Nel 2022, condannata all'ergastolo per aver ucciso un superiore durante una parata, il capitano dei marines John Robbins viene trasferito dal direttore del supercarcere Leviticus nell'isola tropicale di Absolom, destinazione finale per detenuti irrecuperabili. Catturato dagli esterni, una cozzaglia di semibarbari sanguinari, ed inimicatosi il loro capo, Marek, trova rifugio presso il villaggio fortificato degli Interni, un gruppo di coloni guidati da un ex chirurgo, detto il Padre, che ha dato alla comunità un ordinamento civile: qui, tra gli altri, il nero Hawkins si occupa della sicurezza; Stephano, il robivecchi, baratta tutto ciò che l'oceano trasporta a riva; Killian distilla un intruglio micidiale e benzina per le macchine della colonia; King, che ostenta un crocefisso al collo, è un grasso ed untuoso cuoco; Dysart, un inventore di talento sta progettando un imbarcazione. Un satellite controlla l'isola e comunica al direttore i movimenti e le periodiche battaglie delle due comunità, e impedisce qualsiasi tentativo di evasione verso la terra ferma, distante 200 miglia. Mentre Casey, un giovane ex sequestratore, è attirato dalla sicurezza di Robbins e cerca di fare amicizia, Marek, accortosi dell'inclinarsi della disciplina e della fiducia in lui delle truppe decide di annientare il villaggio e lo assalta la notte di Natale. Ferito da Marek, il Padre viene salvato da Robbins, che ritorna al campo di Marek per trafugare lo spinterogeno che manca al motore di un'imbarcazione progettata da Dysart. Ma Casey lo segue: i due vengono catturati e Robbins costretto ad uccidere il giovane. Un infiltrato lo fa fuggire, ed al ritorno trova il Padre ammalato di cancro. Il direttore decide di lasciar sterminare il villaggio da Marek che ha riunito le tribù degli Esterni, ma queste trovano il luogo deserto. Robbins lancia un missile dalla torre, e gli Interni piombano sui nemici, e Marek soccombe. Il calore dei razzi insospettisce il direttore che, distrutta l'imbarcazione di Dysart, decide di giungere con una squadra di elicotteri. ma gli Interni scoprono che King è un traditore, e lo costringono a far atterrare l'elicottero dove Robbins e i pochi altri se ne impadroniscono, lasciando il direttore con King in balia degli Esterni. Robbins parte col diario del Padre, deciso a raccontare al mondo la verità su di sé e sull'isola.
SCHEDA FILM
Regia: Martin Campbell
Attori: Stuart Wilson - Marek, Kevin Dillon - Casey, Ian McNeice - King, Kevin J. O'Connor - Stephano, Ernie Hudson - Hawkins, Lance Henriksen - "Il Padre", Jack Shepherd - Dysart, Don Henderson - Killian, Ray Liotta - John Robbins
Sceneggiatura: Michael Gaylin, Joel Gross
Fotografia: Phil Méheux
Musiche: Graeme Revell
Montaggio: Terry Rawlings
Scenografia: Allan Cameron
Altri titoli:
LA PRIGIONE DEL FUTURO
Durata: 106
Colore: C
Genere: AVVENTURA AZIONE FANTASY
Specifiche tecniche: SCOPE
Tratto da: TRATTO DAL ROMANZO "THE PENAL COLONY" DI RICHARD HERLEY
Produzione: GALE ANNE HURD
Distribuzione: COLUMBIA TRISTAR FILM ITALIA (1994) - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO
CRITICA
"Regista di 'Legge criminale', un noir compatto che vinse il Mystfest 1989, Martin Campbell governa con ammirevole maestria il suo film, tutto calato dentro le regole e gli stereotipi del genere avventuroso anche se aggiornato con le efferatezze del moderno cinema di azione violenta. Due o tre smagliature, ricucite col fil bianco, non tolgono smalto alle molte virtù: ritmo serrato, continue sorprese, paesaggi bellissimi colti da una cinepresa sempre in movimento, personaggi credibili, giusto dosaggio di azione e introspezione. 'Fuga da Absolom' non racconta nulla di nuovo ma lo fa con una felicità rara di affabulazione." (Morando Morandini, 'Il Giorno', 30 Agosto 1994)
"Così, dopo un prologo di geometrica crudeltà, il film comincia con uno scenario fantascientifico, sospeso tra l'incubo orwelliano e la ricostruzione high-tec, in un carcere che si chiama significativamente Leviticus per saltare poi a capofitto in uno scenario selvaggio e barbarico di un'isola dove vengono abbandonati i più irriducibili tra i prigionieri. E quindi anche un ex militare, geneticamente insofferente dell'autorità, che cerca di evitare i ricatti della coscienza con una fiducia illimitata nella propria determinazione a fuggire. Ma anche qui il film non concede troppo al genere apocalittico o a un rambismo di maniera: la macchina da presa si muove troppo in fretta per cedere al compiacimento estetizzante tra costumi e scenografie che reinventano un mondo post-moderno e neoprimitivo. E la sceneggiatura cambia continuamente registro, dall'avventura al conte philosophique, citando Kubrick e Mad Max, ma mettendo in mostra un minimalismo degli effetti speciali che non soffoca mai l'apologo libertario sul destino dell'umanità e il piacere dell'avventura sulle ali della fantasia. Elettrizzante." (Paolo Mereghetti, 'Sette', 15 Settembre 1994)