Dopo la separazione, anni fa, Giorgio Selva ha ottenuto l'affido condiviso e si occupa per metà tempo del figlio Tito, di diciassette anni. E' un uomo realizzato, avrebbe una vita appagante, ma insieme all'adolescenza di Tito è scoppiata una guerra quotidiana. Tito ha una banda di amici, tutti maschi, troppo lunghi, troppo grassi, troppo magri, spaccano rovesciano inzaccherano mentono fuggono puzzano. Stanno sempre appiccicati, da scuola al divano, dal divano a scuola, fino a che non irrompe Alice. La nuova compagna di classe, occhi azzurri e torvi, parla poco, non sorride mai. Tito si innamora. Ad un colloquio dei professori Giorgio scopre con ansia che Alice è la figlia di Rosalba, una donna che era stata a casa loro diciassette anni prima. Era un po' domestica, assistente, factotum; poi Rosalba sparì di botto e nessuno ne seppe più nulla. Adesso è riapparsa come madre di Alice, quasi minacciosa, parla di soldi, non si capisce cosa voglia. Fra Alice e Tito si instaura un legame vero, esclusivo, la prima intimità psichica e fisica. Giorgio attraversa le sue giornate abitato da fantasmi, sensi di colpa, ma il destino ha scarti imprevedibili, sembra che stia lì a insegnare a padre e figlio come scambiarsi la fatica di diventare adulti e la fatica di invecchiare.
SCHEDA FILM
Regia: Francesca Archibugi
Attori: Claudio Bisio - Giorgio Selva, Gaddo Bacchini - Tito Selva, Cochi Ponzoni - Pinin Innocenti, Antonia Truppo - Rosalba Bendidio, Gigio Alberti - Gianni, Barbara Ronchi - Annalisa, Chiara Chiarelli - Elena, Federica Fracassi - Carla, Sandra Ceccarelli - Livia Innocenti, Giancarlo Dettori - Prof. Ferrara, Ilaria Brusadelli - Alice Bendidio, Matteo Oscar Giuggioli - Lombo, Donatella Finocchiaro - Presidente Barenghi, Nicola Pitis - Pippo, Nicolò Folin - Yacco, Gabriele di Grali - Boh, Massimo de Laurentis - Polonia, Gianluigi Fogacci
Soggetto: Michele Serra - romanzo, Francesca Archibugi
Sceneggiatura: Francesca Archibugi, Francesco Piccolo
Fotografia: Chicca Ungaro
Musiche: Battista Lena
Montaggio: Esmeralda Calabria
Scenografia: Sandro Vannucci
Costumi: Bettina Pontiggia
Suono: Roberto Mozzarelli
Durata: 103
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Tratto da: liberamente tratto dal romanzo omonimo di Michele Serra (ed. Feltrinelli)
Produzione: FABRIZIO DONVITO, BENEDETTO HABIB, MARCO COHEN, ANDREA OCCHIPINTI PER INDIANA PRODUCTION, LUCKY RED, CON RAI CINEMA,
Distribuzione: LUCKY RED
Data uscita: 2017-11-23
TRAILER
NOTE
- REALIZZATO IN ASSOCIAZIONE CON (AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT): VIRIS S.P.A., OTTOTTO S.R.L.
- CANDIDATO AL GLOBO D'ORO 2018 PER: MIGLIORE MUSICA (BATTISTA LENA).
CRITICA
"Libro e poi monologo teatrale, il testo di Serra cambia pelle nel film della Archibugi che ritrova la vena malinconica del debutto e si dichiara alla nuova Milano dove i tram funzionano ma i rapporti umani tamponano ed hanno ritardi. Con felicità d'invenzioni il ménage figlio padre fa le fusa sui temi seri, sorridendo: il rischio di buonismo progressista alla 'Che tempo che fa' è evitato, la classe sociale sta in contro luce, Bisio è di una misura speciale in offerta a un dramma sottinteso. (...) Gaddo Bacchini, ben scelto (...). II racconto funziona senza intoppi, allude e si ritrae, si affida alla bravura dei volti intelligenti della Fracassi, Cochi, Dettori e per merito di Antonia Truppo la scena madre diventa cult." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera' 23 novembre 2017)
"Per ricavare un film dal monologo di Michele Serra, Archibugi ha dovuto inventare una trama. Ma la materia si prestava alla sua sensibilità ai temi adolescenziali. (...) Temi cari alla regista, che si appropria con confidenza dello spunto di Serra. E torna come un miracolo a dimostrarsi formidabile nel controllare i sentimenti specialmente familiari. Sul versante 'ideologico' dell'altalena adulta - autobiografica - tra autoflagellazione e autoassoluzione, permangono i dubbi già destati in passato dall'autrice." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 23 novembre 2017)
"Il tono di Francesca Archibugi alla regia (e alla sceneggiatura con Francesco Piccolo), è da commedia e tenta di riequilibrare il racconto romanzo di Michele Serra da cui 'Gli sdraiati' prende le mosse. Nulla di male, solo che ci sono troppi insert drammatici o presunti tali (...) elementi che stridono con la scelta di fondo, mentre funziona meglio lo scarto che tende al grottesco dovuto alla visualizzazione del romanzo che Selva vorrebbe scrivere (...). Il racconto procede così a strappi, momenti piuttosto efficaci e anche decisamente brillanti vengono stemperati da altre situazioni meno riuscite. (...) Sullo sfondo Milano (...) estremamente vivace e magnificamente fotografata e rappresentata, dopo la recente overdose romana, merito della Indiana Produzioni." (Antonello Catacchio, 'Il Manifesto', 23 novembre 2017)
"Un faticoso confronto quotidiano in cui l'ira, spesso repressa, sbotta immotivata, in cui il limite della pazienza è sempre lì per essere superato, in cui l'affetto è vigile, mai assente. Nel ritratto di un padre e di un figlio d'oggi dipinto da Francesca Archibugi negli «Sdraiati» (...) non ci sono né odi né tragedie insanabili. C'è, invece, più di tutto, e grazie all'interpretazione di Claudio Bisio nei panni del genitore Giorgio Selva, il senso di un cambiamento epocale, lo spaesamento malinconico di chi ha perso i codici della comunicazione (...) Bisio ha costruito un personaggio che esce dai suoi registri abituali e arriva dritto al cuore del problema. Nelle sue domande senza risposte, nel suo pedinare il disordine filiale, nell'impossibilità di capire perché sia tanto difficile per Tito seguire semplici norme di convivenza, c'è il declino inquieto di un'intera generazione di padri. Alla ricerca, forse, di un modello educativo nuovo, che non è ancora stato scoperto e che , nel frattempo, produce vuoti e sensi di colpa." (Fulvia Caprara, 'La Stampa', 23 novembre 2017)
"Archibugi conferma l'eredità morbida e personale da Comencini, sente i ragazzi e li sa flashare nella tenera vacuità ribelle liberamente tratta dal romanzo di Serra. Generazione? Be', siamo tra i figli dell'alta borghesia, vietato 'generazionare'. Bisio ok quando evita la copia di se stesso." (Silvio Danese, 'Nazione-Carlino-Giorno', 23 novembre 2017)
"Piacerà probabilmente ai molti (una bella maggioranza) padri «bamba» che si identificheranno facilmente in Bisio. E a chi riscoprirà Cochi Ponzoni in una simpatica parte di carattere. Ma per il resto è un libro di Michele Serra messo in immagini da Francesca Archibugi. Il che vuol dire due piccoli bluff spesso coccolati oltre il lecito dai radical chic. Il libro è superficialotto, ma non privo di spunti divertenti. Il guaio è che l'Archibugi è negata all'umorismo e i suoi sdraiati nel passaggio dalla pagina scritta allo schermo, s'ammosciano perdono zenzero (forse han recitato in presa diretta il guaio è che non si capisce, un tubo di quello che dicono). Non solo ma la Francesca dimentica per strada troppi personaggi che un mezzo approfondimento lo meriterebbero. A cominciare dalla signora Selva moglie e madre (che incombe ma non entra in scena) in una sorta di «sarchiapone» da complesso di Edipo." (Giorgio Carbone, 'Libero', 23 novembre 2017)