Fuoco!

ITALIA 1968
In un paese, durante una processione, la statua della Madonna viene colpita e distrutta da ripetuti colpi di arma da fuoco. Mentre la gente fugge, intervengono le forze dell'ordine che circondano la casa da dove sono partiti gli spari. In una abitazione di poche stanze c'è il colpevole, Mario, che vive con la moglie e la piccola figlia, atterrita dalle detonazioni, mentre in un angolo giace il corpo inanimato di una persona. Mario passa le sue ore caricando le sue armi, o scrutando dalle finestre i movimenti della polizia e scaricando ogni tanto qualche colpo sulla piazza. Le continue e ripetute esortazioni di un carabiniere del paese sembrano non avere effetto sul giovane, che dà l'impressione di voler resistere a lungo. Alle prime luci della mattina però Mario si decide e, dopo aver ucciso la moglie, affida la bambina ai carabinieri e si arrende.
SCHEDA FILM

Regia: Gian Vittorio Baldi

Attori: Giorgio Maulini - Il carabiniere, Mario Bagnato - Mario, Lidia Biondi - Moglie di Mario

Soggetto: Gian Vittorio Baldi

Sceneggiatura: Gian Vittorio Baldi

Fotografia: Ugo Piccone

Musiche: Franco Potenza

Montaggio: Cleofe Conversi

Scenografia: Ciccio Antonacci

Durata: 87

Colore: B/N

Genere: DRAMMATICO

Specifiche tecniche: 35 MM

Produzione: GIAN VITTORIO BALDI PER IDI CIN.CA

Distribuzione: I.N.D.I.E.F.

NOTE
- NON RISULTA ISCRITTO AL P.R.C.

- PRESENTATO ALLA 29. MOSTRA DI VENEZIA (1968).

- PRESENTATA ALLA 65. MOSTRA DI VENEZIA (2008) NELLA RETROSPETTIVA "QUESTI FANTASMI: CINEMA ITALIANO RITROVATO (1946-1975)" LA VERSIONE RESTAURATA DALLA CINETECA DI BOLOGNA.
CRITICA
"Un tentativo di rendere cinematograficamente una cruda situazione drammatica priva però di una sua giustificazione morale o sociale che qualche raro momento suggestivo non riesce a rendere plausibile." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 67, 1969)

"Baldi è riuscito a ricostruire la vicenda secondo i canoni del 'cinema verità' per cui sembra di assistere ad un film 'di attualità'. E' riuscito a far sentire l'angoscia, l'ossessione della situazione senza aver bisogno di grandi effetti. (...) Anche la fotografia in bianco e nero rispecchia una verità documentaria." (Franco Cauli,
"Gazzetta di Mantova", 5 settembre 1968).

"Una macchina narrativa implacabile che letteralmente registra la metamorfosi di una disintegrazione indocile: le sue '12 ore di gloria' che si aprono con una liberatoria fucilata contro la statua della Vergine in processione (scena 'blasfema' che deve avere causato la sicura messa all'indice del film dalle sale parrocchiali e affiliate). La lotta dura senza paura di questo individualista selvatico e mai più addomesticabile, nonostante l'intervento mediatorio dei carabinieri del paese, tutti suoi amici, con il collezionare atti sanguinari, come l'assassinio della giovane moglie e della suocera, qualche ferimento qua e là prima della resa e della consegna alle forze dell'ordine di se stesso e della figlioletta, sulla cui sorte è interamente giocato il suspense finale, ma anche il contenuto profondo, occulto, metaforico del film". (Roberto Silvestri, 'Il manifesto', 31 agosto 2008)