Guido che sfidò le Brigate Rosse

ITALIA 2006
La mattina del 24 gennaio 1979 in via Fracchia a Genova, il sindacalista Guido Rossa esce come ogni giorno per andare al suo lavoro di operaio all'Italsider. Tre mesi prima ha denunciato Francesco Berardi, un suo compagno di lavoro che all'interno della fabbrica ha diffuso volantini delle BR. Berardi è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere dopo essere stato arrestato e processato per direttissima. Ora il brigatista rosso Roberto Dura è appostato davanti al portone insieme a due compagni con la missione di gambizzare Rossa, come stabilito dal comitato esecutivo dei terroristi. Dura esegue, si allontana, poi torna indietro e lo uccide.
SCHEDA FILM

Regia: Giuseppe Ferrara

Attori: Massimo Ghini - Guido Rossa, Gian Marco Tognazzi - Riccardo Dura, Anna Galiena - Silvia Rossa, Corrado Invernizzi - Operaio, Giulio Buccolieri - Brigatista, Maria Rosaria Omaggio - Elsa Morante, Elvira Giannini, Mattia Sbragia, Antonio Zavatteri

Sceneggiatura: Giuseppe Ferrara, Heidrun Schleef, Daniele Aliprandi

Fotografia: Riccardo Gambacciani

Musiche: Pino Donaggio

Montaggio: Adriano Tagliavia

Scenografia: Laura Benzi

Costumi: Barbara Molinari

Effetti: Stefano Leoni, Gaia Bussolati, Francesco Pepe, Laura Sponzilli

Durata: 102

Colore: C

Genere: DRAMMATICO POLITICO

Produzione: GIUSEPPE FERRARA, CARMINE DE BENEDETTIS PER SISTINA CINEMATOGRAFICA, L'OCCHIO DI GENOVA, NUOVA COOPERATIVA DOPPIAGGIO, IN COLLABORAZIONE CON LA SCUOLA DI CINEMA SDAC DI GENOVA

Distribuzione: EMME CINEMATOGRAFICA

Data uscita: 2007-06-22

CRITICA
"Guido fu scelto come capro espiatorio dalle BR perché con solitario senso di responsabilità aveva deciso, in anni in cui non era così facile non ascoltare chi definiva i brigatisti 'compagni che sbagliano', di denunciare un caso di connivenza con le BR dentro la sua fabbrica, l'Italsider. Gesto che lo isolò e gli costò la vita. Queste sono le ragioni per cui vale la pena vedere il film. Accontentandosi di una qualità povera e di una fattura piuttosto rozza." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 29 giugno 2007)