Giuliano l'Apostata

ITALIA 1919
Giuliano, la cui famiglia è stata sterminata dall'Imperatore Costanzo, diviene comandante delle legioni romane, conquista le Gallie e viene costretto dall'imperatore a sposare la sorella Eusebia, donna assai pia, nonostante sia innamorato di Elena, moglie di quest'ultimo. Quando il potere di Giuliano cresce sempre più, Costanzo cerca di minarne il consenso presso le legioni ottenendo invece che i soldati si rivoltino proclamando Giuliano imperatore. Nel frattempo, Eusebia fa uccidere Elena da una schiava, ma poi si toglie la vita non sopportando il peso della colpa. Quando anche Costanzo viene a mancare, Giuliano, divenuto imperatore, ripristina la religione pagana suscitando ben presto il malcontento del suo popolo. Durante la campagna di Persia, Giuliano viene ferito a morte da Taiano, il paggio di Elena, e dopo un discorso fatto ai suoi amici sull'immortalità dell'anima, muore dichiarando "Vinciste Galileo" affermando così la definitiva vittoria del Cristianesimo.
SCHEDA FILM

Regia: Ugo Falena

Attori: Guido Graziosi - Giuliano l'Apostata, Ileana Leonidoff - Eusebia, Silvia Malinverni - Elena, Ignazio Mascalchi - Imperatore Costanzo, Marion May - Paggio Taiano, Rina Calabria - Isa, la schiava, Filippo Ricci - Atanasio, Claudio Caparelli - Oribasio, Mila Bernard - Galilea, Eduardo Scarpetta, Lorenzo Benini, Vincenzo D'Amore, Pietro Pezzullo

Soggetto: Ugo Falena, Luigi Mancinelli

Sceneggiatura: Ugo Falena

Fotografia: Tullio Chiarini

Scenografia: Camillo Innocenti, Duilio Cambellotti

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: poema sinfonico in 4 visioni di Luigi Mancinelli e Ugo Falena

Produzione: BERNINI FILM

Distribuzione: CITO-CINEMA

NOTE
- LUNGHEZZA: 2178 METRI.
CRITICA
"Ugo Falena ha saputo compiere opera di fantasia, senza falsare la storia: interpretandola, anzi, con squisita sensibilità. Ha voluto ricomporre l'immagine del folle eroe, del mistico a rovescio così come balza dalle pagine che ci restano di lui, sottraendola ai troppi fulgori degli apologisti (...). Collocare una tale figura per entro le materiali figurazioni del cinematografo, era opera davvero da far tremare i polsi e le vene. Pure, questo Giuliano è costruzione vitale e vivente quale, per essere chiamata opera d'arte, occorre che siano anche le affannate palpitazioni dello schermo. (...) Quanto allo svolgersi dell'azione, solo questo c'è da dire: forse nella prima e nell'ultima parte pecca per preponderanza di esposizione narrativa più che drammatica, così da assumere carattere alquanto statico e monotono; ma la grandiosità delle varie visioni, (...) la ricchezza intelligente degli addobbi, degli abbigliamenti, (...) costituiscono pregi così grandi e così rari da fare a buon diritto ritenere che questo Giuliano è opera al di sopra di ogni concezione di opportunismo mercantile e al di là, molto al di là, dei comuni procedimenti nell' 'ars minor' del cinematografo." (Angelo Piccioli, in "Apollon", Roma 30 giugno 1920)