Gli assassini vanno in coppia

ITALIA 1990
Roberto Ventura è un avvocato di successo che conduce una vita tranquilla. Un giorno, per caso, in un bagno turco assiste ad un omicidio e, quando gli esecutori si accorgono della sua presenza, riesce a fuggire. Nessuno però sembra credere al suo racconto: né la moglie, né i suoi familiari e neppure la polizia, dato che non ha trovare il cadavere, nonostante varie ricerche. Roberto intanto vive nel terrore, braccato dai misteriosi assassini che tentano in ogni modo di ucciderlo. Dopo aver cercato inutilmente rifugio in diversi luoghi, trova sicurezza nella villa isolata di Margherita, un suo antico amore. Tra i due scoppia nuovamente la passione e Roberto trova con lei la forza per ribellarsi.
SCHEDA FILM

Regia: Piero Natoli

Attori: Piero Natoli - Roberto Ventura, Paola Pitagora - Margherita, Carlotta Natoli - Margherita da giovane, Luisa Maneri - Prestigiatrice, Massimo Bonetti - Marco, Manuela Gatti - Francesca, Paola Nazzaro - Diana, Franco Interlenghi - Il suocero, Leonardo Treviglio - Tommaso, Claudia Poggiani - Agostina, Nicola Di Pinto - Paolo, Remo Remotti - Assassino anziano, Giovanni Tamberi - Assassino giovane, Carla Fioravanti - Fantasista, Anna Silvia Zippel - Alice

Soggetto: Piero Natoli

Sceneggiatura: Piero Natoli, Francesco Costa, Paola Nazzaro

Fotografia: Carlo Cerchio

Musiche: Carlo Crivelli

Montaggio: Domenico Varone

Scenografia: Paola Nazzaro

Costumi: Paola Nazzaro

Altri titoli:

Donna di marmo

Killers Come in Pairs

Durata: 95

Colore: C

Genere: SENTIMENTALE GIALLO COMMEDIA

Produzione: PIERO NATOLI PER AZIONE CINEMATOGRAFICA

Distribuzione: INDIPENDENTI REGIONALI

CRITICA
"Su uno spunto vagamente hitchcockiano, Piero Natoli imbastisce il suo quarto film. Quello giallo è però appena un pretesto, servito da una sceneggiatura a dir poco scucita e da una disinvoltura francamente comica (o è parodia?) nelle scene d'azione. Fedele al suo piccolo mondo romano, già dipinto con ben altra efficacia in 'Chi c'è c'è', Natoli è decisamente più interessato alla galleria di personaggi che si muove intorno al protagonista (del quale è lui stesso l'interprete). E le prove d'attore, soprattutto femminili, sono l'aspetto più curato e riuscito del film. E' molto divertente Claudia Poggiani nella parte della cognata tagliente, alla Franca Valeri. E' efficace Manuela Gatti come moglie borghese e snervante. Esagera Paola Nazzaro, l'attrice off con amicizie sadomaso, ma è piena di grazia e misura la prestigiatrice Luisa Maneri ed era una bella idea affidare la misteriosa Margherita, che riappare dopo una lunga assenza, alla rediviva Paola Pitagora. Peccato che la luce dorata dei flashback, la musica sempre sopra le righe e una certa autoindulgenza di fondo, tolgano al divertimento sapore e credibilità." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 23 Dicembre 1991)

"La vicenda di tipo più o meno poliziesco, perciò, convince poco, anche perchè manca di veri climi, e gli snodi sentimentali sono di rado plausibili, né giova loro un finale al rallentatore, vagamente simbolico e quasi surreale, che stenta, non solo narrativamente, ma anche come gusto e come stile ad andare d'accordo con quanto lo precede. Restano gli interpreti. Nei panni di Roberto c'è lo stesso Natoli che, come attore, ha già dato e continua a dare buone prove: con piglio sicuro e modi incisi, la donna che lo aiuterà a salvarsi è Paola Pitagora, tornata, dopo anni di silenzio, a proporsi con quella vitalità e quelle solide espressioni che ne avevano fatto anni fa una delle nostre attrici più apprezzate. Fra gli altri, Manuela Gatti, la moglie, Franco Interlenghi, il suocero, Massimo Bonetti, il cognato: una famiglia borghese di sfondo evocata a tratti con accenti giusti." ('Il Tempo', 28 Dicembre 1991)

"Un cinema povero di mezzi ma ricco di vitalità. La formula forse è logora, ma ben si adatta a definire il cinema di Piero Natoli. Attivo già da molti anni prima come documentarista - dopo un apprendistato accanto a Pasolini, Agosti, Bellocchio - e poi come autore, produttore e interprete di tre film nell'arco di una decina d'anni ('Armonica a bocca' del '79, 'Con fusione' dell'80, 'Chi c'è c'è' dell'88), Piero Natoli usa alternare il suo lavoro di regista all'impegno come attore in film altrui: 'Magic Moments' di Odorisio, 'Affetti speciali' di Farina, 'Compagni di scuola' di Carlo Verdone. Adesso, dopo un anno di attesa, presenta il suo quarto film 'Gli assassini vanno in coppia'. Questa volta ha voluto discostarsi da uno stile che gli era molto congeniale: quello della commedia a sfondo generazionale, dove il taglio ironico delle situazioni sentimentali si accompagnava in piena armonia alla scanzonata presenza dello stesso autore in veste di protagonista. (...) Un apprezzamento è comunque giusto che vada alla capacità di Natoli di svolgere il suo compito di responsabile totale del film con la consueta simpatia e con generosità verso gli altri: fare il confronto con i numerosi altri casi di autori-attori-produttori del giovane cinema italiano, di solito molto più accentratori." (Paolo D'Agostini, 'la Repubblica', 9 Gennaio 1992)