Francesco ha 18anni e sta per finire la scuola. È un ragazzo intelligente e ironico, ma la sua intelligenza e ironia si esprimono al meglio nel mondo dei videogame, in cui si rifugia per sfuggire alla realtà, che trova noiosa, limitata e pericolosamente imprevedibile. Le ore passate chiuso in camera sua al computer preoccupano i suoi genitori, che lo trascinano periodicamente da diversi psico-specialisti. Il desiderio di Francesco di approdare su una sua personale Isola che non c'è, dove tutto quello che ha sempre sognato sia possibile, si sta però trasformando in realtà. Dopo anni di lavoro è infatti riuscito a creare una speciale apparecchiatura che permette a chi la usa di entrare nel mondo virtuale, dove le obsolete leggi della fisica e della società sono superate, un universo di videogiochi, ovvero la GL (Game Life) come la chiama lui. Nella GL i paesaggi sono un mix degli scenari di tutti i video game mai creati: le cascate di Far City, le lune lontane di Halo, e i castelli di Oblivion. In questo mondo tutto è possibile, e Francesco ne è il deus ex machina. Finalmente ha davanti a sé un mondo in cui si sente libero. Il 22enne Giovanni, invece, è ancora alle superiori, bloccato dall'idea di dover fare delle scelte: l'università o il lavoro, uscire di casa o restarci ancora. Sua madre lo tiene sotto controllo con Ritalin, Prozac e tutto quello che trova sul mercato, nel tentativo di aiutarlo. Ha provato con la terapia dei 12 passi, e l'ha fatto stendere sul lettino di ogni terapista della città, ma senza successo. Perché nessuno riesce ad "aggiustarle" il ragazzino? continua a chiedersi. Francesco e Giovanni si incontrano per la prima volta nella clinica dove i genitori di entrambi li hanno scaricati dopo aver tentato con ogni possibile cura. I due fanno presto amicizia. Francesco svela la sua invenzione a Giovanni: ha lui la terapia perfetta per risolvere i loro problemi: la Game Therapy, ovvero l'ingresso nella realtà virtuale, arena in cui sconfiggere le loro difficoltà. Peccato che la parola risolvere abbia per i due amici un significato "leggermente" diverso.
SCHEDA FILM
Regia: Ryan Travis
Attori: Favij - Francesco, Federico Clapis - Giovanni, Elisa Piazza - Danika, Leonardo Decarli - Federico, Zoda - Gianfilippo, Riccardo Cicogna - Holden Latter, Elisabetta Torlasco - Allegra, Jennifer Mischiati - Lana, Monica Faggiani - Paola, Vittorio Apicella - Alfonso, Lorenza Pisano - Celina, Krizza Picci - Fiona, Linus
Soggetto: Dov Mamann - idea, Luca Casadei, Marco Cohen, Federico Clapis
Sceneggiatura: Adam Lawson, Giacomo Berdini, Marco Cohen
Fotografia: Michael Ozier
Musiche: Pivio , Aldo De Scalzi
Montaggio: Tommaso Gallone
Scenografia: Paolo Sansoni
Costumi: Chiara Maria Massa
Effetti: Gaia Bussolati, Stefano Leoni, EDI - Effetti Digitali Italiani
Suono: Roberto Mozzarelli
Durata: 97
Colore: C
Genere: AZIONE FANTASY
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: MARCO COHEN, FABRIZIO DONVITO, BENEDETTO HABIB, THOMAS BENSKI, DOV MAMANN PER INDIANA PRODUCTION, WEBSTAR CHANNEL E PULSE FILMS
Distribuzione: KEY FILMS
Data uscita: 2015-10-22
TRAILER
NOTE
- EVENTO SPECIALE ALLA XIII EDIZIONE DELLA SEZIONE AUTONOMA E PARALLELA 'ALICE NELLA CITTÀ' (FESTA DEL CINEMA DI ROMA, 2015).
- CANDIDATO AI DAVID DI DONATELO 2016 PER I MIGLIORI EFFETTI DIGITALI.
CRITICA
"Slang tecno-giovanile tradotto dall'americano in milanese e lessico miserrimo colpiscono come una mazzata. E fanno la personalità del fenomeno annunciato. (...) Al centro del progetto un gruppetto di veri e popolarissimi youtubers (il più vecchio nato nell'87 il più giovane nel '96). Malgrado un finale che si vuole inquietante la morale, difficile dire se più banale o patetica, è che le fughe non servono." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 22 ottobre 2015)
"«Game Therapy» è un film che più che mai spiazza gli spettatori adulti e li pone davanti a un mondo che li esclude e un linguaggio che non è il loro. Un lavoro che vorrebbe essere confezionato come un film indipendente americano (il regista è Ryan Travis) ma finisce nella sciatteria dei peggiori italiani, magari con l'ambizione di partecipare alla «rinascita»» del nostro cinema di genere ora di moda tra «Suburra» e «Lo chiamavano Jeeg Robot». L'idea di partenza sarebbe interessante: portare sul grande schermo alcuni tra i più famosi giovanissimi youtuber nostrani e farli cimentare con una storia tra realtà e virtuale. (...) Lo spunto iniziale si perde subito in una sceneggiatura che è un colabrodo, dialoghi improbabili, personaggi poco definiti, interpreti inadeguati (che il regista sia anglofono non aiuta certo nel debutto attoriale) e idee letteralmente saccheggiate da altri film, da «Matrix» a «Nirvana» ad «Avatar», per citarne solo alcuni. La parte realistica della storia dovrebbe essere funzionale a quella dentro i videogiochi, ma risulta alla fine preponderante e contribuisce ad affossare un'opera che manca di ritmo e non avvince né diverte. Gli aspetti sociologici restano in superficie, quando meriterebbero ben altro approccio. Si prendesse meno sul serio, «Game Therapy» porterebbe a essere guardato con più indulgenza. Resta la curiosità di conoscere che ne pensino i coetanei dei protagonisti." (Nicola Falcinella, 'L'Eco di Bergamo', 27 ottobre 2015)