Negli anni Cinquanta, la giovane recluta Kevin Walker viene arruolato nell'FBI e assegnato alle investigazioni sulle attività antiamericane. Per fare carriera, fa incriminare con prove false il sindacalista Chen Jung Song e si trova così coinvolto nella sua vicenda familiare. E' il suo rapporto con la figlia dell'uomo Marilyn, a farlo pentire del suo passato. Ma, nella vita, si può veramente cambiare?
SCHEDA FILM
Regia: John Madden
Attori: Matt Dillon - Kevin Walker, Joan Chen - Marilyn Song, Bruno Kirby - Ron Pirelli, Teri Polo - Cynthia, Jack Shearer - Capo dell'FBI, Keone Young - Benny Ying, Tzi Ma - Chen Jung Song, Paddy Morrissey - Agente, Cully Fredricksen - Agente speciale Collins, Leo Downey - Il procuratore distrettuale, Jay Jacobus - Il giudice, Theresa Huynh - Marilyn da giovane, Doreen Foo Croft - Signora Chen, David Booth - Avvocato difensore, Stan Egi - Bradley Ichiyasu, George Guidall - Meisner, Peter Murnik - Byrd
Soggetto: David Henry Hwang
Sceneggiatura: David Henry Hwang
Fotografia: Bobby Bukowski
Musiche: Elliot Goldenthal
Montaggio: Sean Barton
Scenografia: Andrew Jackness
Costumi: Ingrid Ferrin
Effetti: Steve Wright, Diane Wright
Durata: 100
Colore: C
Genere: POLIZIESCO
Specifiche tecniche: 35 MM (1.85:1)
Produzione: SAMUEL GOLDWIN COMPANY CON AMERICAN PLAYHOUSE THEATRICAL FILM
Distribuzione: LAUREN FILM
NOTE
- REVISIONE MINISTERO SETTEMBRE 1994.
CRITICA
"E' la storia del patriottismo made in USA con le sue gesta poco eroiche, con azioni gialle ed emozioni civili, tutte mantenute soltanto in parte. Perché, anche per colpa di un Dillon inadeguato, 'Golden Gate' resta un film impostato e non vissuto, tecnicamente dolce ma privo di vitalità interiore. Non scatta lo sdegno civile e il protagonista guarda invano lo spettatore casual estivo chiedendogli un'impossibile complicità. E la pubblicità promette una 'graziosa, piacevole commedia'." (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 1° agosto 1995)
"Diretto da un Madden che nulla fa per far dimenticare la provenienza televisiva 'Golden Gate' sarebbe stato definito in tempi pretelevisivi una bufala estiva, un fondo di magazzino. Da qualunque parte lo si esamini, non sta in piedi. E' insensata la traiettoria esistenziale del protagonista che nel '52, giovane recluta dell'F.B.I., sull'onda alta della caccia alle streghe comuniste, fa condannare con prove false a dieci anni un sindacalista cino-americano, poi si pente e infine si pente di essersi pentito. [...] Matt Dillon era già un attore opaco quando, giovinetto, fu lanciato da due film di Coppola; a trent'anni è diventato un attore ottuso. In un soprassalto di lucidità il suo personaggio dice: 'Essere un americano medio può diventare imbarazzante'. Soprattutto per noi spettatori." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 30 luglio 1995)