Nel 1958, Edna Buxton lascia Philadelphia per andare a New York per realizzare un suo progetto: diventare cantante. Superato il rituale provino affronta la prima esibizione in pubblico ed ottiene il primo successo che gli vale un contratto e, soprattutto, l'appoggio entusiasta di Joel Millner, un dinamico manager degli Stylettes che le suggerisce di assumere il nome d'arte di Denise Waverly e di impegnarsi a scrivere canzoni del tipo di quelle che incontrano i gusti del pubblico e vendono milioni di dischi. Comincia così l'avventura musicale di Denise: il primo successo lo coglie affidando la sua canzone ad un terzetto di colore e prosegue in un crescendo di consensi e di affari. Ma Denise non è soddisfatta: il suo desiderio più grande è quello di sentir cantare le "sue" canzoni con le "sue parole" e di interpretarle personalmente con la "sua" voce. Non è facile: in America, interpreti della canzone sono soprattutto gli uomini, tra i quali emerge Jay Phillips, ed anche i testi da musicare non sempre coincidono con i testi romantici che la giovane compositrice vuole affrontare, seguendo una sua personale ispirazione. L'adattarsi, suo malgrado, alle esigenze del mercato discografico le costa rinunce e sofferenze. Poi si verifica un periodo turbolento per la compositrice, le cui creazioni musicali sono contrappuntate da una serie di eventi e sconquassi della sua vita privata: il suo matrimonio con Howard Caszatt; i figli; il divorzio; gli amanti; la perdita dell'uomo amato che si uccide. Queste drammatiche esperienze di vita sono evocate nelle sue canzoni: vita e morte, amore, desiderio, tradimenti. Oltre a vicende "personali" nelle canzoni di Denise c'è anche l'eco di un'epoca in cui la società americana sta progressivamente perdendo ogni tensione spirituale scadendo in un quadro di disvalori in cui non c'è più posto per Dio.
SCHEDA FILM
Regia: Allison Anders
Attori: John Turturro - Joel Millner, Matt Dillon - Jay Phillips, Eric Stoltz - Howard Caszatt, Kathy Barbour - Sha Sha, Shawn Colvin, Bruce Davison - John Murray, Chris Isaak - Matthew Lewis, Patsy Kensit - Cheryl Steed, Jennifer Leigh Warren - Doris Shelley, Christina Pickles - Mrs. Buxton, Tracy Vilar - Annie, Bridget Fonda - Kelly Porte, Mike Johnson, Jill Sobule - Talent Show Contestant, Liz Cox, Illeana Douglas - Edna Buxton
Soggetto: Allison Anders
Sceneggiatura: Allison Anders
Fotografia: Jean-Yves Escoffier
Musiche: Larry Klein
Montaggio: James Y. Kwei, Hjarvey Rosenstock
Scenografia: François Séguin
Durata: 115
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: NORMALE A COLORI
Produzione: RUTH CHARNY, DANIEL HASSID
Distribuzione: UIP - CIC VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO NOVEMBRE 1996
CRITICA
"Terzo lungometraggio di Allison Anders, 'Grace of My Heart - La grazia nel cuore' trasferisce nel mondo delle note le difficoltà incontrate dalla Anders nel mondo della celluloide, dove, ammiratrice del cinema di Wim Wenders, cercava di imporre la sua visione di un prodotto d'autore, indipendente e sganciato dai condizionamenti di Hollywood. Film doppiamente autobiografico, perché il periodo messo in scena è quello che ha contribuito alla formazione non solo musicale ma anche esistenziale di Allison Anders, e perché 'Grace of My Heart' è prodotto da Martin Scorsese, a sua volta sensibile a quella fetta di storia che ha contribuito alla sua formazione giovanile. Qui espressa attraverso quella musica definita da Scorsese 'la colonna sonora della mia vita' ". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 1 gennaio 1997)
"Naturalmente 'Grace of my heart' tallona il mito musicale pop, alterna prove, dischi, scenate e riflettori facendosi scudo di una bellissima colonna sonora, una compilation di ventotto motivi di vario ordine e grado, dallo swing al rock: Joni Mitchell, Burt Bacharach, Elvis Costello e Larry Klein. Sarebbe proprio un peccato che i famosi giovani perdessero l'occasione di vedere questo amarcord musical-pop in cui, tra l'altro, la giovane interprete Illeana Douglas (nipote del glorioso Melvyn) offre un profilo di talento e un carattere docilmente forte, in grado di imporsi sulle ferree leggi dello show-business, elemento, ieri come oggi, sempre contemporaneo. (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 16 dicembre 1996)