marie, Josef Frohlich, Martin Herz, Lena Lessing - Olga, Gisela Muller - Evelyne, Margaret Volker, Tobias Rode, Stefan Schmidt, Luise Deschauer, Edith Behleit - Madre Lichtblau, Wulf Schmidt-Noerr, Michael Schonborn - Alex, Heide Simon, Daniel Smith - Juan, Franziska Traub - Renate, Ludger Pistor, Bernhard Lindner
Soggetto: Edgar Reitz
Sceneggiatura: Edgar Reitz
Fotografia: Christian Reitz, Gernot Roll, Gérard Vandenberg
Musiche: Nikos Mamangakis
Montaggio: Susanne Hartmann
Scenografia: Franz Bauer
Durata: 110
Colore: B/N-C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: EDGAR REITZ FILM PRODUKTIONS (MONACO)
Distribuzione: MIKADO FILM - MONDADORI VIDEO
Episodi: CLARISSA
NOTE
SETTIMO EPISODIO DI HEIMAT 2 - DIE ZWEITE HEIMAT. AMBIENTATO NEL 1963.
REVISIONE MINISTERO MARZO 1993.
LA STORIA E' RACCONTATA IN 13 EPISODI OGNUNO DEI QUALI E' UN FILM A SE' STANTE ANCHE SE REALIZZATO CON LO STESSO STILE E LA STESSA TROUPE.
I TITOLI DEGLI EPISODI SONO : L'EPOCA DELLE PRIME CANZONI - DUE OCCHI DA STRANIERO - GELOSIA E ORGOGLIO - LA MORTE DI ANSGAR - IL GIOCO CON LA LIBERTA' - NOI, FIGLI DI KENNEDY - I LUPI DI NATALE - IL MATRIMONIO - L'ETERNA FIGLIA - LA FIGLIA DEL FUTURO - L'EPOCA DEL SILENZIO - L'EPOCA DELLE MOLTE PAROLE - L'ARTE O LA VITA
CRITICA
"Consigli per gli acquisti (e le conquiste) del tempo libero. Quelli che possono - i romani, per ora, o chi vive comunque nell'area metropolitana della capitale, ma presto anche chi vive in altre città d'Italia - non si perdano 'Heimat 2', cronaca di una giovinezza di Edgar Reitz, il romanzo cinematografico in tredici capitoli e ventisei ore (per la precisione, 26 ore e 32 minuti) che dopo il trionfo alla Mostra di Venezia '92 è arrivato al Nuovo Sacher di Roma, dove viene programmato, una puntata a settimana, di qui sino a maggio. Venite, signori: si ride e si piange, ci si diverte e ci si commuove, si ricorda e si rivive una fetta delle nostre vite, in un irresistibile feuilleton (o telenovela o saga) su tutti i nostri ieri. Perché 'Heimat 2' si svolge si in Germania, negli anni Sessanta. Ma racconta: di tutti noi: è la storia della generazione di chi scrive, dei padri - e delle madri - di chi oggi ha vent'anni dei figli di chi era adulto durante la guerra, del mondo nuovo che questa generazione ha pensato e sperato di creare, delle radicali trasformazioni che si sono prodotte nel costume e nelle coscienze in quei formidabili anni, della scoperta di un simulacro di parità femminile, delle illusioni della rivoluzione sessuale, del kennedysmo e del terrorismo, degli scontri e delle speranze, delle ribellioni e delle riconciliazioni che hanno costruito il mondo sicuramente diverso, per un po' forse migliore - uscito da quella piccola rivoluzione." (Irene Bignardi, 'la Repubblica', 26 febbraio 1993)
"'Heimat 2' ha l'attrattiva delle sue contraddizioni. Da un lato rappresenta un ritorno al romanzo alla Thomas Mann, preso a modello del momento della sua maggiore fioritura; dall'altro inventa spregiudicatamente nuovi tempi narrativi e inedite forme di fruizione. Nello scegliere una scansione popolare da miniserie televisiva, riafferma i diritti e il primato di un'aristocraticissima ottica cinematografica. E mentre è in forte probabilità di restare come una delle testimonianze attendibili e palpitanti dei fervidi anni Sessanta, ne sancisce senza perifrasi il fallimento: nessuno dei protagonisti realizza la propria utopia, anzi man mano che le storie vanno avanti incombono toni masochistici e autodistruttivi. Anzichè tendersi una mano reciprocamente consolatrice, uomo e donna si combattono come nei drammi di Strindberg; e tutte, nessuna esclusa, le femmine del film risultano dal punto di vista maschile, inaffidabili e incomprensibili. Se tuttavia il punto d'arrivo del bildungsromam si colloca in un atroce dilemma fra l'assassinio e il suicidio, nello stesso tempo Reitz ci riporta i soprassalti della giovinezza, il gusto della sperimentazione del caso, il trionfo della sensucht (la 'nostalghia' dei russi) come chiave per assaporare la vita accettando con rassegnazione di non capirne granché." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera', 17 luglio 1993)
"L'azzardatissima scommessa è stata vinta: a Roma soprattutto, ma anche a Milano, Firenze e nelle altre piazze dove il film è uscito, le vicissitudini di Hermann e dei suoi amici sono state seguite da un pubblico fedele. Mentre, guarda caso, il passaggio tv in Germania non ha ottenuto lo stesso alto indice d'ascolto del primo 'Heimat'. Il dato è paradossale solo in apparenza: pur paragonabile ad una telenovela per il tipo di fascinazione che crea, l'opera di Reitz è puro, grande cinema. Liberatosi dal vincolo della durata convenzionale, il regista ha dispiegato il suo racconto nel tempo e nello spazio con una varietà di soluzioni stilistiche che dimostrano padronanza di linguaggio e talento innovatore. E narrando fra amori e delusioni aspirazioni e vulnerazioni un difficile passaggio dall'adolescenza alla maturità nel travagliato contesto degli Anni Sessanta, Reitz ha cinescritto un appassionante bildungsroman in cui si possono rispecchiare gli ex giovani di ieri e i nuovi giovani di oggi." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 15 ottobre 1993)