Fioravante è un uomo sensibile e solitario che lavora in un negozio di fiori e conduce una vita modesta e senza ambizioni. Murray è un commerciante di libri nervoso e traffichino, attratto dal guadagno facile. I due sono amici per la pelle e, per guadagnare un po' di soldi extra, decidono di mettere su una bizzarra società: grazie alla sua capacità di capire le donne e all'abilità di attirare la loro attenzione pur non essendo un adone, Fioravante vestirà infatti i panni del gigolò col nome d'arte Virgil, mentre Murray - alias Bongo - farà il manager e gli procurerà le clienti. Le prime a beneficiare dei servizi di Virgil/Fioravante sono due avvenenti signore alla ricerca di emozioni forti: la Dottoressa Parker - dermatologa di successo giunta a un bivio nella propria esistenza - e la sua vivace amica Selima. La terza è invece la vedova di un rispettato Rabbino chassidico: Avigal che, rimasta sola con i sei figli e abituata a vivere nel ristretto mondo della sua comunità, sente un disperato bisogno scoprire cose nuove con grande sconforto di Dovi, poliziotto della comunità ortodossa da sempre innamorato di lei, ma che non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi. Così, mentre Murray/Bongo scoprirà che non è poi così facile essere un protettore, Avigal, la Dottoressa Parker e Selima vedranno soddisfatti i loro desideri, Dovi riuscirà ad esprimere i propri sentimenti e Fioravante imparerà a seguire il suo cuore...
SCHEDA FILM
Regia: John Turturro
Attori: John Turturro - Fioravante, Woody Allen - Murray, Vanessa Paradis - Avigal, Liev Schreiber - Dovi, Sharon Stone - Dott.ssa Parker, Sofía Vergara - Selima, Bob Balaban - Sol, M'Barka Ben Taleb - Mimou, Tonya Pinkins - Othella, Aubrey Joseph - Cefus, Dante Hoagland - Coco, Jade Dixon - Cee Cee, Diego Turturro - Shimshon, Eugenia Kuzmina - Olga, Ted Sutherland - Shmuel, Loan Chabanol - Loan, Teddy Bergman - Yossi, Delphina Belle - Rhuki, Russell Posner - Malky, Isaiah Clifton - Cyrus, David Altcheck - Claude
Sceneggiatura: John Turturro
Fotografia: Marco Pontecorvo
Musiche: Abraham Laboriel, Bill Maxwell
Montaggio: Simona Paggi
Scenografia: Lester Cohen
Arredamento: Sheila Bock
Costumi: Donna Zakowska
Durata: 98
Colore: C
Genere: COMMEDIA
Specifiche tecniche: ARRICAM ST, 35 MM
Produzione: ANTIDOTE FILMS
Distribuzione: LUCKY RED (2014)
Data uscita: 2014-04-17
TRAILER
NOTE
- MARCO PONTECORVO È STATO CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2014 PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA.
CRITICA
"Scritto, diretto, interpretato da John Turturro, 'Gigolò per caso', direttore della bella, intensa fotografia Marco Pontecorvo (figlio di Gillo), che accende di colori fiammeggianti le stradine della New York cara a Woody Allen e colma di ombre lucenti gli appartamentini dei suoi personaggi, al montaggio un'altra italiana, Simona Paggi, è un film delicato, romantico, ironico, molto per bene, quel tipo di commedia elegante che può avere come sfondo solo i quartieri creativi e popolari di quella città. Potrebbe benissimo averlo scritto lo stesso Woody Allen, soprattutto il suo personaggio cinico e pasticcione, bonario e calcolatore. Nessun cinegigolò è mai apparso così serenamente asessuato di Turturro, più benefico soccorritore che prostituta, restando indimenticabile ovviamente quello drammatico e dolente di Richard Gere diretto nel 1980 da Paul Schrader. In cinetempi di decantati capolavori porno, pare riposante e intelligente che una storia di sesso mercenario sia così pudica, e cosi intense e pure le sue storie d'amore." (Natalia Aspesi, 'La Repubblica', 14 aprile 2014)
"Il quinto film del molto italo americano Turturro, icona dei Coen e di Spike Lee porta la firma, invisibile nei titoli inequivocabile nell'humour, anche di Woody. Inutile dire che le parti in cui egli è presente sono le più spiritose di una storiella che si regge sull'«understatement» del dialogo e su una tripla satira: dei gigolò stalloni, del sesso superstar e della ortodossia chassidica (come in 'Un'estranea tra noi' di Lumet) che controlla il comune senso del pudore di Brooklyn, presente nel film con la vedova di un rabbino che sarà poi il casus belli di un processo yiddish a porte chiuse e della fine dello sgangherato commercio. O no? Divertente perché il 52enne, casto Turturro è il contrario di un play boy e Allen il contrario di un pappone, quindi vedono la cosa a distanza di parodia grottesca, schizzando tre buffi ritratti femminili: la bentornata giovane Sharon Stone che ha siglato il patto col Diavolo, dermatologa con bisogni non comuni, seguita a ruota dalla spudorata Sofia Vargara e da Vanessa Paradis nel ruolo dell'intransigente religiosa che non stringe mani. Woody è come e più di sempre un omino sperduto a New York in cerca di difesa, stavolta anche dal ceppo severo dell'ebraismo, figurato da Lev Schreiber, chiaro bersaglio del poco osservante attore che ritrova la leggerezza di alcune sue commedie aggiungendo un tocco da favola urbana. Poiché il regista, che sarà nel prossimo Moretti, ama l'Italia e le sue musiche (come dimostrò in 'Passion') la colonna sonora è ricca di un repertorio folk e da rotonde sul mare." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 17 aprile 2014)
"Azzardata l'idea alla base del nuovo film sceneggiato e diretto (quinta regia) dall'attore John Turturro: chissà come gli è venuto in mente di impersonare - lui che di certo non possiede il fascino felpato del memorabile 'American Gigolo' Richard Gere - una figura di amante prezzolato? Sia pur 'Gigolo per caso', sia pur 'Fading (sfiorito) Gigolo' come sottolinea il titolo originale? E non finisce qui. Pensare a Woody Allen per un ruolo di pappone è di per sé lunare, ma ancor più lunare è che il grande cineasta, notoriamente restio a recitare in pellicole altrui, abbia accettato la proposta, arrivata a quanto si dice su mediazione di un barbiere in comune. In ogni modo, considerato il risultato, Woody ha fatto ben a concedere fiducia al collega: il personaggio che si è costruito addosso, collaborando senza firmarlo al copione, è uno dei suoi migliori; e forma coppia ben assortita con lo schivo protagonista che Turturro, in omaggio alle sue origini, ha ritagliato nel registro di un'italianità accattivante e mai banale. (...) Ambientata in una Brooklyn senza tempo e multietnica - Murray vive con una famigliola nera - e punteggiata di una colonna sonora jazz in puro stile Allen, 'Gigolo per caso' è una deliziosa piccola commedia, impregnata di garbato umorismo e soffusa di gentilezza d'animo." (Alessandra Levantesi Kezich, 'La Stampa', 17 aprile 2014)
"È senz'altro di parte (maschile) dichiararlo, ma l'ottima e abbondante presenza di due attrici ad alta caratura sexy come Sharon Stone e Sofia Vergara già predispone al meglio. Aggiungendo, in chiave più professionale, che il versatile John Turturro sceneggia, dirige e interpreta e Woody Allen, benché ormai davvero vecchierello, toma a incarnare l'ineffabile personaggio idiosincratico e auto-sarcastico delle origini, se ne deduce subito come 'Gigolò per caso' ('Fading Gigolo') sia una commedia di classe e, nei limiti del suo minimalistico impianto narrativo, piacevole, rilassante e divertente. Magari fa una certa impressone ascoltare la nuova voce italiana (Leo Gullotta) dell'antieroe generazionale di riferimento, ma quello che conta è che le battute si susseguano fluidamente e la colonna sonora faccia da armonico contrappunto come un tempo. Ritornando a Sharon e Sofia, in effetti, lo spunto architettato da Turturro (pare) su resoconto autobiografico del suo barbiere, è essenzialmente quello di un uomo non bello, non ricco e non sfacciato che nell'odierna New York City (fotografata dal figlio di Gillo Pontecorvo, il valente Marco, nello stile cool e disinvolto del compianto Saul Leiter) si ritrova a essere pagato profumatamente per fare sesso con le suddette magnifiche signore di Park Avenue. Ed è proprio vero, insomma, che Allen è messo in condizione di rifare al meglio se stesso interpretando il logorroico Murray, libraio ebreo tradito dalla crisi del settore e dall'inaridimento consumistico che decide d'approfittare delle voglie libertine della sua dermatologa. (...) Non accade molto di più in questa sorta di album di schizzi newyorkesi, quasi un bouquet, appunto, floreale basato sull'understatement di ritmo e caratteri che grazie a Dio non si prende troppo sul serio e si affida, come abbiamo premesso, soprattutto ai dialoghi che restano il territorio d'elezione del genietto di Manhattan." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 17 aprile 2014)
"Un film buffo ma anche divertente. E' buffo perché il tema è la prostituzione maschile e il prostituto non è il Richard Gere ventenne di 'American Gigolò', ma il maturo John Turturro che, oltre a recitare in quella parte, se l'è scritta e se l'è portata sullo schermo anche come regista. E buffo è anche che, a gestire quella prostituzione, ci sia addirittura Woody Allen pronto, con il suo personaggio, a dividere gli incassi come un 'pappone qualsiasi'. Però, appunto, con molto divertimento. (...) Lodi senza riserve per la recitazione di entrambi: Woody Allen, tornato alla comica ironia dei suoi esordi, caustico e furbo, senza più l'amaro in bocca dei suoi film più recenti, Turturro, composto e privilegiando i mezzi toni, anche quando si innamora. Davvero un duetto impagabile." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo - Roma', 17 aprile 2014)
"In molti passaggi, a cominciare dall'inizio, 'Gigolò per caso' potrebbe sembrare un film di Woody Allen, e speriamo che John Turturro lo prenda come un complimento: lo è. Non sono molti i film in cui Woody recita al servizio di altri registi, ma questo è uno dei migliori, forse «il» migliore dai tempi di 'Il prestanome' (Martin Ritt, 1976) e di 'Provaci ancora Sam' (Herbert Ross, 1972, per altro tratto da un suo testo teatrale). È verosimile che Turturro non abbia molto «diretto» Woody Allen, che imposta il personaggio di Murray ricorrendo a tutti i (sacrosanti) trucchi del mestiere: ma è anche vero, lo dicono tutti e l'hanno confermato a iosa gli italiani impegnati in 'To Rome with Love', che lo stesso Allen lascia grande libertà agli attori; ed è quindi lecito immaginare che il set di 'Gigolo per caso' sia stato una scampagnata fra amici, con i due divi impegnati a sostenersi a vicenda e il direttore della fotografia Marco Pontecorvo, italiano (figlio di Gillo) e grande amico di Turturro, alle prese con l'unico assillo di tenere tutti nell'inquadratura. Per altro, aprendo una parentesi «tecnica», il lavoro di Pontecorvo è notevole, crea delle atmosfere tra il cupo e il fiabesco e sparge citazioni colte qua e là (per alcuni interni, ha detto, si sono ispirati alla pittura di Morandi). Lui e Turturro si sono conosciuti sul set di 'La tregua', di Francesco Rosi, e lavoreranno assieme anche nel prossimo film da regista di Marco. Un altro tema sotterraneo di 'Gigolò per caso' potrebbe essere l'orgoglio etnico, il senso di appartenenza, e in particolare il grande amore che Turturro nutre per le proprie radici italiane. (...) Turturro è al quinto film da regista e la cosa interessante è che sono tutti film diversissimi l'uno dall'altro. 'Mac' (l'esordio del 1992) era una commedia d'ambientazione operaia, 'Illuminata' un bizzarro mélo non del tutto riuscito, 'Romance & Cigarettes' un musical-rock spassoso, 'Passione' un documentario sulla musica napoletana. 'Gigolò per caso' è per certi versi il suo primo film classico, una sorta di prova generale per dimostrare a Hollywood di poter essere anche un regista mainstream. Del resto, anche come attore Turturro alterna film di cassetta come 'Transformers' o il cartoon 'Cars' prove molto più personali e di nicchia. È normale che un attore/autore usi il primo mestiere per finanziare il secondo, e in fondo l'appeal commerciale di 'Gigolò per caso' non va sopravvalutato, perché non dovremmo mai dimenticare che Woody Allen, in America, tira solo a New York e nelle grandi città, e che per gli standard hollywoodiani Sharon Stone è una ex diva. Inoltre, se il film è dichiaratamente una commedia sofisticata volutamente «alleniana» (Woody ha dato numerosi consigli in fase di sceneggiatura), è anche vero che Turturro mantiene un tono dolente e fiabesco al tempo stesso che potrebbe rivelarsi, col tempo, la sua vera cifra. Comunque un film divertente, con tratti di originalità. Da vedere." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 17 aprile 2014)
"(...) assomiglia a una jam session dove due strumenti si alternano, potrebbero essere un clarino e un contrabbasso che compiono assoli di qualità: il clarino per il limpido tono delle battute di Woody Allen (oltre che suo strumento prediletto), sempre all'erta nel gioco metropolitano, il contrabbasso per il tono di voce di Turturro. I suoi silenzi, le pause, gli sguardi (e ci viene in mente un esempio lampante, l'uso dello strumento dominante, il fraseggio di Charlie Mingus in contrappunto con la frenetica batteria di Dannie Richmond). Come il basso colpisce il plesso solare così Turturro rende eccitante la sua presenza senza fare un movimento di troppo tra le svariate bellezze del cast. (...) Jam Session, improvvisazione: è sicuramente nata cosi l'idea del film, da un «rovesciamento» di senso, da effetti speculari di celebri citazioni cinematografiche che potessero già da sole creare l'effetto commedia sexy come 'American Gigolò' o 'Basic Instinct' (...). Woody Allen scala i toni più alti del cinismo tra giochi di parole e situazioni di difficile controllo, battute a raffica secondo il suo stile: Murray è sempre circondato da troppa gente, la famiglia numerosissima, la comunità ebraica del quartiere che lo marca stretto, i ragazzi delle partite di baseball. (...) Murray si muove come fuggendo sul pentagramma delle note del clarinetto. Si alternano note di malinconica solitudine, ma anche senza arrivare agli strazianti assoli di tromba di Chet Baker, mai neanche tentati perché fuori da questo quadretto di sopravvivenza metropolitana, il film si mantiene su toni decisamente meno gravi così che quando la tensione si allenta sia ben chiaro che di gioco si tratta, e che il gioco ha termine." (Silvana Silvestri, 'Il Manifesto', 17 aprile 2014)
"Di donne, e della loro sconfinata voglia di tenerezza a cui si aggiunge un proverbiale quanto inconsolabile stato di perenne solitudine, (...) si parla parecchio nella nuova fatica di John, che al suo fianco ha voluto tre icone cinematografiche a simboleggiare altrettante diverse femminilità: la dermatologa frustrata ma intimamente passionale Sharon Stone, la focosa 'dominatrix' latina Sofia Vergara e la dolce vedova Vanessa Paradis, appartenente a una comunità chassidica e dunque costretta dentro rigide regole. (...) Lineare e senza ambire al capolavoro, 'Gigolò per caso' s'inserisce nel genere commedia 'deliziosa, garbata ma ironica' di cui l'idea e il riuscitissimo ensamble di interpreti potevano lasciar intravedere già sul copione. Se Woody Allen 'fa' Woody Allen scodellando battute indimenticabili, la vera sorpresa è la francese in versione 'Brooklyn jewish' Vanessa Paradis, perfettamente capace di restituire la tensione interiore del suo personaggio. Innamorato dell'antenata Penisola, e tuttora impegnato sul set di 'Mia madre' per la regia di Nanni Moretti, Turturro ha voluto che 'Gigolò per caso' fosse anche un film italiano. Due maestranze di rilievo spiccano infatti nell'elenco della troupe: Marco Pontecorvo ad illuminare la direzione della fotografia ('è Marco il gigolò a cui ci siamo ispirati...') e Simona Paggi a confezionare un magnifico montaggio. Entrambi avevano lavorato con Turturro nel suo precedente e folgorante 'Passione': squadra che vince non si cambia." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 17 aprile 2014)
"Piacerà come un Woody Allen di buona annata. Anche se Woody qui è presente solo come attore e ha più volte spergiurato di non aver operato invasioni di campo, di non aver minimamente influito nella regia di Turturro. Balle. Per fortuna, balle, perché Turturro nelle precedenti regie non ci aveva affatto incantato, mentre qui dimostra un tocco per la «romantic comedy» che non può non far pensare a tante precedenti «romantic» di Allen (quindi delle due l'una, o Woody ha marcato stretto Turturro, oppure prima di metter mano al «gigolò» s'è passato a memoria quarant'anni di cinema di Allen). Alleniani, certo sono gli autunni-inverni della Grande Mela. Alleniano, sicuramente è il contrasto tra l'educazione ebraica e l'aspirazione a una vita diversa. Che in una delle sue opere migliori 'Crimini e misfatti' si risolveva in un elogio della trasgressione, del delitto, in sfregio alle regole di comportamento dei padri. Qui la trasgressione è quella dei sentimenti. La felicità per Aigal e Fioravante è raggiungibile solo se si scrolleranno di dosso i regolamenti settari. E anche per Murray. Per lui l'amore in prima persona è ormai cosa del passato (ma non ancora per Woody, a quanto pare). Gli resta quello per interposta persona, far da cupido a Aigal e Fioravante. Ma anche per quello si può essere colpevolizzati. La scena più bella? Quella dove Woody è «processato» (forse non l'ha diretta lui, ma a noi piace pensare così)." (Giorgio Carbone, 'Libero', 17 aprile 2014)
"Commedia fine, tra ebraismo e erotismo, con battute strepitose e tanta malinconica solitudine." (Maurizio Acerbi, 'Il Giornale', 17 aprile 2014)
"Woody mimetizzato in John Turturro. Che firma sceneggiatura, regia e ruolo protagonista, ma ingaggiando l'anziano nevrotico di Manhattan come coprotagonista gli concede una firma crittata per invasione di campo in partita (quasi) vincente. Equivoci sentimentali e rabbini punitivi, buone battute, amore e sesso, maschile e femminile, natura e cultura, middle class e piccola borghesia al cospetto dell'irriducibile ortodossia ebraica, ecco forse in quest'ultima dicotomia c'è un buon esito del matrimonio tra i due cineasti, che allargano un po' in là le peripezie di celebri strane coppie (Lemmon- Matthau). (...) Divertente." (Silvio Danese, 'Nazione - Carlino - Giorno', 18 aprile 2014)