Il compositore Glenn Holland, sposato con Iris e deciso ad ottenere riconoscimenti come autore di un'opera sinfonica, per vivere deve insegnare ai poco ricettivi studenti del liceo Kennedy. Glenn vorrebbe abbandonare l'incarico ma la critica situazione economica dovuta alla nascita del piccolo Cole lo costringe a restare al suo posto: a poco a poco però la sua dedizione, unita ad un'intelligente apertura verso forme moderne come il rock gli fanno conseguire risultati notevoli, anche con soggetti difficili come Gertrude Lang, clarinettista in difficoltà cronica. La prima esibizione dell'orchestra della scuola è un successo, tanto che Holland è chiamato dalla direttrice Helen Jacobs a mettere su una banda. Il suonatore di tamburo è un ragazzo nero, Louis Russ, campione di football, che Glenn, per compiacere l'amico allenatore Bill Meister, ha preparato con certosina pazienza. Durante l'esibizione della banda Iris si accorge che Cole, il figlioletto che ormai ha compiuto tre anni, è sordo. Per sopperire alle spese di una scuola specializzata, Glenn lavora anche d'estate come istruttore di guida. Frattanto Louis muore in Vietnam e Helen Jacobs va in pensione. Nonostante i tagli delle spese si allestisce uno spettacolo di Gershwin: Rowena Morgan, la protagonista, canta bene ed è carina e Glenn è prodigo di consigli. L'interessamento per la giovane e l'acuirsi della tensione in famiglia farebbero temere il peggio, ma quando Rowena lo invita a seguirla a New York lui resta al suo posto. L'ennesimo screzio col figlio lo convince a dedicarsi di più al ragazzo e inventa un sistema di luci accoppiate ai suoni per i disabili. Finché il taglio dei fondi costringe Holland al pre-pensionamento. Gli ex alunni però gli riservano una festa a sorpresa in cui eseguono la sua sinfonia.
SCHEDA FILM
Regia: Stephen Herek
Attori: Richard Dreyfuss - Glenn Holland, Glenne Headly - Iris Holland, Jay Thomas - Bill Meister, Olympia Dukakis - Preside Jacobs, William H. Macy - Vice Preside Wolders, Nicholas John Renner - Cole a 6 Anni, Joseph Anderson - Cole a15 Anni, Anthony Natale - Cole a 28 Anni, Damon Whitaker - Bobby Tidd, Jean Louisa Kelly - Rowena Morgan, Alicia Witt - Gertrude Lang, Terrence Howard - Louis Russ, Benjamin J. Dixon - Signor Mims, Kathryn Arnett - Signora Swedlin, Alexandra Boyd - Sara Olmstead, Freeman O. Corbin
Soggetto: Patrick Sheane Duncan
Sceneggiatura: Patrick Sheane Duncan
Fotografia: Oliver Wood
Musiche: Michael Kamen
Montaggio: Trudy Ship
Scenografia: David Nichols, Dina Lipton
Arredamento: Jan K. Bergstrom
Costumi: Aggie Guerard Rodgers
Effetti: Bob Riggs, Pacific Titles & Optical
Aiuto regia: Steve Boyum
Seconda unità: Steve Boyum
Durata: 136
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: TED FIELD, MICHAEL NOLIN, ROBERT W. CORT
Distribuzione: ITALIAN INTERNATIONAL FILM (1996) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO
NOTE
- REVISIONE MINISTERO GENNAIO 1996
CRITICA
Remake semi-inconfessato del classico "Goodbye Mr. Chips!", il nuovo Goodbye Mr. Holland è un film molto old-style: a volte commovente, a volte nobilmente noioso, edificante sempre. Il rischio dell'anacronismo non è soltanto sfiorato. Come fare risultare trasgressivo, oggi, il fatto che Holland introduca a scuola il rock? O credibile la sua rinuncia all'amore della splendida diciottenne (non le ha dato un solo bacio), accompagnata dalla sentenza " meglio così "? (le battute sono da film di trent'anni fa: allorché gli presentano il figlio, che sembra un puffo, il neo-papà pronuncia l'inevitabile "bellissimo", e via di seguito). Senza contare che, eccetto quello stronzo del preside, tutti i personaggi sono nobili, buoni, "meravigliosi". Eppure, nel suo rappresentare il mondo come dovrebbe essere, anziché com'è, il film di Herek ha qualche merito: di recitazione, di morale. Di morale soprattutto. Quando Holland tiene la sua arringa sull'abbandono dell'istituzione scolastica o sul ruolo degli insegnanti nella formazione dei giovani, viene voglia di raccomandarlo caldamente alla nostra classe politica perché ci mediti su. (La Repubblica, Roberto Nepoti, 26/1/96) Il regista Stephen Herek, che viene dalla scuola di Corman ma l'ha allungato con buone razioni di Disney e si dichiara ispirato dalla Vita è meravigliosa di Capra, si attiene alla tradizione del melò composto, con sintomatologie diffuse per la difficoltà di vivere e lavorare con i rischi della burocrazia ottusa che, equiparando il rock al Diavolo, dà il contributo al degrado dei costumi. C'è il tentativo di razionalizzare l'insegnamento della musica, con scorciatoie lungo l'arco costituzionale che va dalla Settima di Beethoven fino a "I got a woman" di Ray Charles. C'è una bella scena in cui i sentimenti esplodono con un gioco di occhiate e montaggio: lui dirige, lei siede in platea, l'altra canta. C'è la sensazione che il ritmo sia allentato (135' di proiezione), che il confronto col figlio non udente potrebbe emozionare di più, che manchi un baricentro. Richard Dreyfuss, che si tiene sulle spalle il film, è sempre più grasso, vecchio, bravo e misurato. Gli stanno accanto Glenne Headly, la moglie saggia; Olympia Dukakis, la preside che tutti rimpiangiamo, Jay Thomas, l'amico che sta dall'altra parte della barricata. Per il resto c'è tutto: il ralenti, il 33 giri, la crisi energetica, un'immagine del Rocky Horror. La puntina velenosa del finale, col taglio dello Stato alle materie d'arte, è smussata nel finale strappacore: al film, che peccato, mancano cinismo e coraggio. (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 25/1/96) Nel '39 "Addio, Mr. Chips", considerato un classico fra i film di ambiente scolastico, procurò a Robert Donat l'Oscar come migliore attore. Ora è il bravo Richard Dreyfuss, che ha impersonato Holland in una chiave sobria ed efficace, a concorrere nella stessa categoria. Tuttavia la sceneggiatura di Patrick Sheane Duncan e la regia di Stephen Herek sono troppo piatte e convenzionali perché la pur pregevole interpretazione del protagonista acquisti il dovuto risalto. Resta da dire che negli Usa il film ha incassato ben 64 milioni di dollari e che è comunque meritevole un cinema impegnato a ricordarci quanto siano fondamentali e trascurati i problemi dell'educazione. (La Stampa, Alessandra Levantesi, 17/3/96)