Hardcore!

USA 2015
Henry è tornato dal mondo dei morti sotto forma di cyborg e non ricorda nulla del proprio passato. A riportarlo in vita è stata sua moglie Estelle, che però ora è nelle mani di Akan, uno psicopatico megalomane con poteri telecinetici, un potente signore della guerra che con il suo esercito di mercenari creati con la bio-ingegneria vuole mettere in atto un piano criminale per dominare il mondo. Nella sconosciuta città di Mosca, Henry cercherà di salvare se stesso e sua moglie con l'aiuto di un misterioso inglese di nome Jimmy...
SCHEDA FILM

Regia: Ilya Naishuller

Attori: Sharlto Copley - Jimmy, Haley Bennett - Estelle, Danila Kozlovsky - Akan, Andrey Dementyev - Slick Dmitry, Darya Charusha - Dominatrix, Sveta Ustinova - Dominatrix, Kirill Byrkin - Poliziotto, Varvara Borodina, Polina Philonenko - Donna violentata, Ivan Isyanov - Sballato, Ravshana Kurkova - Ragazza al negozio, Sergei Mezentsev - Barman al bordello, Aleksandr Pal - Mr. Fahrenheit, Oleg Poddubniy - Yuri, Kirill Serebrennikov - Autista cisterna, Sergey Shnurov - Uomo Della Sicurezza, Tim Roth - Padre di Henry, Ilya Naishuller - Timothy, Will Stewart - Robbie, Cyrus Arnold - Bullo

Sceneggiatura: Ilya Naishuller

Fotografia: Seva Kaptur, Fedor Lyass, Pavel Kapinos

Musiche: Darya Charusha

Montaggio: Steve Mirkovich, Vlad Kaptur

Scenografia: Margarita Ablaeva

Costumi: Anna Kudevich

Effetti: Peter Gorshenin, Dan Cayer, Marek Jezo, Duy Tan Nguyen, Gregory Oehler, Colin Strause, One Danny Yoon, Hydraulx, Mammal Studios, BOT VFX, Zero VFX

Altri titoli:

Hardcore Henry

Durata: 95

Colore: C

Genere: AVVENTURA AZIONE FANTASCIENZA

Specifiche tecniche: GO PRO

Produzione: EKATERINA KONONENKO, INGA VAINSTEIN SMITH, ILYA NAISHULLER, TIMUR BEKMAMBETOV PER BAZELEVS PRODUCTION, VERSUS PICTURES

Distribuzione: LEONE FILM GROUP/KEY FILMS (2016)

Data uscita: 2016-04-13

TRAILER
NOTE
- PRODUTTORI ESECUTIVI: SHARLTO COPLEY E WILL STEWART.
CRITICA
"Nel caso di 'Hardcore!', molti parlano di invasione del cinema da parte dei videogame; e in un certo senso è la verità. Se di film tratti da videogiochi ce ne sono stati a decine (...), la differenza sostanziale è che quello di Ilya Naishuller è 'pensato come' un videogioco. Con immagini tutte in soggettiva, ovvero viste attraverso gli occhi virtuali di un personaggio che lo spettatore non vede mai, ma che è come se agisse in sua vece. Girate con una moltitudine di piccole telecamere GoPro indossabili, quasi tutte le scene ci mostrano una strage continua di sicari: e il modo di sparare, lanciare bombe o tagliare gole è esattamente quello che un giocatore vede manovrando la sua console in un videogame del tipo denominato 'sparatutto'. Con la differenza - macroscopica - che lo spettatore al cinema, a differenza di quello, non può interagire col film, ma solo stare a guardare (il che, dopo un po', rende la faccenda piuttosto stucchevole ). Già si dice che se 'Hardcore!' farà soldi saranno in molti a saltare sul carro; però è più probabile che si tratti di un caso isolato. Non è da cercare qui, insomma, la tante volte vaticinata rivoluzione del cinema." (Roberto Nepoti, 'La Repubblica', 13 aprile 2016)

"Lontano da 'Blade Runner' e assai vicino a un videogame - neanche dei più raffinati - si posiziona il blasonato 'Hardcore!', giocattolone cyberpunk partorito dalla folle mente creativa del russo Naishuller, anche frontman di un gruppo punk di Mosca. (...) Il film è un bluff di rumori e sventramenti ingiustificati con l'unico vezzo di essere interamente girato in soggettiva di Henry, come l'estetica del FPS (First Person Shooter) insegna. Di fatto bastava un corto, tra il clip musicale e un game da PlayStation: la sua espansione a film ne fa un prodotto ampolloso, presuntuoso e non di meno noioso. Ma gli appassionati del genere lo adoreranno. Forse." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 14 aprile 2016)

"Pare un videogame 'shoot 'em up' (traduzione: saga 'Call of Duty') ma non lo è. È un film di fantascienza in cui dominano violenza, azione, mistero (molto elegante ed europea l'idea di non svelare quasi niente del passato di Akan), humour e una microtelecamera ad alta definizione (Go Pro 3) attaccata al casco di stuntmen bravi ed espressivi come veri attori. Lo si può leggere anche come la metafora di una corsa affannata alla sopravvivenza di una nuova generazione russa sradicata dal passato sovietico e conscia del fatto che il paese sia oramai un brutale campo di battaglia dove tutti provano a farti fuori e i militari ti requisiscono anche gli accendini (scena adorabile collegata alla sincera e spesso derisa gentilezza del nostro amabile protagonista senza volto). Già nel 1947 Delmer Daves e Robert Montgomery sperimentarono film in soggettiva (Daves si accontentò di un lavoro da un'ora). Qui si citano la scena cult di 'Robocop' (il risveglio in laboratorio del poliziotto mezzo robot tra dottori inquietanti e paternalisti), 'La donna del lago' di Montgomery (si vede un manifesto del film) e i momenti geniali di realtà virtuale di 'Strange Days' (soprattutto la corsa iniziale sui tetti della città). Tutta la produzione di 'Hardcore!' è una follia frutto di amore e scommessa (...). Oggettivamente, questo film in soggettiva è una vera e propria bomba." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 14 aprile 2016)

"Hardcore è, prima di tutto, un esperimento cinematografico. Con i pregi e i difetti di una «prima volta». Coraggioso, ardito, azzardato. Tanto da farti uscire dalla sala con più dubbi che certezze. Anche a freddo; dopo, cioè, che il vortice di immagini ubriacanti, da mal di testa, ha lasciato spazio alla riflessione. Qui, di convenzionale non c'è nulla. La sceneggiatura è un mero pretesto, la messa in scena un adrenalinico piano sequenza, la regia un'idea vagamente abbozzata. Eppure, il film ha un suo perché, se non altro per aver tentato un approccio diverso, interessante base dalla quale ripartire per, ne siamo certi, futuri emuli. Avete presente i videogiochi? Ecco, immaginate uno sparatutto in prima persona, lungo novanta minuti, che rispetta tutti i canoni del genere, ma senza esserne un adattamento su grande schermo. (...) Tutta la storia scorre sullo schermo vista dalla prospettiva di Henry (proprio come nei First Person Shooter), del quale scorgerete solo le mani e i piedi, come se fossero una vostra estensione, grazie all'uso curioso della camera. Il che, diciamocelo, è un frullato di tutto, perché, soprattutto nella parte finale, ci capirete poco o niente di quello che accade al povero protagonista, sballottato, per motivi di scena, in contesti tipici da videogame. Qui, non si può mettere la pausa o salvare per poi riprendere. Ti tocca sorbirti tutto di seguito, mettendo a rischio la capacità di sopportazione (novanta minuti sono davvero eccessivi). Però, se consideriamo l'idea innovativa dal quale parte, ci sentiamo di consigliare di riprovarci, con molti opportuni aggiustamenti." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 14 aprile 2016)

"Esperimento estremo (hardcore) di altri tentativi di film in soggettiva (con una miriade di minuscole GoPro), ha l'impatto esclusivo del videogame. Sei dentro senza appello, il corpo decide come ti muovi e cosa vedi. Attenzione però: qui, dall'inizio alla fine, non sei un giocatore, ma uno spettatore, non decidi niente, subisci l'intera audiovisione. Noiosetto. Ma anche curioso, ammesso di avere voglia di sopportare le angosciose dinamiche di violenza. Non è il futuro del cinema. Punk." ('Nazione-Carlino-Giorno', 15 aprile 2016)