Numero Uno in Italia, dove riempie gli stadi coi suoi "fans", il cantante milanese Geppo, detto "il folle", vuol partire ora alla conquista dell'America: là vive, infatti, la sola persona che, nel mestiere, possa stargli alla pari: Barbra Streisand. Per poter incontrarla e cantare con lei, pero', egli ha bisogno d'imparare l'inglese. Si iscrive, perciò, alla scuola di Jennifer, detta Gilda. A differenza delle sue allieve, capaci persino di svenire ogni volta che Geppo entra in aula, Gilda sembra insensibile al suo fascino. Ma è solo apparenza e quando, durante una serata ad Asiago, egli sfugge a tre giovinastri che vorrebbero fargli la pelle, Gilda si getta finalmente tra le sue braccia. Non per questo però, Geppo rinuncia al suo viaggio in America.
SCHEDA FILM
Regia: Adriano Celentano
Attori: Adriano Celentano - Geppo, Claudia Mori - Gilda, Marco Columbro - Discjocker, Raf Di Sipio - Vecchio Raf, Ernesto Giunti - Autista, Lory Del Santo, Gino Santercole, Miky Del Prete, Felice Andreasi, Daniele Demma, Rodolfo Magnaghi, Iris De Santis, Dante Sarzo, Sergio Castellini, Pietro Brambilla, Luciano Bonanni, Diego Baudini, Danilo Baudini, Luana Barbieri, Daniela Piperno, Fabio Confente, Marina Arcangeli
Soggetto: Adriano Celentano
Sceneggiatura: Adriano Celentano
Fotografia: Alfio Contini
Musiche: Anthony Rutheford, Adriano Celentano
Montaggio: Adriano Celentano
Durata: 118
Colore: C
Genere: MUSICALE COMMEDIA
Specifiche tecniche: VISTAVISION
Produzione: CLAN CELENTANO
Distribuzione: CIDIF CAD
CRITICA
"Ma che ti va a cambiare quel diavolo d'un Celentano? Ha speso tre miliardi (forse di più) per mettere assieme questo film che non sà nè di me nè di te, un po' commedia e un po' farsa, un po' "musical" e un po' circo equestre ma, di fatto, son bolle di sapone che escono sullo schermo, tonde e colorate e che subito fanno "plaff" e si dissolvono nel niente. Corre buono l'arguto proverbio milanese, che Celentano essendo milanese dovrebbe conoscere bene: "Offellèe fa el to mestèe" cioè se sei cantante fai il cantante e non l'attore e il regista. E invece il nostro insiste e dopo "Yuppi Du" ci ritenta, non senza una certa dose di presunzione e di megalomania, dietro e davanti la macchina da presa. Il risultato, nonostante il cospicuo capitale impiegato, è di stampo lussuosamente cineamatoriale (...). Cose grosse son dette dal molleggiato Celentano senza che risultino minimamente credibili sullo schermo. Come regista poi deambula da "Privilege" di Watkins a "Tommy" di Russel, arriva perfino alla "Febbre dell'oro", oltre a quella del sabato sera. Celentano dopotutto ci è simpatico. E' un giocatore, unillusionista, un "gambler": perché ci costringe a dir male di lui?" (Franco Colombo da "L'Eco di Bergamo")