In un giorno dell'estate del 1630, un anziano samurai caduto in disgrazia si presenta al cospetto del signorotto locale. Chiede il permesso di poter fare harakiri e porre così termine alla sua vita di stenti. Prima di uccidersi però, inizia un racconto, parla di suo genero, un giovane samurai che cercava in ogni modo di trovare i soldi per comprare le medicine in grado di curare sua moglie e suo figlio, gravemente ammalati. Caduto in disgrazia, era stato costretto ad uccidersi, secondo i dettami del codice cavalleresco. Il vecchio samurai allora estrae tre codini, emblema dell'onore di un samurai.,. Appartengono ai tre saggi che hanno costretto il giovane a fare harakiri. Ora, i tre, per sottrarsi alla vergogna, si fingono malati. Il vecchio, prima di morire, vuole fare giustizia...
SCHEDA FILM
Regia: Masaki Kobayashi
Attori: Tatsuya Nakadai - Hanshiro Tsugumo, Rentarô Mikuni - Kageyu Saito, Shima Iwashita - Miho Tsugumo, Akira Ishihama - Motome Chijiiwa, Yoshio Aoki - Umenosuke Kawabe, Jo Azumi - Ichiro Shimmen, Masao Mishima - Tango Inaba, Ichirô Nakaya - Hayato Yazaki, Kei Satô - Masakazu, Tetsuro Tamba - Hikokuro Omodaka, Yoshio Inaba - Jinai Chijiiwa, Ryo Takeuchi - Inserviente, Akiji Kobayashi, Hisashi Igawa - Inserviente
Soggetto: Yasuhiko Takiguchi - racconto
Sceneggiatura: Shinobu Hashimoto
Fotografia: Yoshio Miyajima
Musiche: Tôru Takemitsu
Montaggio: Hisashi Sagara
Altri titoli:
Hara-kiri
Durata: 120
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, GRANDSCOPE
Tratto da: racconto di Yasuhiko Takiguchi
Produzione: SHOCHIKU KINEMA KENKYÛ-JO (TOKYO)
Distribuzione: EURO (1963)
NOTE
- NELLA VERSIONE ORIGINALE LA DURATA E' DI 135'.
- PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA AL FESTIVAL DI CANNES DEL 1963.
CRITICA
"Il film si innesta nella migliore tradizione del cinema giapponese tesa a far rivivere la chanson de geste del barbaro e violento Medioevo nipponico. Un poema tragico, raccapricciante, crudo, costruito sul rigore stilistico e figurativo di immagini plastiche e fortemente drammatiche. A una regia altamente suggestiva (anche se molto lenta nel ritmo) e a una interpretazione validissima, vanno aggiunte le allucinanti scenografie che si stagliano sul grande schermo e un'accurata fotografia, a volte cupa e spettrale, a volte squarciata da improvvisi e lividi chiaroscuri." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 54, 1963)